Data di pubbl.: 2024
Pagine: 120
Prezzo: € 16,00
Amanda Cesari, ribattezzata dalle sorelle Solani, editrici della rivista Hello People per la quale scrive, Amanda Caesar, è un’affermata giornalista con un sogno: intervistare Ruth Handler, la signora americana che ha inventato la bambola Barbie. Amanda ricorda ancora la sua prima Barbie, ricevuta in dono dal padre di ritorno da Los Angeles nell’estate del 1963, lo stupore per quella piccola donna perfetta, elegante e sorridente come se nulla al mondo potesse sconfiggere la sua determinazione. Non a caso:
“…il motto di Barbie “You can be anything – Puoi essere tutto” avrebbe dato coraggio a milioni di bambine e di ragazze che, sulla scia dei suoi successi nel mondo fatato delle bambole, avrebbero visto in Barbie una vera e propria mentore.” (pag. 10) Perché Barbie, prima di essere una bambola, è un fenomeno sociale che negli anni provocherà polemiche, saggi, affossamenti e rivisitazioni per la gioia e il tormento delle sue estimatrici.
Ormai quarantenne, Amanda vuole coronare il suo sogno. E visto che sembra impossibile fissare un appuntamento dall’Italia per un’intervista con l’ultra ottantenne signora Handler, decide di volare a Los Angeles e sfidare il destino. Ospitata nella splendida villa di Malibù dallo zio Bud, un cugino di sua mamma, viene aiutata nel compito di presentarsi alla Handler dalla giovane Rudy, una vicina di casa di costui, terza moglie di Malcolm Bogdanovic, un caro amico dello zio Bud. Rudy e Barbara, figlia di Ruth, vanno dallo stesso, costosissimo parrucchiere di Sunset Boulevard e sono amiche. Amanda riuscirà a incontrare Ruth, infine, e a intervistarla. Sarà un meraviglioso racconto quello che ascolterà dall’anziana signora, un racconto lungo una notte intera e poi ancora un pomeriggio in uno dei migliori alberghi di Los Angeles. Il racconto di un matrimonio, quello con Elliot, durato sessant’anni, fatto non solo di un amore profondo, ma di una straordinaria capacità di sostenersi a vicenda nelle scelte della vita. Di una società creata insieme, la Mattel, produttrice di giocattoli e infine della famosa Barbie. Di una sfida nella quale nessuno, neppure suo marito Elliot, credeva: creare una bambola che non insegnasse alle bambine a fare le mamme, ma che le spingesse a diventare donne indipendenti, con una professione, eleganti e sicure di sé. A Natale del 1959 – Barbie aveva debuttato alla Fiera del giocattolo di New York a marzo di quell’anno con il titolo di teen age fashion model e con poco successo da parte dei compratori – le richieste furono di 350mila esemplari. In più, la ricerca del materiale plastico giusto per costruirla, unita al tumore al seno che aveva colpito una Ruth poco più che cinquantenne e causato l’asportazione di entrambe le mammelle, la spinse a far costruire delle protesi morbide contro quelle rigide usate fino a quel momento.
“Dovevo plasmare la plastica per realizzare quello che ancora non c’era, un seno di gomma, che fosse il più simile a quello naturale, piacevole al tatto e da indossare senza provare fastidio.” (pag. 84)
Simona Capodanno, con un garbo e un’abilità davvero speciali, narra la storia di una rivoluzione nel mondo dei giochi e della pubblicità che continua ancora oggi, del coraggio e dello spirito imprenditoriale di una donna straordinaria che solo a ottantaquattro anni, davanti alla morte per un tumore al colon, ha dovuto arrendersi.