“La censura è un rogo di libri a fuoco lento”. Pierluigi Battista, affiancato da un altro giornalista di punta del Corriere, Aldo Cazzullo, ha presentato sabato mattina al Salone di Torino, il suo ultimo libro “I libri sono pericolosi”; una ricerca storica sull’avversione dei fanatici e dei regimi nei confronti della parola scritta.
I veri nemici dei libri non sono gli ignoranti, bensì i fanatici, che leggono moltissimo. Tanti gli esempi emblematici citati da Battista, che ha studiato i grandi dittatori della storia ed il loro rapporto con i libri e la censura. Pol Pot aveva studiato a Parigi alla Sorbona ed era un accanito lettore di Sartre ed arrivò a sopprimere persino coloro che portavano gli occhiali. Hitler aveva nella sua biblioteca 16 mila volumi, Mao aveva fatto il bibliotecario a Pechino e lo stesso Khomeini era un uomo molto colto. <<Il libro è come un fucile carico, è pericoloso – ha sottolineato Cazzullo – ma la rete web ha reso i libri immortali; la rete è una grande biblioteca universale; le biblioteche sono sempre state, oltre che un obiettivo ideologico, anche militare>>.I libri spaventano i regimi, i fanatici, perché diffondono il pensiero, fanno ragionare, fanno pensare la gente.
Un altro protagonista del libro sono le donne. Battista racconta la storia della moglie di uno scrittore dissidente rinchiuso in un gulag; la donna impara a memoria il libro del marito, perché non venga perso. <<Le lettrici più pericolose sono le donne – ha proseguito Cazzullo – alle donne venivano negati i libri e oggi sono le donne comprano i libri e custodiscono quelli di famiglia>>. Più si apre il mercato delle idee e più si scatena la pulsione incendiaria di chi vuole eliminarli. Nella Germania nazista i libri si bruciavano con ritualità, autore per autore con un’ anatema. <<La distruzione più apocalittica di libri avviene durante la Rivoluzione culturale cinese dove c’è una contabilità spaventosa – ha ricordato Battista – due milioni di libri bruciati solo a Pechino, agli insegnanti veniva messo il cappello d’asino, i poeti venivano uccisi e c’era un particolare accanimento contro i violinisti. Anche oggi i regimi non tollerano i libri perché il libro non rende un cittadino migliore ma lo rende più libero>>.