La digitalizzazione e il progresso hanno colpito e inevitabilmente influenzato l’editoria.
Arrivare per primi in un mondo che va così veloce è fondamentale e tutto l’apparato che gira intorno al mercato dei libri fa il massimo per adeguarsi. Statistiche sui libri letti, sugli acquisti effettuati, confronto diretto con i lettori, sono i dati che decidono il marketing editoriale. Abbiamo già trattato in precedenza lo sviluppo di abbonamenti in e-book come Oyster e Scribd in grado di creare vere collezioni di libri studiando le abitudini e i gusti dei lettori. Amazon e Barnes & Noble da qualche tempo concentrano molta attenzione sui vezzi dei loro clienti: in quanto tempo finiscono un libro, su che parti si soffermano, quali capitoli saltano. Valentina Kalk, direttrice della Brookings Institution Press a Washington DC, afferma in proposito “L’importanza assunta in editoria dalla disciplina analitica è senza precedenti (…) l’identificazione dei profili dei nostri fan su Facebook e dei nostri followers su Twitter aiuta a poter offrire loro pubblicazioni specifiche secondo i loro interessi”.
Quanto tutto questo background possa davvero però limitare la creatività e influenzare gli scrittori è ancora relativo. Un romanzo di paura o un buon thriller che coinvolgono più del dovuto possono portare un lettore a saltare le parti spaventose, ciò non vuol dire per questo che Stephen King o Robin Cook non sappiano scrivere o coinvolgere.
Nonostante la tecnologia che avanza e, i feedback continui, gli scrittori sentono di dover esprimere ciò che hanno dentro, solo così in cuor loro possono sperare di ricevere il giusto tributo dai fans che li sapranno apprezzare.
Fonte GDL