
Autore: Francesco Forestiero
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Rossini editore
Genere: Narrativa
Prezzo: 11 €
Un romanzo è compiuto quando già il suo titolo ci dice tutto. Il primo passo, quindi, Francesco Forestiero ce lo fa fare in questo modo, lasciandoci penetrare nei pensieri di una “mente sbagliata”, che non riesce ad andare oltre ciò che elabora, che costruisce e che pianifica.
In questo caso, la “mente sbagliata” è quella di Claudio che assorbe l’immagine del suo amico, Jacopo, verso cui costruisce un rapporto di odio e amore, di distruzione e contemplazione. Claudio è ciò che Jacopo non riesce a essere. Claudio è imitazione e ricerca esasperata di se stesso. Claudio non è Jacopo e sebbene questo principio valga per tutti, tant’è che, per fortuna, non v’è un uomo identico a un altro uomo, il peggior nemico dell’identità è proprio l’omologazione e il disconoscimento del principio di unicità.
Ed è in questo sottile gioco che si muove il breve romanzo di Francesco Forestiero, che raccontando eventi che vanno dal 1984 al 2019, dall’infanzia all’età adulta, mette in mostra la storia di un dramma sul quale riflettere. Lo scrittore calabrese sa dosare le parole, non spreca, tende all’essenziale. La sua preoccupazione è mostrare, ossia, coinvolgere il lettore in questo fuoco emozionale che Claudio non riesce a spegnere neanche dopo alcuni eventi tragici.
A raccontarci tutto è proprio Claudio, che ha bisogno di spiegare la situazione e di dare in pasto al lettore i suoi ricordi. La sua è un’urgenza dettata dalla necessità di fare “punto e capo”, perché il conto arriva per tutti e nulla è più distruttivo dei rimorsi. Ed è qui un altro punto importante del romanzo: tutto ha il sapore di una lunga confessione che il protagonista fa a se stesso, perché solo “ponendosi in dialogo” con la propria coscienza si accetta il tempo che passa e non si rende l’esistenza un mero “istinto di sopravvivenza”.
Claudio, quindi, è un uomo alla deriva, che riconosce di aver rappresentato male ciò che ha percepito, distruggendo tutto e continuando la sua opera di demolizione, anche quando pensava di “costruire”.
“La mente sbagliata” è quindi un romanzo che regala una riflessione esistenzialista, in cui lo scopo non è la “redenzione”, ma la comprensione del proprio cammino e la rieducazione della percezione. Così lo scrittore calabrese ci mostra anche quanto siano duri a morire i nostri pregiudizi.