A tu per tu con… Luca Marengo e Giacomo Bevilacqua

Abbiamo incontra10527483_10205842306349729_6923316262217334246_nto al Salone del Libro di Torino i due scrittori di Roma città morta, edito da Multiplayer, romanzo apocalittico scritto sotto forma di diario in cui due generi di scrittura vengono fusi insieme: quello di racconto e quello di fumetto.

Come nasce l’idea di un romanzo-fumetto scritto a due mani in cui un virus scatena il panico tra la razza umana a cui solo Roma sembra reagire e combattere?

Tutto è nato da un diario e da una chiacchierata tra noi due. Quando abbiamo deciso di andare avanti, il libro stava prendendo le sembianze del manuale di sopravvivenza; poi, grazie all’esperienza di Giacomo sui fumetti di Dylan Dog, lo abbiamo reso “multi-genere” introducendo il fumetto tra le diverse sequenze. Ovviamente scrivere in due è stato molto rischioso ed insieme all’editore abbiamo votato “alla romana” – pollice in su o pollice in giù – decidendo di pubblicare.

“Roma città morta” è l’estrema sintesi della nostra società, in cui si punta a sopravvivere, piuttosto che a vivere. L’idea di catastrofismo è dunque alla base del romanzo, ma perché 516ToJTHeAL__SY344_BO1,204,203,200_proprio Roma?

Roma è la nostra città. Ci siano nati e cresciuti, ci muoviamo al suo interno senza problemi e conosciamo tutte le sue dinamiche: non solo delle persone, ma anche delle istituzioni e della cultura in generale.

Quali sono le vere cause di questa situazione sia per Roma, sia per la nostra civiltà? E perché invece il Vaticano riesce a rimanere illeso?

Beh, se ci atteniamo al romanzo in sé, l’epidemia non ha bisogno di spiegazioni e l’origine del virus resta sconosciuta, anche se all’inizio qualcosa viene detto. Per quanto riguarda il Vaticano, in cui il Papa riesce a fuggire, c’è invece un problema dogmatico: gli Zombie sono morti che camminano sulla terra e dunque non contemplati dalla Religione.

Qual è il vero scopo del libro? Risvegliare dal torpore di Zombie o sottolineare ancora di più questa situazione di sconforto?

Il libro è un mero manifesto della situazione attuale, ovviamente estremizzata e minacciata da un’epidemia che si diffonde a macchia d’olio tra le persone; tuttavia rimane una piccola parte della comunità che ha due obiettivi precisi: resistere e dunque sopravvivere, ed opporsi per tornare a vivere.

Ci deve sempre essere una guerra per avere la pace? E se agli Zombie piacesse essere Zombie?

Per prima cosa gli Zombie non provano nulla e non hanno colpa per questo; come per gli ignavi di Dante che seguono una bandiera camminando per l’eternità. Crediamo invece che la memoria degli italiani si resetti ciclicamente, poiché dimenticano che per aver ottenuto certi diritti o certe conquiste hanno dovuto lottare. La guerra dunque è necessaria come mezzo di reazione ad una situazione inaccettabile, come lo è stata in passato.

Lasciate un messaggio per i lettori.

“Leggere vi permette di non diventare Zombie”

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