A tu per tu con… Fabrizio Carcano

La faccia è di quelle bonarie che trasmettono immediata fiducia, ma gli occhi scuri,  profondi e inquieti, fanno intuire che Fabrizio Carcano, giornalista alla luce del sole e scrittore di gialli  esoterici col calar del buio, forse  un po’ Dr. Jekyll e un po’ Mr. Hyde, lo è sul serio. Di certo c’è che veste quasi sempre di nero, come uno dei suoi personaggi:  il demonologo torinese  Vanner.

 Con i suoi due primi romanzi “Gli Angeli di Lucifero” e “La Tela dell’Eretico”, editi da Mursia, si accosta al grande pubblico guadagnandosi niente di meno che l’appellativo di Dan Brown milanese.Milano è, infatti, la città che racconta, investiga, scandaglia tra strade, arte, periferie di ricordi ai margini di luoghi santi e cimiteri, alla ricerca dei simboli più nascosti e delle storie dimenticate.

L’abbiamo incontrato per parlare con lui di demoni, del male, del mondo occulto del satanismo e del paranormale. Tutti elementi che fanno parte non solo dei suoi libri, ma di quel genere giallo esoterico/noir che vanta un trend sempre crescente di vendite e di appassionati lettori. 

Nei tuoi romanzi tu racconti molto bene i demoni della città, dell’arte, della storia, dell’anima. Posso chiederti quali sono i demoni di Fabrizio Carcano? 

Molti dei miei demoni li ho in qualche modo esorcizzati trasferendoli nella figura controversa del commissario Ardigò, una persona che non riesce a vivere, a cogliere il presente e immaginare  un futuro, un uomo prigioniero di una corazza in cui si è infilato da solo, senza un vero perché. Penso siano demoni frequenti in tante persone, alcuni li esplicitano, altri li nascondono, anche a sé stessi. In questi miei primi due romanzi ho accennato anche ad un demone generazionale, quello delle persone che superati i 35 – 36 – 37 anni iniziano a fare i primi veri conti con la vita e si accorgono che quei conti non tornano. In generale comunque simili insoddisfazioni esistenziali si accentuano maggiormente in una metropoli dispersiva come Milano, dove la frenesia lavorativa, lo stress e il tempo gettato nel traffico esasperano e amplificano questi spettri, trasformandoli talvolta in demoni che poi danno vita a fenomeni come quelli descritti nei miei libri, di gruppi occulti, logge e via dicendo. 

In cosa consiste il fascino del male? 

Qui rischiamo di dover tornare ad Adamo ed Eva e alla fatidica mela. Dipende poi da cosa intendiamo per Male, se quello categorizzato dai dogmi della chiesa in cui entrava ogni forma di peccato, non per forza negativo. Mi pare evidente però che l’individuo, formato da regole imposte dalla famiglia, dalla scuola, dalle leggi, dalle istituzioni religiose o laiche, tenda sempre ad ammiccare verso il proibito e più si impongono regole e più cresce la voglia di trasgredirle. Ritengo che molti fenomeni legati al satanismo discendano da questa voglia di disobbedire alle regole, cui poi subentra una deriva estrema e una mancanza di valori o sentimenti a cui aggrapparsi. 

A cosa attribuisci il grande successo delle sette sataniche nei nostri tempi post moderni? Perché si sceglie Satana al posto di Dio? 

Sul grande successo mi permetto di obiettare. Che le sette ci siano è un dato di fatto, che abbiano successo no. Intanto partiamo dal fatto che si tratta principalmente di un fenomeno esploso nella costa pacifica degli Stati Uniti, in particolare in quella californiana, dove dagli anni ’60 operarono due leader carismatici come Anton La Vey e il suo discepolo Micheal Aquino, che costruirono un seguito incredibile, trasformando poi la cosiddetta ‘chiesa di Satana’ in un fenomeno mediatico e soprattutto commerciale. Il satanismo è poi approdato nel vecchio continente, dove ha trovato terreno fertile soprattutto nei paesi scandinavi e ultimamente in Russia o nelle zone di Budapest e Praga, meno nell’area mediterranea, dove chiaramente esistono fenomeni isolati, che generalmente restano sotterranei, e raramente emergono soprattutto per episodi di violenza, come capitato con i Bambini di  Satana negli anni ’90 a Bologna o le Bestie di Satana in Lombardia. Stando alla mappatura tracciata alcuni anni fa dal Viminale, nel nord Italia ci sono una ventina di sette che operano nel triangolo Torino-Bologna-Padova, dunque parliamo di numeri limitati. Detto questo si torna alle risposte precedenti: l’attrazione del proibito è da sempre più forte di quella del consentito, ricordiamoci poi che una parte rilevante dei rituali satanici consiste in rapporti orgiastici e anche questo elemento trasgressivo fa pendere la bilancia verso l’attrazione per questo tipo di mondo oscuro e perverso.  

Che rapporto hai col paranormale? Credi che esistano forze occulte ed invisibili, buone e cattive che l’uomo può manipolare per i suoi scopi e il cui effetto, anche catastrofico,  può ricadere sull’uomo stesso? 

Non essendo un credente ho una concezione prettamente ‘fisica’ del mondo, ovvero l’uomo è un animale più evoluto degli altri e per questo si è imposto nei secoli sugli altri essere viventi. Da qui il mio scetticismo verso il ‘paranormale’ anche se bisognerebbe dare una giusta definizione a questo fenomeno. Detto questo credo ci siano possibili fenomeni che la scienza ancora non può spiegare e che più facilmente definiamo paranormali. In questo senso poi ritengo che alcuni individui, pochi, posseggano doti medianiche che consentono loro di attuare comportamenti o influenze sugli altri esseri umani e che da sempre ci sono scienze, che spaziano dall’antropologia alla psicologia, che permettono di canalizzare energie che tutti noi possediamo, pur ignorandolo, in forme esteriori che possono spaventarci o sorprenderci. Da qui i vari maghi, santoni, medium ecc ecc. 

Qual è il personaggio de Gli Angeli di Lucifero che ti ha maggiormente “tormentato” perché non riuscivi a dargli un carattere, una forma, uno spessore? 

Come ho già detto, è senza dubbio il commissario Bruno Ardigò, antipatico, introverso, scontroso, insoddisfatto. Certe sue sfaccettature caratteriali le ho poi fatte emergere con maggiore rilevanza nel successivo romanzo, La Tela dell’Eretico. E’ la figura su cui ho maggiormente lavorato, attribuendogli la parte oscura del sottoscritto e molte ansie o derive che tutti noi abbiamo. Ho volutamente evitato di approfondire invece l’introspezione di Federico Malerba, che ho ritagliato come una sorta di ‘bambinone’ tutto preso dietro agli scoop e all’amore per la sua Lucrezia. Anticipo che nel successivo romanzo e nel terzo in preparazione la figura di Malerba, pur rimanendo rilevante, perde di importanza a scapito di Ardigò. L’altro personaggio che mi ha indubbiamente impegnato, e che finora ha riscontrato il maggior successo tra i lettori, è stato quello del demonologo, Dario Vanner,  glaciale e ambiguo, che nulla lascia trasparire di sé e che padroneggia la conoscenza del mondo satanico come una pericolosa arma a doppio taglio. 

Come ho scritto nella recensione, le donne ne “Gli Angeli di Lucifero” sono un po’ delle “macchiette” : o donne da bar, con tutto in mostra e che niente lasciano all’immaginazione, o donne idealizzate, “fatate” potremmo dire, come Lucrezia, la cui vera personalità, però, rimane occulta. Perché hai dato così poco peso specifico al gentil sesso  in questo tuo primo romanzo? E’ stata una scelta stilistica, narrativa, o forse le donne fanno parte dei tuoi demoni personali? 

Sicuramente Gli Angeli di Lucifero, non per scelta ma per una semplice spontaneità narrativa, è un romanzo ‘misogino’: vittime maschili, investigatori maschili e colpevoli maschili. E le donne a far da complemento, spesso estetico. Vero, il problema è che l’ho notato quando il libro era chiuso e perfetto a mio parere. Poi forse ho calcato la mano in alcune descrizioni, limitandomi però a riportare nero su bianco quelle che sono spesso le donne che popolano il centro ‘elitario’ di Milano: quelle dei locali ‘in’ della movida. Ripeto, una forzatura, ma questo tipo di donne c’è. Ne La Tela dell’Eretico irrompono prepotentemente in scena due donne di carattere che saranno le cooprotagoniste insieme alla coppia Ardigò-Malerba. Ma nessun discorso di quote rosa: la trama de Gli Angeli di Lucifero non richiedeva ruoli femminili, quella de La Tela dell’Eretico li rendeva necessari, tutto qui e anche nel terzo capitolo della saga le donne avranno un ruolo di primo piano.

 Dopo i tuoi due primi romanzi “Gli Angeli di Lucifero” e “La tela dell’Eretico” editi dalla Mursia, hai in programma qualcosa di nuovo? 

In parte ho già risposto: ho quasi terminato la stesura di un romanzo dal provvisorio titolo ‘Mala tempora’, ambientato, nell’estate del 2013, sempre a Milano, una terza indagine per gli ormai quarantenni Ardigò e Malerba, alle prese con il corpo di una donna decapitata gettato nel Naviglio Martesana e con un giovane perbene sgozzato in una chiesa del centro. Un’anticipazione, il resto lo leggerete in libreria nel febbraio 2014. 

Come da prassi ti chiediamo un saluto e un augurio per il nostro giornale Gli Amanti dei Libri. 

Un saluto e un augurio sincero, perché per l’editoria il momento è terrificante e avere uno spazio di qualità dove poter leggere e parlare di libri rappresenta un piccolo patrimonio per tutti noi. Per cui un sincero ringraziamento a Gli Amanti dei Libri per l’ottimo lavoro che svolge e qui parlo ovviamente da lettore di libri e non da modesto scrittore!

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Elena Cartotto

Curiosa e ironica mi piace andare fuori dai sentieri battuti, nei libri come nella vita. Se dovessi scegliere un titolo per raccontare la mia storia sarebbe sicuramente “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani. Il mio eroe letterario è Sherlock Holmes, l’autore con cui andrei a cena Oscar Wilde e i miei miti storici Gesù di Nazareth e Socrate. Sono un’idealista che ancora si scalda su alcuni temi sociali come dignità umana, libertà, lavoro e giustizia. Le mie passioni sono l’astrologia, la psicologia, il paranormale, la spiritualità e la musica che ci salva da noi stessi, ogni giorno. Per dirla con Vecchioni: “Ho combattuto il cuore dei mulini a vento, insieme ad un vecchio pazzo che si crede me….”.

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