Autore: Ranaldi Marco
Casa Editrice: Stampa Alternativa
Genere: Musica, Saggi
Pagine: 276
Prezzo: 18
Quando Lelio Luttazzi se ne andò per sempre, la notte dell’8 luglio 2010, nella sua Trieste, i giornali uscirono con titoli più o meno uguali, che descrivevano l’eclettico uomo di spettacolo come “maestro”, “signore”, “re” e “padre” dello swing italiano. Ma la vita di Lelio Luttazzi si era in parte già spenta il 22 maggio 1970, quando fu arrestato insieme a Walter Chiari con l’accusa ingiusta di detenzione e spaccio di stupefacenti, in seguito ad un’intercettazione telefonica che lo catapultò in un incubo che gli costò ventuno giorni di prigione concreta e il resto della vita di prigione a cielo aperto. Perché dopo quella vicenda il Maestro Luttazzi non fu più lo stesso, qualcosa in lui si era spento per sempre: fu così che scelse di sparire dalla scena, rifugiandosi a Ceri con la moglie Rossana e abbandonando l’esilio soltanto per qualche intervista e alcune sporadiche apparizioni televisive, l’ultima delle quali fu al Festival di Sanremo nel 2009 al fianco di Arisa, con cui duettò in “Sincerità”.
Proprio pochi giorni fa, il 30 ottobre, il Festival Internazionale del Film di Roma lo ha omaggiato con la proiezione del film inedito “L’illazione”, scritto, diretto e interpretato dallo stesso Luttazzi: e sul fronte della letteratura, “Lelio Luttazzi. Lo swing nell’anima” di Marco Rinaldi, corposo saggio edito da Stampa Alternativa per la collana Grande sconcerto, tenta di restituire al pubblico la grandezza del musicista triestino percorrendo tutto il suo percorso umano e soprattutto artistico, incrociando inevitabilmente la storia dello spettacolo italiano di gran parte del secolo scorso: perchè Lelio Luttazzi aggiunse qualcosa di importante alla storia del cinema, della musica, della televisione, della radio, del teatro. Ovunque andava, in sostanza, lasciva il segno.
Ranaldi ripercorre dunque la vita del musicista partendo dal primo vagito, con cui saluta il mondo il 27 aprile 1923 a Trieste, “da sempre centro del mondo, ma di un mondo di confine” scrive l’autore; il primo incontro con il pianoforte avviene a Prosecco, dove Luttazzi si trasferì con la madre dopo la morte prematura di suo padre, attraverso le lezioni di Don Krizman, parroco del paese: sei mesi di lezioni, le uniche della sua vita, abbandonate per la poca pazienza e le bacchettate dell’insegnante, in favore di un apprendimento da autodidatta che lo portò a suonare con musicisti di fama mondiale come Louis Armstrong, da sempre suo mito. Ogni capitolo affronta una delle tante facce di Luttazzi, da quella di direttore d’orchestra per il teatro di rivista alla veste di autore e conduttore di programmi radiofonici, uno dei quali, “Hit parade”, è rimasto l’emblema di Luttazzi, lanciando un nuovo modello di trasmissione che da lì in poi ha dato vita a svariati tentativi di emulazione, e che ancora oggi è appuntamento fisso di qualsiasi radio. Ranaldi racconta anche del Luttazzi conduttore televisivo, al fianco di Mina, Mike Bongiorno, Corrado, e del Luttazzi attore per Michelangelo Antonioni, dipingendo così un affresco ampio e dettagliato di una delle figure più importanti dello spettacolo italiano del secolo scorso. “Lo swing nell’anima” è un vero e proprio trattato saggistico, ma la lettura è scorrevole, grazie anche al corredo di fotografie che ritraggono Luttazzi in vari momenti della sua vita: davvero pregevole è l’apparato di appendici, che raccoglie una ventina di interviste ad amici, collaboratori ed “eredi artistici” del Maestro (tra i quali Enrico Vaime, Maurizio Costanzo, Fiorello e Pupi Avati), alcuni estratti della rubrica “Risponde…” del “Radiocorriere-TV” cui Luttazzi partecipò dal 1965 al 1966, la sua discografia, comprensiva di brani incisi e brani scritti per altri interpreti, brani per la pubblicità e brani scritti per il teatro, e la sua filmografia.
La citazione
“Ogni mattina mi dicevo: oggi è il giorno buono, oggi capiscono che non c’entro, oggi mi mettono fuori. Ma niente”.