
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 249
Prezzo: €19,00
Rodolfo Anzo è un documentarista, vive a e lavora a Roma ma è nato a Palermo, città, da cui è fuggito con l’intenzione di non rivederla più.
È costretto a ritornare quando una vicina di casa lo avverte che i ladri sono entrati nella casa dei genitori.
Rodolfo si ritrova a fare i conti con il passato quando rientra in Sicilia. Roberto Andò con Il coccodrillo di Palermo scrive un romanzo sui misteri della memoria.
Appena arriva a Palermo il regista si trova davanti a un vero e proprio caso da risolvere.
Lui ritrova le intercettazioni telefoniche che il padre poliziotto aveva conservato illegalmente, con un messaggio in cui lo prega di restituirle alle persone interessate.
Accanto alle bobine Rodolfo trova una lettera autografa del padre in cui gli affida l’incarico di restituire tutto alle persone interessate.
Così si ritrova coinvolto nei misteri di Palermo, la sua città che non ama e non riconosce più, distrutta dall’ipocrisia, dall’indolenza e dalla furbizia. Il padre nell’affidargli l’incarico di restituire le bobine ai diretti interessati vuole che il figlio torni a indagare sulla sua morte.
In questo viaggio a ritroso alla scoperta del padre, Rodolfo si ritrova prigioniero nel labirinto infernale di Palermo al centro di un gioco pericoloso lontano dalla verità.
Leggendo Il coccodrillo di Palermo ci sembra di stare in un romanzo di Leonardo Sciascia, scrittore molto amato da Roberto Andò e questo libro lo possiamo pensare come un omaggio all’autore de Il giorno della civetta.
«Il Palazzo di Giustizia è il luogo inospitale e solenne che ricordavo, una cattedrale in cui sarebbe vano cercare il conforto della ragione», così dice Rodolfo nell’incipit del capitolo sette, questa definizione, infatti, sembra proprio un’intuizione di Sciascia.
Rodolfo vive giorni convulsi, rapito da una città malata che va spedita verso il disastro, cerca nella memoria del padre quella verità impossibile da raggiungere.
Roberto Andò affida il filo della narrazione del romanzo a Thomas Bernhard. Lo scrittore austriaco diventa il Virgilio di Roberto / Rodolfo.
Ogni capitolo del libro reca in esergo una citazione tratta dall’opera dello scrittore austriaco.
Per l’autore Palermo è una città incapace di andare verso l’ignoto, magnifica ma allo stesso tempo decadente, dove ben presto sparirà qualsiasi traccia di cultura.
Una città gattopardesca, sempre bloccata da un piacere perverso dell’immobilità, proprio come la Vienna detestata e disprezzata da Thomas Bernhard.
Il coccodrillo di Palermo è un noir esistenziale, un romanzo rebus in cui il mistero resta un mistero muto e si sta sempre sul confine tra il possibile e l’impossibile, tra la verità e l’immaginazione.
«Un libro deve essere proprio come un cruciverba», scrive Thomas Bernhard, il nume tutelare di Roberto Andò.
Il regista e scrittore siciliano ha scritto il suo libro cruciverba e non sarà facile per noi lettori venire a capo delle cose. A Palermo le ombre vincono sempre sulle luci.