Autore: Matilde Serao
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Studio Garamond
Genere: letteratura italiana
Pagine: 315
Prezzo: 14,50 €
Mors tua è un romanzo che ha quasi novant’anni e che rischiava di andare perduto per sempre. Parla della guerra e delle sue atrocità, contiene un forte messaggio pacifista e ci fa capire in quale contesto sociale nacque il fascismo.
Studio Garamond recupera quest’opera di Matilde Serao, nata nel 1856 e morta a Napoli nel 1927. Nel 1892 fondò il quotidiano Il Mattino. Fu la prima donna in assoluto nel panorama italiano che riuscì a tagliare questo traguardo. La sua scrittura venne apprezzata da Benedetto Croce e Giosuè Carducci.
In quest’ultima opera, la Serao dà ampio spazio al pacifismo e va nel profondo della società italiana degli anni venti. Mors tua è la storia di una generazione che trovò nella Prima Guerra Mondiale il proprio riscatto.
Eccoci al cospetto di giovani patrioti senza bandiera, che si sentono invincibili cavalieri di una nazione che merita il suo posto d’onore in Europa. Il nemico è l’austriaco. È lui l’usurpatore e annientandolo tutti i problemi della penisola saranno risolti.
Ma la guerra non è un gioco e l’eroismo cede il posto ai rimorsi di coscienza.
Tanti gli esaltati, tanti sono coloro che si sentono solo delle pedine in mano ai poteri forti. Ed è proprio attraverso la voce dei “superstiti” che la Serao fa passare il suo messaggio di pace e di libertà.
Ecco allora le madri che hanno paura di perdere i propri figli in una guerra stupida; don Lanfranchi che privilegia il messaggio del Dio dell’Amore e non del Signore degli Eserciti. Ecco i padri che non vogliono abbandonare la propria famiglia perché si sentono travolti in una disputa senza senso, che trasforma gli uomini in bestie mandate al macello.
Mors tua è anche un cinico motto che circola tra i soldati al fronte, infatti, si può sopravvivere solo uccidendo il nemico. Troviamo quindi immagini commoventi come il soldato italiano che si prende cura di un prigioniero austriaco… di un uomo che ha famiglia come me… ripete il commilitone al suo superiore mentre il nemico avanza.
La Serao non inventò nulla. Fu cronista di quell’epoca e attraverso una scrittura aulica, ma essenziale, scrisse un romanzo scomodo. Negli anni in cui quest’opera venne composta, il regime Fascista era nel suo pieno vigore. La Serao fu una donna coraggiosa, ma non dobbiamo dimenticare che fu soprattutto una vera giornalista.
La Serao amava la verità e bisognerebbe leggere la sua vita per capire un po’ da dove proveniva l’audacia della sua scrittura. La morte improvvisa nel 1927 fa calare il sipario su una personalità scomoda per il regime e proprio il Fascismo non ebbe nessun interesse nel far rimanere in vita la sua figura.