Il Nobel per la letteratura va quest’anno al francese Patrick Modiano, scrittore e sceneggiatore di origine italiane che si aggiudica il premio italiane «per aver svelato la vita reale durante l’Occupazione». Figlio di ebrei, il padre collaborò con il regime nazista.
Scelto tra 210 scrittori, tra cui 36 debuttanti, il vincitore è stato annunciato alle 13.00 a Stoccolma. La motivazione dell’Accademia Reale è la seguente: : «Per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e svelato la vita reale durante l’Occupazione».
Modiano dedica parte della sua narrativa alla ricostruzione della figura paterna che da ebreo si ritrovò a collaborare coi nazisti durante il regime di Vichy. In “Pedigree” si toglie la maschera: «Sono nato il 30 luglio 1945 a Boulogne-Billaincourt, allée Marguerite 11, da un ebreo e da una fiamminga che si erano conosciuti a Parigi durante l’Occupazione». I genitori sono colpevoli: il padre implicato in affari sporchi legati al mercato nero e una madre attrice di second’ordine; non seppero occuparsi di Patrick e suo fratello Rudy: i fratelli Modiano, infatti, sono stati spostati di pensionato in pensionato, sempre più soli fino al trauma della morte di Rudy a soli 10 anni che ha fatto si che lo scrittore si allontanasse totalmente da quella situazione familiare tanto da ricordarla come “un brutto sogno”.
Patrick Modiano vince nel 1978 il Goncourt con «Rue des boutiques obscures», tuttavia ci sono altre opere degne di nota: «Dora Bruder» con cui vince il premio Bottari Lattes Grinzane Cavour sezione La Quercia nel 2012, «Un pedigree», «Nel caffè della gioventù perduta», «L’orizzonte».
Gabriella Bosco su Tuttolibri afferma: «Se si dovesse dare una definizione del “modianesco” si dovrebbe parlare di un fraseggio secco, molto spezzato, quasi impersonale, ma trascinante nella sua asciuttezza, applicato a vicende minuziosamente scannerizzate, il cui palcoscenico è per lo più la Parigi degli anni dell’Occupazione, ricostruzioni quasi maniacali nella loro precisione di fatti che però, sorprendentemente, nel loro insieme restano lacunosi, aperti, incompiuti nella scrittura».