Titolo: La bicicletta volante
Autore: Toussaint Pieter
Casa Editrice: Zero91 Edizioni
Genere: Romanzo
Traduttore: David Santoro
Pagine: 192
Autore: Toussaint Pieter
Casa Editrice: Zero91 Edizioni
Genere: Romanzo
Traduttore: David Santoro
Pagine: 192
I paesaggi grigi, scarni, essenziali e malinconici fanno da sfondo ad una storia di morte e del lungo percorso di convivenza con i sensi di colpa che animano Ytze, il protagonista. Egli, insieme al fratello, vuole dare vita ad un’invenzione del nonno e quando sembra che ciò si stia realizzando accade l’irreparabile.
Ytze dopo la disgrazia è incapace di vivere, diventa privo di passioni e, continuamente attratto dal desiderio di dare una spiegazione a ciò che è accaduto, finisce per tornare al luogo di origine della sua famiglia. Nel suo percorso di elaborazione del lutto dovrà fare i conti con i fallimenti e le illusioni della tecnologia e da qui scaturisce un tentativo di messaggio per la società di questo tempo: con la tecnica non si vince la morte e non si risponde ai bisogni primari dell’esistenza. Essa anzi può essere un’attrazione fatale per chi la spinge all’estremo, come accade ai due fratelli folli sperimentatori e al nonno assassino-suicida.
In questo quadro la famiglia appare una realtà in cui il protagonista soffre: il fratello Vincent era l’unico apprezzato dal padre e lui, dopo averlo inconsciamente eliminato, rimuove le caratteristiche vere della sua personalità , salvo poi farle riaffiorare nel suo percorso di ritorno alla vita.
I tratti con cui vengono descritti i rapporti familiari, asciutti e freddi, sono tipici di una società nordeuropea e lasciano forse un po’ sconcertato il lettore italiano.
Suggestiva e poetica la gita in Norvegia del protagonista con l’amico Martin, un episodio un po’ a sé, credo non necessario ai fini narrativi, ma incantevole sul piano paesaggistico e vitalistico nella follia del suo protagonista, che per antitesi è destinato alla morte prematura.
Un romanzo forte: nel cinismo, nella presenza costante della morte, nel paesaggio estremo, nella malinconia che profonde.