4 domande a… Roberta Di Sabatino

“I nostri giovani editori li coccoliamo e soprattutto li aiutiamo a individuare le migliori strategie per emergere nel panorama editoriale”: così Roberta Di Sabatino, responsabile Progetti Speciali del Salone del Libro di Torino, spiega l’attenzione riservata alle realtà editoriali appena nate attraverso l’allestimento e il programma dell’Incubatore all’interno del più importante appuntamento fieristico d’Italia sull’editoria.

Ogni anno nascono molte nuove case editrici. Ci sono requisiti particolari che occorre avere per poter partecipare all’Incubatore, fate una sorta di selezione? C’è un numero massimo di editori che potete accogliere?

Per partecipare all’Incubatore occorre essere una realtà editoriale nata da meno di 24 mesi e non  legata a uno dei 6 grandi gruppi editoriali (De Agostini, Feltrinelli, GeMS, Giunti, Mondadori e RCS). Queste sono le uniche condizioni necessarie per prendere parte all’iniziativa e infatti negli anni sono state accolte realtà e progetti molto eterogenei. Con l’Incubatore, il Salone Internazionale del Libro si propone di accompagnare i novelli editori nella loro prima esperienza fieristica. Per questo non esiste nessun altro vincolo e per questo l’area viene disegnata ad hoc dal nostro ufficio tecnico in base al numero di editori iscritti.

Cosa si aspettano le giovani case editrici dall’esperienza dell’Incubatore e quanto questo può aiutarle a fare il “salto di qualità”?

Per le giovani case editrici l’Incubatore è una grande opportunità: consente di partecipare alla più importante manifestazione italiana dedicata all’editoria e permette di farlo a condizioni molto vantaggiose. Per molti di loro essere presenti con uno stand nell’area “tradizionale” sarebbe uno sforzo economico impossibile da sostenere. Grazie all’incubatore, invece, hanno a disposizione stand preallestiti a prezzi agevolati, convenzioni per il pernottamento in albergo e la possibilità di presentazioni gratuite. D’altro canto, oltre alle pure questioni economiche, crediamo che essere presenti in un’area ben caratterizzata, dedicata alla giovane editoria, offra dei vantaggi di visibilità non indifferenti, sia per l’affluenza di pubblico sia per la possibilità di contatti con i media. Ma non ci limitiamo a dare una possibilità. In primis abbiamo, infatti, messo in atto iniziative specifiche come la striscia business: incontri b2b organizzati con librerie indipendenti, biblioteche, distributori e operatori del settore. Gli editori dell’Incubatore possono ascoltare così consigli preziosi, confrontarsi e capire quali sono gli errori da evitare e le strade da percorrere per sviluppare al meglio il proprio business. Che l’Incubatore sia un buon trampolino di lancio, inoltre, lo dimostrano i fatti: basti pensare a Cooper, protagonista della prima edizione dell’Incubatore (2007), che l’anno scorso ha avuto uno dei suoi titoli tra i 18 candidati al premio Strega. Oppure a La Lepre (che ha partecipato nel 2009) che ha visto un’intera puntata di Voyager dedicata al suo Il ricercatore di emozioni di Marco Cesati Cassin, presente anche quest’anno all’interno del palinsesto della Sala Incubatore.

Anche il mercato editoriale negli ultimi mesi ha accusato qualche contraccolpo a causa della crisi. Alla luce di ciò, quale consiglio vi sentite di dare ai giovani editori?

La bellezza dei giovani editori è la loro intraprendenza, il loro coraggio, la determinazione. L’editore è il Caronte delle storie. Colui che le traghetta da un autore ai lettori. Sua è la strategia e sua la rotta. Questa è la preziosa bellezza e la sentita responsabilità che ogni editore dovrebbe riconoscere al proprio lavoro. Il consiglio che ci sentiamo di dare è però quello di non perdere mai di vista i processi che si innescano nell’intera filiera, perché avere dimestichezza con tutti gli attori del sistema editoriale rappresenta un indiscutibile e fondamentale plus che contraddistingue una casa editrice di successo.

Quali sono secondo voi le tendenze editoriali del momento che un giovane editore non deve tralasciare? E’ lecita una domanda del genere oppure è più giusto che ognuno segua la propria ispirazione per costruire il proprio catalogo?

Crediamo che ogni editore debba seguire la propria inclinazione, ma anche che mai come oggi sia importante avere delle buone strategie distributive e un ufficio stampa molto competente. Sono fondamentali, poi, i contatti con le librerie e le biblioteche. Le librerie indipendenti e le biblioteche sono infatti la roccaforte dei “lettori forti”. Essere in questi luoghi vuol dire avere il miglior bacino d’utenza, quello più attento, quello più curioso.

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