
Autore: Simone Innocenti
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Voland
Genere: Romanzo
Pagine: 146
Prezzo: 15 €
Ci sono libri che non possono essere letti con leggerezza, perché necessitano di una conoscenza aprioristica della materia letteraria. Anche quando l’incedere è scorrevole, bisogna saper attraversare il testo, far appello al proprio bagaglio. È questo il caso di Vani d’ombra, romanzo capace di sbalordire per la sua architettura.
Fin dalle prime pagine capiamo bene in cosa ci stiamo imbattendo, ossia, nella storia di un individuo disturbato, schizofrenico, che lotta contro se stesso, contro il mostro che è in lui. Un mostro generato da un trauma che sa accarezzarlo, amarlo e tradirlo.
Tutto ha inizio in un tranquillo paese di provincia, laddove la natura incontaminata e un’esistenza genuina e ricca di valori dovrebbe garantire l’eterna tranquillità dello spirito, ma non è ciò che capita a Michele Maestri, protagonista e narratore del suo dramma. Anzi, è proprio l’entroterra il luogo della perversione e del male gratuito e creativo, che alleva uomini apparentemente aderenti alle regole sociali.
Innocenti crea un personaggio che nel suo raccontarsi si sposta tra un lui e io, da un narratore onnisciente a uno in prima persona, ma che mai si delineano nettamente, tant’è che una sola cosa ci appare chiara fin dal primo momento: siamo in presenza di un folle che chiede pietà a se stesso, ma che non cerca redenzione in questo mondo.
Il vano d’ombra in cui si è rifugiato, non è altro che un non luogo di una terra che esiste solo nella sua mente. Da una stanzetta, Michele Maestri vede, annusa, parla, ma tutto ciò che vede, che respira, che pronuncia, non può essere compreso del tutto se non attraverso la sospensione del giudizio. Nonostante tutto, Michele Maestri è fuggito dalla provincia, ha girato intorno al mondo, ha fatto esperienze, ma è come se fosse rimasto sempre nel suo paesino. Il suo trauma lo ha perseguitato.
Una domanda, quindi, sorge spontanea: l’uomo è davvero condannato a essere libero?
Mentre leggevo, mi sono venuti in mente autori come Thomas Bernhard e José Saramago, sia per lo stile usato da Innocenti, che fa largo uso del verso infinito; sia per quel modo di delineare con razionalità l’assurdo.
Un libro da leggere con molta attenzione. Consigliato a chi cerca davvero qualcosa di innovativo.