A Mantova, in occasione del Festivaletteratura 2013, abbiamo incontrato il Prof. Stefano Mancuso, uno dei fondatori della neurobiologia vegetale, disciplina che studia i segnali e la comunicazione nelle piante. Al Festival per presentare il suo ultimo libro, Verde brillante. Sensibilità ed intelligenza del mondo vegetale (Giunti editore), il Professore ci illustra quanto è inaspettatamente affascinante il mondo vegetale.
Professore, le piante somigliano all’uomo in qualche modo o sotto qualche punto di vista?
Le piante sono completamente diverse dall’uomo perché fanno parte di due linee evolutive molto differenti, pertanto somiglianze superficiali tra uomo e piante non esistono. Se però andiamo ad osservare ciò che spinge, che guida la vita la vita delle piante, ci accorgiamo che ci sono molte somiglianze. Posso fare qualche esempio: normalmente pensiamo che le piante siano esseri passivi, invece hanno una vita sociale simile a quella degli animali, con relazioni tra simili, differenziate a seconda del grado di parentela. Le piante stringono alleanze, elaborano strategie, costruiscono difese.
Le piante inoltre comunicano, sono delle incredibili comunicatrici. Ovviamente il loro linguaggio è differente dal nostro: le piante comunicano attraverso la produzione di molecole chimiche di differente tipo, ognuna delle quali ha un significato e trasporta quindi un messaggio per le altre piante.
Normalmente si crede che le piante non siano in grado di “sentire”ciò che le circonda: questo è completamente
sbagliato. Infatti, proprio perché, a differenza degli altri animali, uomo compreso, le piante non possono scappare di fronte alle situazioni, hanno sviluppato una grande sensibilità. Sono in grado quindi di percepire ciò che avviene nell’ambiente con una sensibilità maggiore rispetto all’uomo.
In genere direi che quello che abbiamo in comune con le piante è quello che noi abbiamo in comune con la vita in generale: ci sono dei principi comuni che regolano la vita di tutti gli esseri viventi, c’è una similarità di base che ci rende tutti “parenti stretti”. La vera differenza sulla terra, infatti, è tra ciò che è organico e ciò che è inorganico.
Dal libro si evince che le piante possono vivere senza di noi, ma noi non possiamo vivere senza di loro. Quali sono le ragioni principali per cui è vera questa frase?
In biologia c’è una definizione, quella di “simbionti”, due esseri che hanno bisogno l’uno dell’altro, in uno scambio reciproco di benefici. Questo non è il caso del rapporto uomo/piante: infatti noi abbiamo un’assoluta necessità delle piante. Le piante producono una serie di elementi che sono fondamentali della nostra vita: per citarne solo due, ossigeno e alimenti. Tutto ciò che noi mangiamo, infatti, deriva dalle piante: anche se mangiamo carne, dobbiamo ricordarci che gli animali hanno mangiato piante.
Le piante sono l’anello di congiunzione con l’energia del sole, unica fonte di energetica della Terra. Il sole irradia la terra che trasforma questa energia in differenti forme, tramite la mediazione delle piante. Se non ci fossero le piante, questa trasformazione non potrebbe avvenire: noi siamo quindi completamente dipendenti dalle piante.
Al contrario, un’ipotetica scomparsa dell’uomo dalla terra non causerebbe alcun danno alle piante. Bisogna inoltre dire che nonostante tutte le azioni nocive che l’uomo ha causato nei confronti dell’ambiente, le piante hanno dimostrato un’incredibile capacità di adattamento per tutto il corso della loro evoluzione che, probabilmente, riuscirebbero a sopravvivere a qualsiasi danno. Questo lo si può vedere dal fatto che il mondo animale rappresenta solo lo 0,1 % di ciò che è vivo sulla Terra: il restante 99,9% è vegetale. Per avere un tale successo evolutivo, le piante sono state in grado di superare qualunque avversità.
Da quale pregiudizio deriva il fatto che termini come ‘vegetare’ sono entrate nel nostro linguaggio quotidiano con un significato negativo?
Ogni pregiudizio deriva da una mancanza di conoscenza. L’uomo è sempre stato interessato, anche da un punto di vista scientifico, a ciò che più gli somiglia, e quindi gli animali. Il mondo vegetale è stato studiato unicamente per migliorarne l’utilizzo e lo sfruttamento. Si pensi all’alimentazione, alla farmaceutica, alla cosmetica, alle fibre tessili, tutte cose dalle quali dipendiamo. Abbiamo di fatto ignorato come funziona la vita sulla Terra, non abbiamo studiato il 99,9% di ciò che vive, limitandoci allo 0,1%. Solo in questi ultimi anni abbiamo incominciato a studiare e ad approfondire le nostre conoscenze.
Dopo la lettura di questo libro, cosa le piacerebbe che i lettori portassero con sé?
Il messaggio fondamentale che vorrei che i lettori comprendessero è che le piante sono organismi viventi. Questa non è una nozione scontata, se pensiamo che fino a qualche anno fa il 48% per cento degli studenti universitari americani non sapeva che le piante fossero esseri viventi. Vorrei che i lettori comprendessero che sono esseri sensibili, sofisticati, con delle strategie di vita, incredibilmente interessanti da studiare e che dovrebbero essere dotati di diritti. Quando l’uomo dota qualcosa di diritti, preserva la sua stessa vita: le piante in questo esseri viventi hanno diritto alla loro dignità.