Ho deciso di intitolare “Prendi tre, paghi uno” questo articolo, perché è successa davvero questa cosa, a Tempo di Libri.
Ho partecipato ad una doppia presentazione, ad una pacifica contrapposizione mare-montagna, ascoltando Mauro Corona e Luigi Maieron, autori di “Quasi niente”, pubblicato da Chiarelettere, e ascoltando Fabio Genovesi autore di “Chi manda le onde”, pubblicato da Mondadori.
Il mio obiettivo principale era riascoltare, salutare e magari anche chiacchierare per l’ennesima volta con il compaesano Mauro Corona, quando in realtà ne ho raggiunti felicemente tre, uno meglio dell’altro: Mauro mi ha confermato una serie di cose (1), ho conosciuto un ulteriore compaesano friulano quale è Maieron ed apprezzato parole e musica che ha regalato agli ospiti dell’incontro (2), ed ho conosciuto Fabio Genovesi di cui avevo sentito molto parlare, ma di cui non avevo onestamente mai letto nulla (3). Insomma un trio ottimamente composto, moderato dalla brava e simpatica Cinzia Poli, tre persone che hanno condiviso con i tantissimi presenti, la personale semplicità di ciascuno, e la semplicità della vita vera presente nei loro scritti.
Pensando a quanto contiene “Quasi niente”, Mauro è partito alla grande, denunciando uno dei mali che oggi affliggono molte persone, tantissime: “Siamo eroinomani di oggetti” ci ha ammonito l’autore, malati di possesso, di false ricchezze, che non ci riempiono veramente, non danno soddisfazione piena a noi stessi. Tanto che poi, esaurita la prima fase di eccitazione per essere stato il primo ad avere la tal cosa, colui che ne possiede di più, colui che ha tutta la serie di non si sa che cosa, tutto svanisce in un attimo, sostituito da un nuovo falso obiettivo, falso desiderio, inutile oggetto. Riempiti di niente, rimaniamo vuoti di tutto.
E poco dopo Fabio Genovesi, stupenda persona, traboccante umiltà, si è perfettamente agganciata a quanto detto da Mauro Corona, a testimonianza che la loro amicizia è piuttosto solida, come le rocce di Erto e le profondità del mare della Versilia. Fabio ha dato una definizione chiara e allo stesso tempo agghiacciante, dell’economia moderna: “più c’è ricchezza, più c’è solitudine”. Ricchezza dovrebbe voler dire benessere, e benessere dovrebbe voler dire serenità, assenza di problemi, o comunque un livello tale di difficoltà da non destare troppa ansia, dato appunto il benessere generale. E invece: non è difficile dire che viviamo in una situazione che per molti è esattamente opposta.
Forte dei Marmi ci ha raccontato Fabio che lì abita, è piena di soldi ma senza persone. La gente è scappata dal caos, dal nulla. “Io sono nato al mare” ha ribadito Fabio, e non posso più andare al mare, non c’è più un pezzo di spiaggia libera.
E allora, in questo simpatico match letterario, dopo un piacevolissimo intermezzo musicale di Maieron e della sua chitarra friulana, Mauro Corona ci ha raccontato un po’ del contenuto del loro libro “Quasi niente” e del perché è nato, partendo proprio dalle considerazioni ultime di Fabio. Mare o montagna non cambia nulla rispetto a ciò di cui stiamo discutendo. Ricchezza e solitudine, pienezza e vuoto interiori, esprimono le stesse valenze indipendentemente dal luogo ove si manifestano, e con i loro scritti Mauro e Luigi non vogliono assolutamente dire che prima si stava meglio o peggio, nulla di tutto questo. In “Quasi niente” ci fanno conoscere però degli indiscutibili maestri di vita, persone che altrimenti rimarrebbero sconosciute non ai più ma a chiunque, e che invece hanno tramandato importanti insegnamenti di vita, gente dalla filosofia spicciola, dai messaggi fatti talvolta di rapidi sguardi e piccoli gesti, ma che seminavano concetti tuttora validi se non indispensabili. Scrivere, ha detto ancora Mauro, è testimoniare, lottare contro l’oblio che uccide i più deboli.
E concludo quindi con una sorta di pareggio, messo a segno da Fabio Genovesi con una considerazione finale in linea con la semplicità di un sano rapporto familiare, quello con sua madre. “Mia mamma ha studiato poco, ma è stata genialmente brava ad educarmi” ha testimoniato Fabio.
Non ha detto quasi niente, ma ha detto una cosa di un valore grandissimo, e ha saputo inoltre riagganciarsi all’esordio di Mauro, all’inizio di questo incontro bellissimo, al tema dell’odierna mania di possesso degli oggetti .
“Per cambiare la vita non devi metterci qualcosa di nuovo, ma qualcosa di bello”.
Buone letture, e grazie a Mauro, Fabio e Luigi.
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