
Autore: Sabas Martin
Data di pubbl.: 2011
Casa Editrice: Infinito edizioni
Genere: Narrativa
Traduttore: Chiara Vitalone
Pagine: 255
Prezzo: 14
Pleamar: alta marea. Pleamar, una storia in un’isola antica, Isla Nacaria, con improbabili personaggi. Un pescatore e la sua sposa: lui, Melchor, dotato di un membro virile oltre misura; lei, Isabel, una donna docile, innamorata, e la loro vita tranquilla, esistenza priva di sussulti, senza figli; Manasés, uno straniero collezionista di creature e strani oggetti custoditi in una Stanza dei Prodigi – poi esposti per condividerne con gli altri la loro visione – e la sua assistente, Niobe, una giovane sordomuta; ancora un medico, Don Roque, che si dedica alla caccia di uccelli canterini; infine, un professore che va decifrando i manoscritti dello straniero in attesa di un’annunciata Grande Eclissi. E tra le righe della vita di questi personaggi si dipana una storia legata dai sogni di una mummia “guanche”, Guayanfanta, figura mitologica di un’indomita guerriera che nacque libera e non volle morire schiava. Non conobbe mai l’amore, ma solo la violenza e i segni che lasciano dietro di sé il dolore e la morte. Nelle sue vene scorreva sangue di una figlia sorta dal sonno dei vulcani e dal rumore del mare. Guayanfanta ora riposa in una grotta cimiteriale.
Si alternano in quest’opera capitoli che narrano di umani fatti ad altri di vicende mitologiche. Così Pleamar diventa per certi aspetti un romanzo corale e in questa coralità spiccano le storie di Melchor ed Isabel, di Manasés e Niobe e di Don Roque. La narrazione in realtà è il racconto di una vita vissuta nella quasi completa normalità di questi personaggi non proprio normali. L’autore condisce il tutto con un linguaggio di grande musicalità, avvalendosi spesso del tempo imperfetto che, proprio perché utilizzato nelle forme letterarie dei secoli passati, ha l’intento di far scorrere lentamente le immagini davanti agli occhi del lettore. E ancora vengono utilizzati altri accorgimenti letterari: l’anagramma (Nacaria – Canaria) e la figura a specchio (Cruzsanta – Santacruz) per trascendere la realtà dal mito e dal simbolo. Le contrapposizioni oltre che dialettiche si trovano anche nel contenuto: l’impulso sessuale contrapposto alla morte, il presente ed il passato storico, il reale ed il meraviglioso, la tradizione con i suoi usi e costumi e il progresso, il volgare ed il bello. Ma mai volgare nel contenuto si fa la lettura. La poesia e la leggenda si fondono grazie alla scrittura, alla musicalità e incatenano il lettore alle pagine di questa strana storia.
E non potrebbe essere più vera e rappresentativa di tutta la narrazione la frase che dice “le parole devono succhiare il latte della poesia, (…) riempiendosi della sua intangibilità e del suo ineffabile mistero, devono crescere dalla musica segreta convocata dai suoi echi e dalle sue ambigue evocazioni. E questa musica approfondisce e spaventa, confonde e commuove e apre porte sconosciute ai sensi, alle emozioni, alla ragione” (pag. 121), perché Pleamar è la lettura delle parole che succhiano il latte della poesia e la loro musica che apre le porte alle emozioni, tante e le più disparate. E questo è ciò che il lettore desidera e Pleamar gli offre.
Il libro, opera dello scrittore e giornalista Sabas Martin, originario di Santa Cruz de Tenerife, è stato realizzato con il contributo del Programa Septenio del Governo delle Isole Canarie. L’autore, che ha già pubblicato in Spagna una trentina di volumi, racconta con passione tradizioni, cultura e mitologia del proprio Paese.