Jesús Jesús Carrasco, quarantenne, copywriter pubblicitario, è venuto in Italia per presentare il suo primo libro, Intemperie, Salani editore, un romanzo che in Spagna ha avuto dieci edizioni in tre mesi. Una storia cupa, essenziale, senza tempo, capace di commuovere e di lasciare un segno.
Un bambino, un capraio, un ufficiale di giustizia. Nessun nome proprio, nessun luogo preciso e un’epoca indefinita. Ci spiega il perché di queste scelte?
Si tratta di una risorsa della scrittura: ho pensato che privando il lettore di ogni riferimento certo, geografico e temporale, gli avrei trasmesso un certo disagio, una scomodità che avrebbe fatto da riflesso a ciò che vivono i personaggi del romanzo.
Il bambino è in fuga da qualcosa di drammatico, all’inizio ignoto. Man mano il suo passato si svela nella sua drammaticità. Qual è il segreto per rendere la narrazione così misteriosa e avvincente?
Io penso che esista un principio elementare nella scrittura, di base, valido per chiunque voglia raccontare una storia: ci deve essere una differenza tra quello che lasciamo intravedere, quello che promettiamo al lettore e quello che effettivamente diciamo. All’inizio del romanzo promettiamo una serie di questioni, di enigmi, ma non rispettiamo subito questa promessa: il lettore è incitato nella lettura, vuole arrivare allo scioglimento della vicenda. L’equilibrio tra le promesse e ciò che viene rivelato, oltre ad un certo ritmo nella narrazione, è ciò che mantiene il lettore incollato alle pagine.
Nel suo romanzo il mondo degli adulti è molto violento. Persone che dovrebbero proteggere i più piccoli, come genitori e autorità, ne sono in realtà i carnefici. A suo dire questa situazione rispecchia la realtà?
Sicuramente riflette una parte della realtà, ma fortunatamente la maggior parte dei bambini non è esposta a questo tipo di vulnerabilità. Tuttavia, anche se un solo bambino è esposto a questo tipo di maltrattamenti, credo valga la pena scrivere una storia come questa, col valore di denuncia. Vale la pena utilizzare la forza di tutti, di ogni singolo essere umano per combattere crimini del genere: sentiamo tutti i giorni casi di infanzia violata in modo atroce e questo è intollerabile.
Quale ritiene sia il tema principale del suo romanzo? Quale valore, messaggio, le piacerebbe che il lettore portasse con sé dopo la lettura del libro?
In primo luogo la consapevolezza: volevo richiamare l’attenzione del lettore sul fatto che molte persone vivono in condizioni decisamente drammatiche. Anche se il romanzo è ambientato in un’epoca passata, volevo attirare l’attenzione sul fatto che molti bambini vivono in un contesto disumano…penso per esempio alla situazione attuale in Siria. Vorrei anche spingere a prendere una posizione nei confronti di questa violenza: possiamo essere semplici spettatori della sofferenza altrui oppure possiamo vederla, osservarla e prendere posizione di fronte ad essa. Io scelgo di non rimanere inerte di fronte alla sofferenza altrui: questa presa di posizione è all’origine di ciò che definiamo speranza, ciò che ci può offrire una salvezza come esseri umani, ciò che ci può redimere come persone.
Ci consiglia qualche titolo per permettere all’Italia di conoscere meglio la letteratura spagnola contemporanea?
Per conoscere la letteratura spagnola attuale, il mio primo consiglio sono le opere di Rafael Chirbes che io considero un autore capace di proiettare una lente di ingrandimento sulla Spagna di oggi. E’ una persona che ha una lunga carriera alle spalle e che è sempre stato straordinariamente acuto. In secondo luogo, Jon Bilbao, un autore asturiano straordinario come narratore e romanziere e, infine, Ricardo Menéndez Salmón che per me è un vero e proprio modello di scrittura e del quale ammiro soprattutto l’onestà.
Ci lasci un messaggio per gli Amanti dei Libri.
Parafrasando Pessoa, leggere equivale a capire. La lettura non è solo intrattenimento, ma è qualcosa che permette di capire il mondo.