
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 155
Prezzo: € 15,50
Terrarossa edizioni oggi pubblica la migliore narrativa italiana. Giovanni Turi ogni volta dimostra di avere fiuto perché gli autori che sceglie di pubblicare aggiungono un valore allo stato dell’arte del romanzo italiano.
Così è anche per Lettere minuscole, il romanzo d’esordio di Ilaria Grando. Volume numero ventiquattro della collana Sperimentali.
Un romanzo scritto con l’inchiostro che sanguina e la stessa autrice ci dice che è stata mossa dall’urgenza di raccontare un momento buio, una discesa negli abissi del malessere, del dolore, del disagio.
Ilaria Grando dà la parola a una prima persona femminile, si inventa una straordinaria e convincente narrazione per frammenti perché la ritiene la chiave giusta per raccontare la coscienza di un’esperienza del dolore.
La scrittura è sempre tagliente, è rigorosamente analitica, il risultato è una letteratura – schianto che fa male senza chiedere scusa.
«Nell’impossibilità di scegliere attivamente la vita, scelgo attivamente la scrittura. Sono questo. Una fila di lettere minuscole battute a macchina. Seduta per terra gambe a penzoloni sul canale, tiro il vestito lungo in pizzo bianco e aggiusto il computer sulle ginocchia. L’acqua è alta, le onde del canale della Giudecca, veloci. Devo stare all’erta. Scrivere a riva è pericoloso, scrivere è pericoloso».
Questo è il punto di vista della giovane donna protagonista che viaggia nella mente e per frammenti racconta il suo mondo interiore che si frantuma, affida all’urgenza della scrittura che sanguina l’analisi del malessere che si porta dentro.
«Dicevi che la scrittura è risolvere problemi – problemi grandi, problemi piccoli. La frase è fissata sul quaderno. La fiuto come una traccia alla ricerca di un indizio, che prefiguri la nostra unione e anticipi la tua fuga. Se la scrittura è risolvere problemi mi chiedo cosa stiamo facendo noi qui ora davanti alle nostre tastiere».
La protagonista di queste pagine nel suo monologo vuole mettere un punto, vuole sentire quello che ha scritto e guarda la parola inchiodarsi sulla pagina.
È una donna crocifissa, vuole mettere un punto e quello che scrive non ha scampo, perché lei non ha scampo.
Lettere minuscole è un romanzo di frammenti che parla di dolore. Il dolore di una giovane donna che non si arrende al suo dolore e vede nella scrittura il tavolo sui cui sbattere le parole, e da esse lasciarsi travolgere. Parole che contengono lettere minuscole che continuano a uscire bisbigliate dalla penna e dal suo inchiostro che sulla pagina scorre assumendo la fluidità del sangue.
La scrittura di Ilaria Grando è un graffio che scortica le parole, è feroce e mai allineata, incide la carne, sanguina sempre.
«Mi hanno detto che per scrivere delle cose bisogna starci dentro.
Non ricordo chi è stato, ricordo solo di averlo appuntato su un quaderno e di aver pensato che, se era davvero così, allora non avrei scritto».
Lettere minuscole è un romanzo potente sull’esperienza del dolore, sulle possibilità della scrittura, ma è soprattutto la storia di una donna che cerca una via di fuga dalla trappola della sua mente e in ogni frammento del suo racconto cade con le parole e si abbandona a un flusso di coscienza, lasciando che il testo nasca da un’improvvisazione in cui l’unico scopo è rimanere in vita.