L’arazzo algerino – Antonio Pagliuso

Titolo: L'arazzo algerino
Autore: Antonio Pagliuso
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Dialoghi
Genere: giallo
Pagine: 96
Prezzo: 13 €

Tra la verità e la bugia può insidiarsi qualcosa che va al di là di ogni ricerca o conferma dell’una o dell’altra, ossia il pregiudizio. Antonio Pagliuso si muove in questo campo, che può tanto restringere l’orizzonte quanto allargarlo a dismisura. E così, tentennando da una parte e dall’altra, senza troppi artifizi letterari, visto che il fatto in sé è sempre incolore e privo d’ogni giudizio formulato aprioristicamente, ci inoltriamo in questo romanzo che non pretende di essere un “giallo”, ma un’allegoria sull’ambiguità della ragione umana.

Il Sud Italia e la sua vita di provincia racchiusi in un paese immaginario: Longadonna. I Lemoine, famiglia di origini francesi da tempo stanziatasi in questo luogo avulso dal resto del mondo. Un commissario turbato, ma anche frustrato, quale Ettore Meli, chiamato a indagare sulla morte della giovanissima Polina, primogenita dei Lemoine, e ragazza su cui sono riposte tante aspettative. Disposti gli elementi principali sulla scacchiera, ecco che pian piano il filo del discorso si dipana sempre di più, perché è proprio questo il gioco che fa Pagliuso, una sorta di viaggio a ritroso per consegnarci tra le mani un gomitolo ben avvolto, in cui il solo indizio in nostro possesso è quel pregiudizio che muove il mondo di Longadonna, così come l’indagine di Meli, in un’unica direzione, verso un finale già pensato e scritto dal destino, abbracciando il più visibile degli errori celato da verità inoppugnabile.

Lo dice stesso l’autore calabrese che uno dei suoi scrittori preferiti è Leonardo Sciascia e, leggendo queste pagine, possiamo dire che è in quella capacità del “maestro siciliano” di mettere in rilievo la contraddizione che sta nella giustizia umana, basata sulla ragione e, nonostante le riforme e l’emancipazione dei concetti, sugli arcaici principi fondativi della legge del taglione, che Pagliuso anima i suoi personaggi. Al di là dell’omicidio di Polina, è la società di Longadonna che ha già emanato il verdetto; è l’opinione comune che trova forza nel pregiudizio e che ha già deciso chi sono i buoni e i cattivi, i puri e gli impuri. Nessuno si salva, neanche un colpo di scena libera da ciò che è stato cucito addosso dalle generazioni passate. Ogni personaggio è fenomeno della sua coazione a ripetere, anche se quell’impulso inconscio non esiste, ma è un ipotetico retaggio elevato dagli altri a essenza dell’individuo.

Pertanto, più che un “giallo”, L’arazzo algerino è un romanzo che indaga sulla potenza del pregiudizio che tutto corrompe, rendendo vana ogni possibilità di redenzione.

Martino Ciano

Classe 1982, vive a Tortora, comune della provincia di Cosenza. Promesso ragioniere, lascia la partita doppia per la letteratura, la poesia, la musica e il giornalismo. Si laurea in Scienze Storiche all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è corrispondente per l’emettente televisiva Rete 3 Digiesse. Nel 2011, l’incontro con Gli amanti dei libri, per cui cura la rubrica Amabili letture. Collabora anche con le riviste letterarie Euterpe, Satisfiction e Zona di Disagio di Nicola Vacca. Ama scrivere racconti, alcuni dei quali sono stati pubblicati su siti e riviste on-line. Tra questi, La logica del difetto è nel catalogo dalla Bla - Bookmark Literary Agency di Paolo Melissi. La sua pagina personale facebook è Dispersioni 82. AMABILI LETTURE: I libri che mi piacciono, i classici che mi hanno formato, il profumo delle parole che mi hanno riempito l’anima. Sono un lettore anarchico, che si sposta da un genere all’altro con il solo obiettivo di saziare le mie curiosità. Voglio condividere con voi le mie impressioni sulle opere che mi hanno reso un divoratore di parole. In questo spazio verrà data voce agli esordienti, agli autori dimenticati, ai poeti, ai sognatori, agli irregolari. La letteratura è arte e scrivere d’arte è il mestiere più bello del mondo.

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