TITOLANDO di Roberta Criscio

Sulle CIME TEMPESTOSE dei monti gelidi e ventosi dove svettava la loro casa, quattro PICCOLE DONNE discorrevano amabilmente nel loro giardino, all’ombra di un grosso abete, aspettando che le ultime luci del giorno si spegnessero per fare largo all’oscurità della notte. Era diventata una loro consuetudine, oramai, riunirsi tutte insieme a parlare di ciò che stava loro maggiormente a cuore. Quasi sempre, si trattava di problemi d’amore. Tutte loro si ritrovavano spesso invischiate in situazioni insidiose: cercavano l’uomo perfetto, ma finivano quasi sempre con l’innamorarsi di quello sbagliato. Del resto, si sa, RAGIONE E SENTIMENTO non vanno quasi mai d’accordo, e anche loro, come sarà capitato a tantissime altre giovani donne, soffrivano per le proprie fallimentari vicissitudini. O almeno tre di esse.

«Di cosa ti lamenti, tu, Anna? Hai un marito dolce e amorevole. Sei stata fortunata».

«È vero. Solo che a volte sono così felice da esserne terrorizzata. Ho il timore che tutto questo possa svanire da un giorno all’altro. SE MORISSE MIO MARITO, non vivrei più. La mia felicità è strettamente legata a lui. Ci pensate?». Le tre sorelle si guardarono, rattristate. Era una sensazione comune quella di essere costantemente in ansia per il futuro.

«Sai quando si può essere davvero sereni?» sbottò Loretta. «Quando si ha già una prole numerosa. Se è vero che la felicità dipende in larga misura dalle persone a cui teniamo, allora sarebbe bene circondarsi di quanti più affetti possibile. Come ha fatto Elisa, la figlia dei vicini. So che ha avuto un altro bambino. A che quota sarà arrivata?»

«È già IL QUINTO FIGLIO» rispose Clara.

Il sole già da un pezzo si era eclissato, e le stelle cominciavano a decorare il vasto cielo sotto lo sguardo attento della luna.

«Figli!» disse a un tratto Agata, la più concreta delle sorelle, rompendo il silenzio. «Non riusciamo neanche a trovare un uomo, noi tre, figurarsi se dobbiamo pensare a mettere al mondo dei figli. Sapete qual è il nostro problema? Corriamo dietro alle persone sbagliate. Basta. Dobbiamo invertire la rotta. Smettiamola di cercare IL CAVALIERE INESISTENTE». Così dicendo si alzò stizzita ed entrò in casa, seguita da Anna e Loretta.

Clara, la più sognatrice, rimase seduta sull’erba umida, con il naso in su, a osservare il cielo.

«In fondo,» disse fra sé e sé, «noi siamo proprio COME STELLE CADENTI. Sembriamo inamovibili, forti e decise, ma poi basta poco a farci crollare. Un pensiero triste, una storia d’amore conclusasi male, il terrore per l’avvenire. All’apparenza, forti, brillanti e dinamiche. In realtà, fragili e timorose come petali di una rosa».

Immersa fra i suoi pensieri, continuando a guardare il cielo, si distese per terra e rimase ad ascoltare il canto del vento e ad assaporare L’ODORE DELLA NOTTE.

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