A tu per tu con… Jason Starr

Titolo: Savage Lane
Autore: Starr Jason
Casa Editrice: Unorosso
Genere: domestic thriller, Noir
Traduttore: Barbara Merendoni
Pagine: 310
Prezzo: 15

Nonostante sia tra gli autori americani di noir più conosciuti negli Stati Uniti, tradotto in più di dodici lingue e vincitore di due Anthony Award e un Barry Award, Jason Starr è persona estremamente alla mano. La sua ecletticità nel lavoro, che lo fa passare con disinvoltura dalla stesura di un thriller psicologico a dedicarsi al comics, attraversando anche la sceneggiatura televisiva, si riflette in un’estrema capacità di entrare in sintonia con il proprio interlocutore, portandolo con sé in un viaggio che ci conduce direttamente dentro il suo percorso letterario e la sua routine artistica. Lo abbiamo intervistato a poche settimane dall’uscita di Savage Lane, il suo ultimo noir che ha segnato anche il suo ritorno nelle librerie italiane dopo alcuni anni di assenza. Il libro, pubblicato dalla casa editrice Unorosso, è uscito contemporaneamente in Usa, Inghilterra, Germania, Austria, Svizzera e Italia, e ha impegnato l’autore in un lungo tour tra ottobre e novembre, culminato nel nostro Paese, con due tappe: a Piacenza e Brescia, in occasione della Rassegna della Microeditoria. Savage Lane è un domestic thriller ambientato a Westchester, periferia lussuosa di New York, dove si svolgono le vite dei quattro protagonisti, Mark, Deb, Karen e Owen, le cui esistenze sono intrecciate in una fitta rete di rapporti scabrosi, fantasie inconfessabili e ossessioni.

Come e quando hai deciso di scrivere Savage Lane?

Ho iniziato a scrivere Savage Lane un paio di anni fa. Mi girava in testa da un po’ un’idea, un nucleo narrativo che mi entusiasmava, così ho deciso di farne la base di un nuovo romanzo. Per me è fondamentale lavorare esclusivamente a progetti che mi entusiasmano.

Qual è stata la fonte di ispirazione per questo romanzo?

Inizialmente ho immaginato una relazione tra una donna divorziata e un uomo infelicemente sposato, in un sobborgo di New York. Un punto di partenza molto semplice, basico, ma è così che inizia la maggior parte dei miei libri – con una situazione familiare, riconoscibile. Poi le cose si fanno più complicate.

Come riassumeresti la trama di Savage Lane a coloro che non l’hanno ancora letto?

È sempre difficile per me descrivere l’intera trama di un romanzo in poche frasi; ho sempre la sensazione che troppi dettagli fondamentali vadano persi. Per farla semplice, direi: è un thriller psicologico ambientato nella periferia benestante di New York, incentrato sulla relazione tra un uomo sposato e la sua vicina di casa divorziata, e uno psicopatico perverso che li prende di mira.

In Savage Lane, la struttura narrativa si fonda sulla descrizione delle medesime situazioni da più punti di vista. Perché questa scelta e a quali autori e libri ti sei ispirato?

Si tratta di una struttura narrativa che ho adottato anche in un paio di altri miei libri, ma non è influenzata da nessun altro scrittore. In realtà, mi sono ispirato al cinema – in particolare a The Killing (Rapina a mano armata, ndr) di Stanley Kubrick. Penso che spostarsi tra i diversi punti di vista e mostrare lo stesso eventi da prospettive differenti sia un bel modo per creare suspense – perciò è questa la ragione per cui ho fatto questo tipo di scelta, per creare suspense. Ma l’ho fatto anche per ragioni di satira. I miei romanzi sono profondamente psicologici, quindi per me è interessante contrapporre narrativamente le percezioni e le impressioni dei miei personaggi.

Oltre a scrivere romanzi, sei anche autore di graphic novel, comics e sceneggiatore per la tv. Qual è il ruolo che preferisci e in cui ti identifichi maggiormente?

Mi piacciono tutti i miei progetti. Penso a me stesso principalmente come a uno scrittore di romanzi. Anche perché è quello che faccio per la maggior parte del tempo: scrivo libri. Dedicarmi al comics è divertimento allo stato puro e la sceneggiatura mi viene molto naturale dal momento che ho iniziato la mia carriera come drammaturgo, e adoro le narrazioni guidate dal dialogo, in ogni forma.

Come sei diventato uno scrittore?

Sono sbocciato tardi come scrittore – non ho iniziato a scrivere veramente fino al college. Mi ci sono dedicato seriamente durante i vent’anni, ma non avevo molto successo all’epoca. Ero ancora in una fase di apprendimento, credo. In quel periodo, sono stati prodotti un paio di spettacoli scritti da me che, onestamente, non sono andati granché bene. Poi, a trent’anni, ho pubblicato il mio primo romanzo.

Quando scrivi, segui qualche rituale? Per esempio, scrivi sempre in un determinato posto, a un orario preciso ecc.?

Non ho rituali, no. Scrivo ogni volta che ho una bel po’ di tempo a disposizione. Di solito, la mattina, poi faccio una pausa per il pranzo, e poi di nuovo il pomeriggio. Ma scrivo anche nei weekend. La cosa più importante è che non mi sembra di lavorare. Per me, è sempre come se mi stessi dedicando a un hobby, è fonte di grande divertimento. Sono sempre impaziente di dedicarmi alla scrittura per una giornata intera.

Con il marchio editoriale italiano Unorosso, pubblicherai in primavera anche il romanzo Twisted City, che nel 2005 ha vinto l’Anthony Award. Puoi anticiparci qualcosa sul romanzo? Qual è la trama?

Parla di un giornalista finanziario di Manhattan che ha una relazione molto tormentata con la sua fidanzata. Una sera, viene borseggiato in un bar di Midtown. Il giorno dopo, riceve una telefonata da una donna che dice di avere il suo portafogli; lui va a recuperarlo e questo si rivela il più grande errore della sua vita.

Quale tra i progetti letterari a cui ti sei dedicato o ti stai dedicando è quello a cui sei più affezionato?

Cambio l’oggetto delle mie preferenze di continuo, affezionandomi sempre al progetto più recente. Quindi, ora direi Savage Lane e il nuovo libro che sto scrivendo.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai scrivendo un nuovo thriller?

Sì, mi sto dedicando a un nuovo thriller. Sto anche lavorando a un nuovo progetto, ancora altamente top secret, quindi continuate a seguirmi per saperne di più.

Grazie!

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