Autore: Lilin Nicolai
Data di pubbl.: 2011
Casa Editrice: Einaudi editore
Genere: Romanzo di formazione
Pagine: 298
Prezzo: 20
INTERVISTA ALL'AUTORE
Terzo capitolo della quasi autobiografia romanzata di Nicolai Lilin, cresciuto con una “Educazione siberiana” (2009, Einaudi) impartitagli dalla comunità criminale in cui è nato e successivamente arruolato nell’esercito della Federazione Russa per combattere in “Caduta libera” (2010, Einaudi) nella guerra in Cecenia.
Ne “Il respiro del buio” (2011, Einaudi) la guerra continua, ma i due anni di servizio militare obbligatorio sono terminati e Nicolai vuole tornare alla realtà, alla vita precedente, anche se molto presto si rende conto che il mondo che conosceva prima è ormai lontano, distrutto dalla guerra, dalla corruzione e dal consumismo “Tornare a casa dopo il servizio militare è stato come passare a un’altra vita. […] Nella vita pacifica ogni cosa era grigia e smorta, le facce della gente sembravano lontane mille miglia dalla realtà, brutte e piatte come i muri coperti d’insulti, di dichiarazioni d’amore, di strane scritte e disegni colorati che erano l’appendice di una cultura lontana, incomprensibile nella sua brutalità, che si sposava perfettamente con l’orrore del cemento postsovietico e con i monumenti della propaganda comunista, facendo risaltare ai miei occhi senza speranze tutta l’ambiguità dell’idiozia umana.” Il protagonista si trova ad affrontare una vita sempre più allucinata: il suo libretto militare, lasciapassare per la vita civile e pacifica, racconta informazioni false sulla sua carriera militare, sembra che la Patria voglia dimenticare e nascondere quei figli che non vogliono più “giocare” alla guerra. L’impatto con il mondo civile è duro per l’ex soldato, che tenta in tutti i modi di confondere i propri sensi e il silenzio che lo avvolge: tv a tutto volume, tiro a segno con le ville dei ricconi, alcol, esercizio fisico fino allo sfinimento…poi finalmente la risposta: l’unico modo per salvarsi è andare in Siberia a trovare nonno Nikolaj. Nella Taiga l’uomo ritrova l’armonia con se stesso e il mondo “amavo in modo così forte quel posto che se non partivo subito rischiavo di restare lì per sempre”. Tra chiacchiere, vecchie leggende, saune, caccia e legna spaccata da ardere, Kolima ritrova se stesso e la speranza di una vita possibile, così torna a San Pietroburgo, e dopo innumerevoli colloqui andati male trova un lavoro e un amore. Ma ecco che la vita si complica di nuovo, senza tregua.
Il romanzo è più luminoso rispetto ai due precedenti, si respira aria di speranza, si comincia a vedere una luce in fondo al tunnel anche se gli aloni scuri del passato non sono mai del tutto dimenticati. Lilin ci racconta di nuovi personaggi come nonno Nikolaj, Anna, il Grande Bugiardo e di nuovi luoghi, immensi e salvifici come solo la natura sa essere, oppure violenti e bizzarri come solo una metropoli può essere. Il finale è chiuso più velocemente del previsto ma lascia intuire che la storia non è finita, che c’è tanto altro da dire. Chi ha letto le opere precedenti di Lilin riconosce il suo linguaggio crudo e veritiero alternato a un po’ di ironia (le lezioni di sopravvivenza al geologo!!) e sapori euroasiatici che rimandano ad un passato non lontano, a vecchie tradizioni, sciamani, riti d’iniziazione, rispetto per i deboli, voglia di andare avanti. La trilogia va a comporre un buon romanzo di formazione.
Quindi buona lettura e buon viaggio verso il futuro… “il mistero davanti a me era un regalo: non avevo idea di cosa mi aspettasse, però nel silenzio, con tutti i sensi tesi in ascolto, percepivo un respiro sottile, un soffio che mi accarezzava la faccia e m’invitava. Correvo verso il buio ma era un buio vivo: una possibilità”
Una chicca, che molti conosceranno già: a breve uscirà, per la regia di Gabriele Salvatores, il film di Educazione siberiana.