“Noi di Rcs Libri non sottovalutiamo la rilevanza strategica del self-publishing, ma non seguiamo i buzz del momento. Il self-publishing visto come opportunità di mettere in commercio, senza coinvolgimento attivo dell’editore, un libro in formato digitale non è che una rivisitazione in chiave moderna del vecchio vanity press cartaceo. Sarebbe meglio chiamarlo vanity press digitale… Detto questo stiamo pensando a forme diverse e complementari dell’editoria tradizionale che fanno leva sulle possibilità offerte dal digitale. Ma il ruolo dell’editore è chiave per dare valore…”. E ancora: “Una vanity press digitale non garantisce affatto una maggiore qualità, anzi rischia di abbassare la qualità media dei prodotti… Nel mondo digitale il ruolo dell’editore di qualità dovrà essere ancora più forte per contrastare il rischio ‘spamming di contenuti’ che è molto più alto rispetto al mondo cartaceo… Crediamo che si possa e debba affiancare all’editoria tradizionale un nuovo paradigma. E’ in questa direzione che stiamo guardando…”. Quindi argomenta: “Brugnatelli parla a nome di tutti i grandi editori quando dice che i marchi editoriali non sono in vendita per essere concessi a libri sconosciuti”. E prosegue: “Non è affatto da escludere un modello positivo di social publishing di qualità con un ruolo chiave dell’editore, ma di sicuro non si tratta del vanity press digitale. Guardiamo in quella direzione…”. Questo è quanto dichiara Marcello Vena, responsabile per il settore digitale di RCS Libri, ad Affaritaliani.it.
Anche Rcs Libri guarda al self-publishing, ma…
7 Marzo 2012