Autore: Wolfram Fleischhauer
Casa Editrice: Longanesi
Pagine: 420
Prezzo: 19,60
Mai l’incipit di un libro fu meno rivelatore.
Il romanzo di Fleischhauer parte di fatti come niente più che un sciocco intruglio tra un harmony e un poliziesco di serie b, ma non bisogna lasciarsi ingannare dai primi capitoli, perché in breve il lettore si trova, suo malgrado, catapultato in una storia dal fascino totalmente magnetico che è riuscita a far innamorare anche una come me, che con il ballo non ha mai voluto averci a che fare.
Ballo, poi, non è che un termine molto molto generico con cui definire l’atmosfera e l’ambito in cui si muovono i due protagonisti di questa storia a tinte scure, a tratti estremamente romantica e sensuale e a tratti cruda quanto un magistrale thriller. Cosa potrebbe esserci, infatti, di più diverso del passionale tango argentino e della controllata e misurata danza classica?
Giulietta è una ballerina della Staatsoper di Berlino. Bella come il sole e determinata a sfondare nel difficile mondo del balletto. Il suo incontro con Damiàn, el Loco, tanguero argentino in tournée in Germania, è folgorante. Il loro amore appena sbocciato è totale e coinvolgente, ma, come in ogni buon romanzo, destinato ad un’esistenza difficile.
I due innamorati, infatti, nemmeno immaginano nemmeno i misteri che entrambe le loro famiglie nascondono nelle pieghe di una storia che ormai da tutti è data per morta e sepolta.
Tra cospirazioni della Germania post nazista e milongas nel cuore di Buenos Aires, si passa dalla ricca e rassicurante cornice dei teatri berlinesi a quella ben più calda e oscura di un’Argentina ancora ferita dalla tragedia dei desaparecidos.
La storia d’amore di Giulietta e Damiàn è narrata, a mio parere, in modo magistrale, senza lasciare al caso nemmeno un dettaglio e riportando alla mente del lettore avvenimenti storici che troppe volte si tende a dimenticare.
La forza della danza trapela da ogni pagina, entrando nella carne di chi legge come una meravigliosa malattia e mettendo addosso una voglia incredibile di imparare a ballare il tango, danza antica quanto la terra eppure ancora oggi profondamente incompresa.
“I suoi movimenti, di cui lei si era subito innamorata, adesso erano parte di lei. L’andatura felina, la delicatezza piena d’insidie dei suoi giri, i suoi cambi di velocità che sembravano cercare qualcosa, cervellotici, disperati. Tutto quello le sarebbe rimasto. E di quello non doveva vergognarsi lì, in quel teatro, davanti a duemila persone che probabilmente vedevano le sue lacrime mentre disegnava sulle tavole le figure di quell’amore impossibile. Figure che avevano tutte il suo nome, anche se lì nessuno avrebbe potuto leggerlo. Sarebbe stato il suo addio, il suo tango per Damiàn.”