Ogni epoca ha il suo fascismo.
Insolente, atrocemente farsesco, il fascismo si ripresenta. Noi proviamo un sentimento di
inquietudine. Siamo immersi in una notte profonda. Non sappiamo dove stiamo andando. E voi?
Il film affronta la tragica vicenda della guerra in Africa che portò alla conquista d’Etiopia / Abissinia.
Il film mostra attraverso fotografie e riprese dell’epoca il periodo coloniale italiano, le immagini appartengono a film privati di un medico e le riprese sono spesso vedute aeree sul territorio, piuttosto che immagini di donne nude, di corpi, o fotogrammi militari che mostrano la violenza italiana, spesso richiesta e imposta per la conquista del territorio.
La figura di Mussolini è il ritratto dell’artefice di questa inutile violenza, allora giustificata come missione di #civilizzazione di un popolo barbaro. Emerge dalle voci narranti l’insensatezza dei bombardamenti su corpi già annientati dai gas letali, è evidente l’atrocità della condizione della donna, sia di quella africana che quella italiana, spesso in attesa dell’amante al fronte e disperata per la mancanza di notizie.
Secondo i realizzatori, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, questo è stato “un film necessario per noi in questo momento, sul fascismo e il colonialismo italiano in Africa. Il nostro lavoro è una lotta contro la violenza e la guerra. A volte ci chiediamo perché continuiamo a batterci. L’Italia oggi sta attraversando cose che ci sconvolgono. L’Europa si è suicidata con due Guerre Mondiali e con dittature terrificanti.”
La vocazione letteraria del film di risalta fin dalla prima frase del film con una citazione a Italo Calvino:
Dopo essere stato all’origine di tanti massacri senza immagini, le sue ultime immagini sono quelle del suo massacro.(Italo Calvino, Pagine autobiografiche)
che per un riferimento alle lettere dall’Abissinia di Arthur Rimbaud.
Si combattono popoli che hanno come arma l’arco e la freccia, la lancia e qualche (arma “moderna”) vecchio fucile riciclato dall’Occidente. Il carro armato la mitragliatrice, il cannone sono le armi del vasto esercito del “liberatore”. Ribelli sono tutti gli indigeni. L’arma innovatrice per potenza e velocità è l’aereo.
Gli individui conquistatori non sono mostruosi, ma normali, di una normalità spaventosa. Il linguaggio da questi utilizzato è un linguaggio zoologico.
Il finale è destabilizzante:
Oggi in Europa il razzismo ritorna.
Combattiamo gli stranieri perché ognuno ha il suo fascismo.
Come utili letture vi consiglieremo quindi: La guerra di Etiopia. L’ultima impresa del colonialismo di Angelo Del Boca (Longanesi edizioni) e Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche di Italo Calvino (Mondadori).