Tra gli incontri che hanno avuto luogo presso la sala rossa del Salone del Libro di Torino, uno dei più intensi è stato quello con Antonella Mascali per la presentazione del suo libro dal titolo “Vi aspettavo” edito da Chiarelettere, una raccolta, come anticipa il sottotitolo, de “le ultime parole di chi ha sacrificato la propria vita per tutti noi”, ovvero di vittime della mafia e del terrorismo.
All’incontro hanno presenziato anche il magistrato Gian Carlo Caselli e l’attrice di teatro Glenda Plumari, che ha intermezzato l’incontro con la lettura di alcuni estratti dal libro: un libro che parla di persone che hanno combattuto una guerra silenziosa e solitaria, consapevoli per questo di dover morire ma nonostante questo decisi a portare avanti la loro battaglia fino alla fine. “Sono i nostri eroi moderni dopo i partigiani, disposti a dare la vita per liberare il loro paese: ho voluto mettere insieme le vittime del terrorismo e quelle della mafia per mostrare che in quarant’anni di storia, purtroppo, non è cambiato niente, siamo sempre in balia dello stesso sistema malato”.
Caselli è autore dell’introduzione al libro su invito dell’autrice “perché è un simbolo della lotta al terrorismo e alla mafia”, e propone alcune riflessioni sull’opera partendo da cosa la rende particolarmente meritevole di lettura. “È intrecciato da sentimenti di riconoscenza nei confronti delle vittime e da un affetto sincero e autentico. Il filo che lega tutti loro è la solitudine, perchè l’esposizione a cui erano sottoposti li rendeva facili bersagli, e infatti tutti si aspettavano la sorte che hanno effettivamente avuto: erano quasi una minoranza, visti come alieni perchè si mettevano di traverso a comportamenti illegali e oscuri, di fatti che dovevano restare celati”.
Il magistrato cita poi diversi nomi presenti nel libro, alcuni dei quali conosciuti di persona: come i colleghi Guido Galli, amico fraterno, isolato dai suoi stessi colleghi e calunniato, ed Emilio Alessandrini, mai protetti da scorta e per questo ancora più esposti al pericolo, tant’è vero che Galli fu ucciso all’Università degli Studi di Milano mentre andava a fare lezione. “Paradossalmente il volantino dell’omicidio di Guido – ricorda Caselli – riportava come motivazione che stava lavorando così bene che stava restituendo credibilità allo Stato”. E ancora Michele Liguori, vigile urbano che indagava sulle discariche abusive di Acerra, e Roberto Mancini, vice-commissario di polizia che per primo indagò sulla “Terra dei Fuochi”, entrambi uccisi lentamente da un tumore causato dai veleni con cui entrarono a contatto durante le loro indagini.”Furono lasciati totalmente soli senza né rinforzi né sostegno: questo libro è importante perchè ci ricorda persone ch non possiamo permetterci di dimenticare” conclude Caselli.
Di fronte a tutto questo la domanda che Antonella Mascali si pone è totalmente condivisibile: tutto questo è servito? “La mia sensazione è che sia servito solo in parte” afferma l’autrice, “altrimenti non parleremmo ancora di trattative Stato-Mafia. Non mi viene in mente un altro paese così detto progredito dove il sistema sia così corrotto e per così tanto tempo, dove la gente che combatte per ridare credibilità al suo paese muore o è costretta a vivere sotto scorta, una vita che non è vita, anche per i familiari delle persone coinvolte. La figlia di una delle vittime mi ha detto che il dolore per la morte di un padre c’è per tutti, ma quando un padre ti viene ucciso perchè fa il suo lavoro e viene lasciato solo dallo Stato per cui si batte e che lo dovrebbe proteggere lo lascia solo è inacettabile. Bisogna cambiare le teste, e far sì che la minoranza che ha a cuore la legalità e la trasparenza diventi la maggioranza”.