Joanne Harris è un’autrice britannica, nota al grande pubblico per i suoi numerosi romanzi ed in particolare per il suo romanzo d’esordio, Chocolat (1998). Ed è proprio il ritorno del personaggio di Vianne Rocher, l’intraprendente cioccolataia vagabonda, che è al centro del suo utltimo romanzo, Il giardino delle pesche e delle rose.
Vianne Rocher è tornata: ancora forte, impulsiva, coraggiosa. Ma più matura, anche. Può parlarci dell’evoluzione del personaggio?
Ogni libro che ha visto come protagonista Vianne Rocher ne ha rappresentato un’evoluzione: di volta in volta infatti Vianne ha affrontato le sue paure. In Chocolat si è confrontata con l’atteggiamento della Chiesa e con il pregiudizio, in Le scarpe rosse è diventata nuovamente madre, affrontando sia la maternità che, in parte, una crisi d’identità. Infine in questo romanzo affronta il passato ed in particolare la sua paura di fermarsi, di mettere le radici.
In questo romanzo la parte dei “diversi” è affidata alla comunità islamica: come si è documentata su usi e costumi?
Non ho avuto bisogno di documentarmi perché vivo in una comunità multirazziale, con una forte presenza islamica. Inoltre io non vedo gli esponenti di questa comunità come soggetti da studiare o sui quali raccogliere informazioni: quello che mi interessa è raccontare storie di singoli individui, ed è quello che ho fatto anche in questo caso.
Nel romanzo c’è una forte presenza del cibo e del rituale della cucina: cioccolato, naturalmente, ma anche marmellata, cene conviviali e i piatti della cultura islamica. Che rapporto ha con la cucina?
Io cucino, io mangio come tutti, ma non sono una cuoca particolarmente brava…insomma, scrivo meglio di quanto cucini! Però credo che il cibo abbia moltissimi significati, e ognuno di noi ha un rapporto personale con esso.
So che è cresciuta a cavallo tra due culture e due lingue: che influenza ha questo sulla sua scrittura?
Non ho elementi per fare un confronto con situazioni diverse dalla mia, però posso dire che vivere a cavallo di due culture mi ha permesso di avere accesso ad un maggior numero di libri, ad un maggior numero di situazioni culturali e ad atteggiamenti diversi nei confronti della letteratura. Un arricchimento, una prospettiva più ampia che probabilmente non avrei avuto se fossi appartenuta ad un unico gruppo.
Quali sono i suoi autori preferiti? C’è un libro al quale è particolarmente legata?
La lista è davvero lunga, per citarne solo un paio dico Ray Bradbury e P.G. Woodhouse. Inoltre, non posso dimenticare Victor Hugo e il suo Les Misérables: un libro con cui sono cresciuta e che tuttora adoro.
Vuole lasciare un messaggio per i lettori de Gli Amanti dei Libri?
E’ sempre un piacere incontrare una comunità di persone con la quale condividere la passione della lettura. Non darò consigli o suggerimenti perché credo che ognuno debba trovare gli autori e le letture che gli sono più congeniali, ma ritengo che sia la lettura stessa ad essere importante, perché ci migliora e ci rende più civili. E quindi…buona lettura a tutti!