Editori dopo la Buchmesse: c’è crisi ma si guarda avanti

A pochi giorni dal termine della Buchmesse di Francoforte abbiamo intervistato alcuni esponenti dei tre gruppi editoriali italiani di maggior rilievo: Beatrice Masini, editor responsabile narrativa straniera RCS, Francesco Anzelmo, editor responsabile saggistica Mondadori, Cristina Foschini, responsabile diritti e acquisizioni del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e Marcello Vena, responsabile digital RCS. Con loro abbiamo discusso dell’andamento generale dell’editoria italiana che vive un profondo periodo di crisi. Abbiamo inoltre chiesto loro quali prospettive si aspettano per il futuro e come intendono affrontare la questione degli e-book, la cui diffusione è oramai un dato di fatto, e che sempre più portano le case editrici a sviluppare nuovi modelli di distribuzione, integrando dunque il consueto mercato cartaceo con quello digitale. Ciò che è emerso è innanzitutto la consapevolezza di stare attraversando un periodo di crisi a livello internazionale che potrebbe, nonostante tutto, rivelarsi un’occasione favorevole per attuare modifiche alla politica di commercio e di selezione dei progetti editoriali. Per quanto riguarda il futuro è invece difficile fare previsioni in quanto la società è in continuo mutamento, soprattutto in un periodo di crisi economica come quello attuale. Molto inoltre dipenderà dal comportamento dei lettori in una situazione così delicata. In merito agli e-book sono tutti concordi nel ritenere fondamentale uno sviluppo della politica editoriale che sia in linea con la particolarità del prodotto in questione: un prodotto differente dal libro cartaceo che si muove su canali digitali. Emerge inoltre il ruolo fondamentale dello Stato nell’influenzare il prezzo e la diffusione delle opere attraverso le reti digitali. In quanto alle novità anticipateci risultano caratterizzate tutte da una grande varietà tematica e di genere.

I rapporti AIE di questi giorni ci hanno parlato di Annus horribilis per l’editoria, che clima si è respirato a Francoforte? Su quali temi vi siete confrontati maggiormente con gli editori mondiali?

Anzelmo: Clima di crisi. Direi che è abbastanza vero e abbastanza nei fatti, se non altro in termini di presenze. Io non dispongo di numeri ufficiali di ingressi alla fiera o di presenza di editori, ma a vista d’occhio c’era decisamente meno gente degli anni passati, direi anche semplicemente dello scorso anno. Visibilmente gli italiani erano in numero inferiore rispetto al solito e hanno diminuito anche il tempo della presenza. Direi quindi che i dati che diffonde l’AIE sono anche empiricamente confermati a Francoforte. In merito ai temi confrontati con gli editori stranieri, quelli americani sono in una condizione emotivamente più favorevole degli europei. Gli editori americani tendono a considerare se stessi, hanno superato il tunnel, hanno visto l’uscita del tunnel o comunque vedono la luce davanti a sé. La questione dipende esclusivamente dall’editoria digitale: i numeri negli Stati Uniti ormai sono tali che hanno assorbito, o quasi, la perdita di mercato fisico registrata negli ultimi anni. Questo è abbastanza chiaro e ci fa anche sperare che la via d’uscita sia quella anche per noi: il libro digitale e la diffusione dei reader saranno sicuramente il punto di svolta nel momento in cui si affermeranno con decisione in Europa e in Italia.

Masini: Annus horribilis temo di sì. Detto questo sembra che a Francoforte ci sia stata la presa d’atto di una condizione che non è soltanto italiana. Questo non aiuta, ma può aiutare a ridimensionare anche le pretese, le attese. Altrimenti, soprattutto nei momenti di fiera, si diffonde questa eccitazione trasversale e spesso capita che si gonfino anche dei casi: a volte dei libri che in altre circostanze si muoverebbero più lentamente, come è giusto, vengono promossi come il prossimo successo a venire e quindi tutto perde di proporzione. Questo clima generale un po’ freddo invece aiuta a tenere i piedi per terra, a fare delle scelte più ponderate. Alla fine non è detto che sia un male, al contrario, mi sembra un atteggiamento sano. Durante la fiera si è parlato di questo e di come si possa creare attorno ai libri in cui si crede un po’ di attenzione in più, magari evidenziandone i tratti più interessanti. Si è parlato anche del desiderio di cercare altre strade, nel senso che ci sono delle tendenze, dei filoni che sono molto consolidati ma si possono magari trovare percorsi laterali ancora poco battuti.

Foschini: Lo definirei più una “tempesta perfetta”. Siamo di fronte indubitabilmente a una crisi economica che non ha riscontro negli ultimi anni. In un momento in cui persino i generi di prima necessità vedono una compressione nelle vendite, i libri non possono che subire la stessa sorte. In più l’editoria sta vivendo una trasformazione sistemica – e tengo a precisare trasformazione e non crisi – perché chi vive nel mondo della cultura e della comunicazione deve pensare che la rivoluzione digitale possa rappresentare, appunto, una trasformazione, una nuova opportunità. È ovvio che i periodi di passaggio, le rivoluzioni portino a delle riconsiderazioni dei propri modelli per trovarne degli altri. Queste sono state le tematiche su cui ci siamo interrogati e confrontati a Francoforte tra colleghi italiani, con l’AIE e anche con gli editori mondiali, come quelli americani e inglesi per i quali la rivoluzione digitale è arrivata con qualche anno di anticipo. Ovviamente ci troviamo di fronte a modalità differenti che si ricollegano a mercati diversi, loro ad esempio non hanno il prezzo fisso, a differenza nostra. Quindi, seguendo l’esempio degli editori stranieri, anche noi dobbiamo riconsiderare i modelli precedenti e attuarne di nuovi.

 

Come vede il futuro del settore dopo questa Buchmesse? Ci sono provvedimenti da prendere o nuovi strumenti da mettere in campo per migliorare la situazione?

Anzelmo: Io non credo in grandi politiche dirette di sostegno all’editoria, non credo sia questo il problema. Il tema è molto più ampio e ha tempi di ricaduta molto più lunghi. È necessario investire massicciamente nell’educazione del paese. Questo secondo me è il tema: la lettura deve diventare un’abitudine, ma non solo, deve diventare un collo di bottiglia, cioè un passaggio necessario per la modernizzazione di un paese. Se ciò non diventa una consapevolezza pubblica e politica diffusa, un grande mercato dell’editoria non si formerà mai. Questa è la questione: il punto è che si sconta negli investimenti nella cultura in generale, ma in particolare nella scuola, nell’educazione. Un grande paese moderno non può fare a meno del libro, che sia digitale o che sia fisico. E la trasmissione del libro e della lettura deve essere un compito primario di ogni grande paese moderno. È chiaro però che investire nell’educazione è assai complicato perché le ricadute sono a lunghissimo termine. Quindi è un aspetto che i governi fanno molta fatica a fare perché hanno bisogno di risposte immediate ai propri interventi. E quindi si fanno cose più piccole, di minor respiro e… tanti saluti. Il problema è che alla lunga questo tipo di vista corta fa vedere i suoi effetti. E i suoi effetti sono, tra gli altri, la sofferenza del mercato dei libri perché non abbiamo formato nei decenni dei cittadini lettori e non abbiamo diffuso fiducia, elevazione personale, sociale anche economica che passa attraverso la lettura. Questo è un fatto. È vero anche che ci sono stati piccoli e grossi interventi, sono stati puntellati certi canali piuttosto che altri, è tutto importante e interessante, ma la questione di fondo resta un’altra: resta quella dell’educazione.

Masini: Lo sguardo di chi fa libri e soprattutto libri di straniera è in realtà uno sguardo che si sposta sempre con un certo anticipo ma a partire da libri che sono già acquisiti da tempo. Per esempio ciò che è stato comprato un anno fa vedrà la luce tra sei mesi. Dunque il futuro in realtà è l’eterno presente. E’ anche difficile fare dei disegni a lungo termine. Quello che ciascuno si sforza di fare è di lavorare bene sui progetti che si hanno in corso adesso. Le grandi prospettive non sono gli editor che le hanno. Ciascuno ha la sua idea, il suo progetto e lo deve perseguire. Credo che esprimere delle opinioni globali sia veramente azzardato.

Foschini: La Buchmesse è sempre un momento di discussione e confronto. Devo dire che sono andata con un po’ di preoccupazione perché tutti i nostri scout, coloro che ci presentano le selezioni dei titoli caldi sui quali concentrare le nostre attenzioni, non sembravano entusiasti nelle loro segnalazioni. In realtà, arrivata alla fiera, le cose mi sono apparse diverse. Ad esempio abbiamo comprato libri scandinavi, sia letterari che thriller, una trilogia per bambini e letterartura rosa. Fatto indiscusso è che le cifre per cui abbiamo chiuso i contratti non erano più quelle di 2 o 3 anni fa. Bisogna considerare che è il mercato a fare il prezzo del libro: dare un prezzo al libro non significa dargli un valore, ma attribuirgli il prezzo di mercato. Io faccio sempre l’esempio de Il mondo di Sofia per il quale versammo un anticipo di  3000 dollari. È ovvio che quello non era il suo valore, viste tutte le copie vendute e le royalties versate negli anni all’autore e che continuiamo a versare, ma in quel momento non aveva altro mercato e noi ce lo siamo aggiudicati per quella cifra. 

 

 

A Francoforte sono stati presentati nuovi modelli di distribuzione degli ebook e si è parlato di editoria digitale, affrontando anche la questione del prezzo degli ebook. Cosa pensa a riguardo, come vive questi cambiamenti il mercato editoriale italiano (che vede un notevole divario tra iva per i cartacei e iva per i digitali) e quale politica o linea editoriale adotta la sua casa editrice?

Anzelmo: La Mondadori sta investendo enormemente nello sviluppo digitale. L’accordo che ha fatto due anni fa con Kobo lo dimostra. Infatti Kobo, a questo punto, è diventato il terzo reader italiano. La Mondadori è convinta che quella sia la direzione e l’esempio americano è davanti a noi in maniera inequivocabile. È sicuramente cosi. Dopo di che è un mercato talmente giovane che si va per tentativi ed errori. Il prezzo del libro si andrà definendo strada facendo, secondo delle prassi via via sempre più consolidate. Del resto l’offerta del libro cartaceo, il cosiddetto hardcover, si è definita nell’arco di parecchi decenni. Il rapporto tra editore, librario, lettore, fascia di prezzo, posizionamento in libreria, tipo di prodotto, conformazione fisica sono cose che si sono definite in alcuni decenni. Ora il processo non sarà cosi lungo per il digitale, ma di sicuro noi siamo qua a guardare una cosa che tutto sommato è ancora agli inizi, è ancora nella sua infanzia. In Italia il calcolo è tra il 2 e forse il 3%, negli Stati Uniti in alcuni segmenti editoriali è arrivato al 50%, ad esempio nella narrativa di intrattenimento. Siamo alla preistoria, siamo proprio ai primi vagiti in Europa e in Italia in particolare.

Vena: La differenza Iva (22% ebook mentre 4% libro cartaceo) è un tema che noi,  come tutti gli altri editori, stiamo presidiando e facendo notare alle autorità competenti a livello nazionale e UE. È questo un tipico esempio di quando il mercato si evolve più velocemente delle normative, che non sempre riescono a prevedere e a tener conto delle innovazioni. La natura del prodotto editoriale, carta o digitale, è sempre la stessa quindi l’aliquota IVA dovrebbe essere analoga e non variare a seconda del formato. Non si vede perché i libri digitali debbano essere maggiormente tassati rispetto a quelli tradizionali. Per altro (a causa di un’altra normativa comunitaria) questa differenza importante penalizza non solo i lettori, gli autori e gli editori, ma anche i negozi italiani, perché soggetti alle aliquote IVA Italiane (22%) mentre i grandi player internazionali della vendita eBook come Apple, Amazon e Kobo, sono soggetti alle aliquote del Lussemburgo e quindi molto più basse (3%). Questo e’ dovuto ad un normativa comunitaria che prevede che si applichi l’IVA in base alle normative fiscali del paese di residenza del negozio e non a quelle di residenza dei lettori. Ecco che i grandi retailer, avendo opportunamente scelto un paese comunitario con un regime fiscale (IVA) possono ottenere un vantaggio competitivo formalmente lecito ma non troppo fair nei confronti dei negozi con sede in Italia. Nel mondo del commercio elettronico, con i beni digitali che viaggiano alla velocità della rete, la questione della sede sembra un bizantinismo postmoderno. Comunque fino alla fine del 2014 quest’ultima normativa rimarrà in vigore; dal 1 gennaio 2015 invece si applicherà l’IVA italiana a prescindere dal paese di residenza del negozio,  ovvero il 22% se il legislatore non cambierà  idea sulla natura fiscale degli eBook… Colgo l’occasione per segnalare un elemento molto interessante emerso a Francoforte dal confronto con i grandi gruppi editoriali internazionali sul tema dei nuovi modelli industriali. Il nostro esperimento, primo al mondo, di co-publishing, una terza via rispetto alla classica dicotomia tra editoria tradizionale e self-publishing,  è stato visto con grande interesse. È un modo molto innovativo, oltretutto digitale, di valorizzare autori nuovi, emergenti, dando loro una piattaforma di lancio che coniuga la liberta’ e la sperimentazione del self-publishing con la qualità e la capacità di relazione con i lettori della migliore editoria tradizionale. Siamo stati invitati tra novembre e dicembre nei tre grandi mercati dei libri europei (Germania, Francia e Gran Bretagna) a presentare a tutti gli editori i risultati della nostra prima sperimentazione, il contest di co-Publishing Youcrime che abbiamo lanciato in partnership con il Corriere della Sera (www.corriere.it/youcrime). Giovedì 17 ottobre si terra’ l’evento di premiazione del vincitore alle ore 18.30 nella Sala Montanelli presso la sede del Corriere della Sera in via Solferino a Milano.

Foschini: Ci siamo organizzati in modo da acquisire i diritti digitali di tutti i libri che compriamo e poi, a poco a poco, perché è un’operazione di grande impegno anche economico, stiamo digitalizzando tutta la nostra backlist. Si tratta di cercare di capire se tramite il digitale si possa arrivare a quell’allargamento del mercato di cui si parla da sempre. Potrebbe anche essere. Una cosa molto interessante da questo punto di vista è che inevitabilmente le strategie commerciali e di marketing possono tenere conto di un elemento che con il cartaceo non era possibile, cioè la distinzione sempre meno significativa per i lettori digitali di frontlist e backlist. Queste sono potenzialità nuove che possono aiutarci a riproporre libri che magari erano rimasti più in sordina e a cui può essere data una nuova vita. A Francoforte, ad esempio, è stato interessante parlare di quello che ha fatto Scribd con HarperCollins: abbonamenti e il modello “read what you can”. Attraverso un canone mensile è possibile leggere tutto quello che puoi. Del resto non bisogna ritenere che gli editori siano contro il digitale, noi siamo dei tramite e dobbiamo rispondere ai diversi bisogni del consumatore, e alle loro richieste di formato vuoi hardcover, paperback, massmarket, oppure  digitale. Quindi va offerta varietà di catalogo e di edizioni. Quindi sicuramente ci troviamo nell’annus horribilis dell’editoria Italiana, va ricordato però che c’è stato anche l’annus horribilis dell’editoria tedesca, dell’editoria inglese e americana. I nostri colleghi stranieri ne sono usciti e voglio pensare che ne usciremo anche noi.

 

Quali sono le maggiori novità riguardo a diritti venduti e acquisiti che può anticiparci per il suo gruppo editoriale?

Anzelmo: Noi abbiamo acquistato un libro che in realtà è un libro italiano. È un libro di un agente segreto italiano, un ex carabiniere il cui nome in codice è agente Kasper e questo libro si chiamerà “Super notes”. È la storia di un ex carabiniere, storia davvero incredibile, che ha passato circa 370 giorni in una sorta di campo di concentramento cambogiano tra la fine del 2007 e il 2008 perché durante un’operazione d’agente segreto per conto dell’Italia nel Sud Est Asiatico ha scoperto una serie di cose, che sono appunto le “super notes” di cui si parla nel titolo, che lo hanno messo in serissimi guai con l’amministrazione americana, con la CIA in particolare. Non posso dire di più perché è una storia davvero talmente incredibile che è bene che adesso venga scritta. La sta scrivendo l’agente Kasper insieme a un giornalista italiano abbastanza noto Luigi Carletti. È un libro davvero incredibile. A Francoforte l’hanno voluto in tutta l’America Latina, Spagna, Brasile e credo che adesso ci siano offerte che stanno arrivando dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Fortissimo interesse, direi che è stato uno dei libri più chiacchierati e discussi di questa Francoforte. Noi lo pubblicheremo a febbraio.

Masini: Non abbiamo comprato soltanto queste, ma le cose più importanti, curiose e, come dicevo prima, che cercano di andare da un’altra parte, di non stare su filoni già consolidati, sono un libro austriaco e un libro francese dal titolo “Alors voilà”. L’autore si chiama Baptiste Beaulieu, in realtà pseudonimo di un giovane medico che lavora in ospedale e che racconta, incorniciando in un contesto di fiction, i casi quotidiani che affronta. Casi dolorosissimi, casi che riguardano tutti noi perché purtroppo gli ospedali per noi o per qualcuno che ci è caro siamo costretti prima o poi a frequentarli. C’è quindi questa base di umanità pulsante e comune che ci trascina nel racconto. È un libro che mette tutti noi sullo stesso piano e che per questa ragione potrà catturare il lettore. L’altro progetto interessante è un giallo, un giallo molto duro, un thriller direi, che però non appartiene al grosso filone di questi anni, il giallo svedese, bensì austriaco. L’autore è un giovane autore al suo debutto Bernhard Hackner e si intitola “la ragazza della morte”, la protagonista è più cattiva di Lisbeth Salander. La donna in teoria è una sposa con due adorabili bambini e un marito poliziotto che ama moltissimo. Fa solo un lavoro un po’ stravagante: gestisce un’impresa di pompe funebri. Inoltre va in moto ed è nel complesso una donna abbastanza eccentrica, con una forte personalità, ma esclusa questa stravaganza sembrerebbe normale. Senonchè il marito viene ucciso in quello che sembra un incidente. Quando però la donna comincia ad indagare insospettita, scopre che si tratta di un omicidio. Comincia quindi a cercare sistematicamente i colpevoli, scoprendo così che non è uno solo bensì una catena, e a eliminarli in maniera efferata, senza nessuna pietà, e quindi vendicandosi: proprio una signora in nero. Ecco quindi due progetti completamente diversi.

Foschini: Come sempre, a Francoforte abbiamo venduto e comprato. Quest’anno abbiamo portato le numerosissime vendite che avevamo già fatto in 18 Paesi di Massimo Gramellini, vero fenomeno in Italia e all’estero alla cui lista stiamo aggiungendo nuovi paesi. Abbiamo portato grossi calibri come Principio passione di Vito Mancuso e la vasta produzione di Andrea Vitali e di Marco Buticchi e molti altri. Abbiamo comprato il nuovo libro di Amy Tan, una trilogia gialla raffinatissima di uno scrittore norvegese, I AM NOT TRAVELLING ALONE e una trilogia per bambini I AM FOX, dalla stessa agenzia che rappresenta JK Rowling: per noi è un marchio di qualità.

 

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