
Autore: Donato Di Poce
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: I Quaderni del Bardo edizioni
Genere: Poesia
Pagine: 103
In un volume pregiato, Donato Di Poce ci racconta di Antonin Artaud e lo fa attraverso dei versi spinosi, amari, crudeli. Per Artaud la crudeltà non era sinonimo di sadismo, ma di catarsi, di discesa negli abissi della propria coscienza, là dove tutto si genera. Artaud è stato un folle, ossia, un vero artista che ha cercato linguaggi nuovi, che ha disossato la parola e l’ha resa spirito penetrante e generatore.
Artaud è un viaggio nell’oltre-uomo, in quella dimensione in cui cielo e terra, corpo e anima si fondono e tutto appare nitido, perché sono gli occhi della mente che guidano il poeta. È l’intuizione che sintetizza oggetto e soggetto. È grazie alla morte della causalità che Tutto appare nella sua forma pura e incorruttibile.
È per questi motivi che Artaud è stato considerato pazzo?
La sua colpa è stata quella di oltrepassare sé stesso?
Fantasticare sulla propria morte/è l’unico modo per sentirsi vivi
Così Di Poce ci introduce alla visione totalizzante dell’arte di Artaud, il quale si faceva portavoce di un’anarchica polisemia, che non aveva il compito di saziare la sua espressività, ma di liberare parole e simboli da ogni struttura. Se fosse stato il contrario avremmo avuto di fronte un egocentrico manierista. Artaud invece ha risolto così la contraddizione, in lui non vi è dialettica, ma dialogo creativo.
Tante volte sono stato la proiezione di Dio/l’esilio alieno degli alienati/il forno crematorio dell’Essere.
Anche in questi versi, Di Poce riesce a descrivere bene l’atto catartico di Artaud, ossia, quell’abbandonarsi allo spirito che è consequenziale all’accettazione di una realtà che non può essere modificata. Artaud non prova a rispondere al perché delle cose, bensì, accetta, anche se non condivide, il fenomeno che concorre costantemente alla formazione della realtà. Artaud sa bene che non può intervenire sulla materialità del Mondo, ma può Essere parte del Tutto attraverso l’anima.
Il poeta è quindi colui che attraverso l’anima si cala nell’abisso. Solo nell’abisso, che non è un baratro, ma solo un luogo da conoscere, si può trovare la parola creatrice che faccia dell’uomo un essere portatore di luce.