
Autore: Sascha Arango
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Marsilio
Genere: Giallo e thriller
Traduttore: Alessandra Petrelli
Pagine: 248
Prezzo: 17.00
La verità può essere una bugia?
No, per definizione. Ma questo libro vi svelerà il contrario. Perché in fondo la verità è quello a cui tutti credono; e se anche l’artefice stesso di una bugia immensa arriva ad autoconvincersi che sia verità, pur di recitare la sua parte alla perfezione… allora quella è la verità, punto.
Henry Hayden è uno scrittore di fama internazionale, con una moglie stupenda, un’amante, un’esistenza senza macchia in una società apparentemente perfetta, quasi isolata, sulle rive del mare del Nord. Una piccola Pleasantville in apparenza, dove nessuno potrebbe pensare che Hayden sia in realtà “un pericoloso, irriducibile bugiardo con un passato pieno di ombre”. Solo chi gli sta piu’ vicino, solo la moglie riesce, in nuce, a comprenderne la vera natura, ed è solo lei che Hayden probabilmente vorrebbe risparmiare dal suo cinismo spietato.
La fiducia nella bontà dell’uomo è un pregiudizio difficile da sradicare. Non sarebbe piu’ ragionevole credre all’evidenza del male nelle persone?, si domandava Henry mentre imboccava rabbioso il viale di pioppi che portava a casa sua. Nel suo caso personale, per esempio, gli occasionali episodi di bontà, come il salvataggio dell’uomo dopo l’incidente o la soppressione del capriolo nel campo, erano nient’altro che una breve interruzione del male. Lui era un assassino, un bugiardo e un millantatore (p. 132)
E’ strabiliante come Arango dipinga un personaggio che prosegue con una determinazione assoluta e un raziocinio freddo e calcolatore verso tutti i propri obiettivi. Al punto da divertirsi quasi a fingere di aiutare le autorità nelle indagini, richiamando perfino il Volonté di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
In realtà i sospetti su Hayden aumentano, sempre, durante tutto il corso del libro, e ad ogni pagina ci si aspetta che l’amico lo tradirà, il poliziotto capirà, la segretaria troverà un indizio, un imbranato Montecristo venuto da un passato oscuro riuscirà a svelare al mondo la “verità”. Ma come detto, se una persona arriva ad ingannare perfino se stessa, è forse davvero in grado di commettere il delitto perfetto.
Avvincente e ritmato, con una prosa secca, a tratti condita da ironia e sarcasmo, non ha la corposità investigativa e riflessiva del giallo, ma sfugge alle tinte macabre del noir. E’ un thriller nel senso letterale della parola, dove le situazioni e i personaggi si rincorrono senza sosta, e nessuno resta indifferente ad Henry Hayden. Chi ne ottiene tragedie e distruzione, chi ne ottiene dosi di inaspettata, ma non fine a se stessa, bontà.
Solo due “entità” restano, costanti, per tutto il libro, e accompagnano il protagonista nel suo vivere tumultuoso ma per nulla inquieto. Il mare, e una martora. Il primo, boia e giudice, amico e avversario, incarna la totale indifferenza del protagonista verso il mondo. Capace di uccidere, capace di restituire, nella classica accezione scrittoria data alle acque piu’ vaste. La martora, compagna di Hayden in casa, ne rappresenta la coscienza nascosta, che compare fin dal primo atto criminale, e che scava, fastidiosa, incessante, distruggendo tutto dall’interno, fin quando Hayden sembra mostrarsi dubbioso sul da farsi. Ma a differenza di Dorian Gray, l’artista e il suo alter ego vivono nella nostra società, e anche i valori più saldi possono essere sovvertiti in nome dell’egoismo più puro.