Il tema del Salone del Libro 2016 è la “Visione” e quale migliore personaggio potrebbe essere interpellato a proposito di questo argomento se non Roberto Cingolani, Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova? L’IIT è un istituto scientifico giovane nato da pochi anni che sta conquistando una visibilità sempre maggiore sia in Italia che nel resto del mondo soprattutto grazie alle finalità che possiedono le ricerche che vengono sostenute al suo interno. L’attività dell’IIT, infatti, non si basa su ricerche “fine a se stesse” o proiettate al “solo” articolo accademico bensì si pongono l’obiettivo di porre le basi per la società che verrà, non quella dei nostri figli ma quella dei figli dei nostri figli! Una visione temporale molto lunga che ha l’imperativo di porre al centro l’uomo e l’ambiente in cui vivrà. Cingolani definisce questo approccio scientifico come “umanocentrico” e ribadisce più volte che è responsabilità di ogni scienziato operare al fine di migliorare le modalità in cui viviamo nel rispetto più assoluto di quella macchina geniale e così perfetta che è la Natura! Ed è proprio dai meccanismi che governano la Natura che la tecnologia dovrebbe prendere spunto per la costruzione di architetture che l’uomo potrebbe facilmente sfruttare. Un esempio concreto sono i nanofarmaci (o anticorpi artificiali), composti di dimensioni piccolissime (per dare un’idea concreta stiamo parlando di composti di un milionesimo di millimetro!) che sono in grado di colpire selettivamente solo le cellule malate del nostro organismo. Una tecnologia che trova una strepitosa applicazione nella lotta ai tumori e, grazie alla quale, non si ricorrerebbe più a tecniche invasive ad ampio raggio come la chemioterapia o radioterapia che sono accompagnate, molto spesso, da conseguenze drammatiche sul paziente. Un’altra sfida tecnologica è quella di creare piante e animali robotici, i cosiddetti plantoidi e animaloidi. I primi, caratterizzati da radici artificiali che sono in grado di penetrare nei terreni e ricercare l’umidità necessaria per la crescita della pianta, potrebbero avere significative applicazioni nel mondo dell’agricoltura e nella progettazione di strumenti spaziali oppure potrebbero essere utilizzati come strumenti che permettono di penetrare selettivamente nelle sezioni del cervello umano da monitorare/curare garantendo la riuscita di interventi complessi di chirurgia. I secondi, invece, potrebbero essere utilizzati laddove l’uomo e/o gli strumenti a due o a quattro ruote di cui disponiamo attualmente non possono arrivare, come ad esempio nelle centrali nucleari in caso di esplosioni del nucleo (es. Fukushima, Cernobyl…) o di bonifica del nucleo stesso. La freccia evolutiva che Cingolani offre al pubblico sfocia nel primo prototipo di umano artificiale, o umanoide, che è in grado di comunicare con la realtà attraverso un complesso sistema di algoritmi matematici e di prendere decisioni in base agli stimoli che percepisce. Secondo Cingolani gli umanoidi dovrebbero essere considerati come “macchine sociali” da utilizzare come supporto e non come sostituzione dell’uomo. La creazione di prototipi con una propria intelligenza artificiale è una sfida avvincente che garantirebbe la generazione di protesi che permettono al paziente che le indossa di recuperare funzioni biomeccaniche e motorie precluse da un’amputazione.
Sicuramente una Scienza di questo tipo porta inevitabilmente a discussioni di carattere etico-morale ma se queste invenzioni venissero utilizzate secondo le giuste modalità e secondo i fini per i quali sono state ideate potrebbero garantire all’uomo una vita sicuramente migliore.