A tu per tu con…Catena Fiorello

Esce oggi l’ultimo libro di catena Fiorello, intitolato “Tutte le volte che ho pianto” (Giunti): dedicato a tutti coloro che non smettono di credere nell’amore.

Giusto in tempo per San Valentino e giusto in tempo per farsi un auto-regalo.

Sì, perché quello di Catena Fiorello non è un omaggio solo all’amore comunemente inteso, ma a quello più autentico, sincero, eterno che possiamo vivere: l’amore per noi stessi.

Racconta di un’evoluzione, quella di una donna che si è separata non per volere ma per dovere, perché arriva a soffrire più di quanto ama, ma soprattutto perché si è resa conto che ogni tradimento del marito, e ogni suo leggero perdono è un cattivo esempio per la figlia.

“Credo nella fedeltà, nel potere e nella libertà che ogni persona ha di dire la verità al proprio partner. Ogni storia che ho vissuto, l’ho chiusa nel momento in cui non mi faceva più stare bene. Non ho bisogno di nascondermi, raccontare menzogne e fare del male all’altra persona”.

Flora ha pianto tante volte nella sua vita: quando da sorella è diventata figlia unica, a causa di un destino giunto al temine troppo presto, che la lascia sola, adolescente, in una stanza ancora troppo ingombra della presenza di Giovanna. Quando ha lasciato Antonio, e si è trovata a vivere – ancora una volta – senza un complice e, questa volta, con una figlia adolescente. Quando muore il padre e vede la mamma soffrire di solitudine. Quando crede di non essere abbastanza, quando si sente in colpa e quando è la peggiore nemica di se stessa in termini di fiducia.

Ma ci sono anche le lacrime di gioia, di emozione, di stupore…

“Io sono sempre stata una persona che crede nel potere del pianto. Fino a pochi anni fa piangevo per tutto, gioia, tristezza, emozione. Io piangevo! Poi ho vissuto un forte trauma, e da lì non riesco più a farlo. Ci provo, eh! Ma mi sono resa conto che piango in maniera diversa, sotto forme alternative, il dolore si trasforma in qualcos’altro e vivo reazioni differenti che esprimono lo stesso significato: solo non mi scendono più le lacrime. Credo nella forza di un bel pianto, il pianto sfoga, fa sì che le emozioni escano. Tenersi tutto dentro è assolutamente nocivo e poco sano per la nostra persona – prima o poi quel dolore deve venire fuori”.

Bianca, la figlia di quindici anni di Flora, reagisce esattamente come reagirebbe una ragazza della sua età di fronte ai mutamenti indesiderati del proprio nucleo familiare: i genitori che si separano, l’amore immenso ed incondizionato per il padre ridotto a qualche pomeriggio alla settimana passato insieme, la mamma che d’un tratto non è più solo “sua” ma diventa anche di qualcun altro.

Come hai fatto a descrivere con così tanta precisione i comportamenti e gli atteggiamenti di una figlia adolescente nel mezzo di una separazione e alle prese con una nuova storia d’amore?

“Amo osservare. Credo che una delle mie più importanti risorse, sia per la scrittura sia per l’immaginazione, sia l’osservazione. Amo osservare come si relazionano gli umani e soprattutto i bambini e i ragazzi. Con tutti questi social, oggi, si sta perdendo il valore reale dei rapporti interpersonali. Effettivamente, io non sono mamma, ma raccontare e immergermi nei panni di una madre lo potrebbero fare tutti: ci si immedesima. Ma in una figlia, adolescente e reduce da una separazione, è più complicato. Io credo e sono convinta, e ciò deriva sempre dal mio spirito di osservatrice, che i figli non siano assolutamente felici di fronte ad una famiglia allargata. Che poi si adattino, quello è indubbio e sono sicura lo facciano anche molto bene con tanta volontà. Ma non possiamo dire con sincerità, che i figli di  genitori separati, siano felici di queste condizioni. Non possiamo convincere loro di verità che ci raccontiamo noi adulti per sentirci meno in colpa”.

Flora è una donna come le altre, proprietaria di un bar di Messina, che ama la sua città e le sue radici, riconosce il valore immenso del mare e con lui si emoziona, riflette e si riflette. È la donna che potremmo ritrovare sul volto della vicina di casa, nello sguardo della panettiera, nel profumo di caffè in coda alla cassa la mattina. È la donna che tutte potremmo essere e che, alla fine del libro, vorremmo essere. Vera come tutti i personaggi raccontati da Catena Fiorello, che racconta ancora una volta una storia di vita – immaginata, che ha tutte le carte in regola per essere reale.

“Io sono enormemente attratta dal quotidiano. Amo raccontare di storie “normali”. Amo la gente normale e non mi piace, anzi mi annoia proprio, parlare di gente “incredibile”. Sono cresciuta in una famiglia assolutamente normale, con radici povere e anche un po’ drammatiche per le condizioni di povertà. Ho voluto che questa fosse una storia naturale, che seguisse il suo corso secondo le più quotidiane situazioni. Siamo troppo soggiogati da questa attuale “stagione del fasullo”: risate fasulle, lacrime fasulle…”

Flora vive una trasformazione, una rinascita, una svolta. Niente è dovuto alla fortuna, ma all’impegno che lei stessa ci mette per far rifiorire la sua vita.

In questo libro Catena Fiorello affronta temi caldi di una quotidianità estremamente contemporanea: i messaggi sono molteplici, chiari e forti, si leggono tra le righe in termini di forma ma spiccano per quanto riguarda l’incisività.

Mi è stato chiesto di definire il libro con una parola e ho scelto: autenticità / verità.

Emoziona, commuove, ispira, smuove.

Come un prisma, a seconda dell’anima che lo legge, riflette una luce diversa.

tuttelevoltechehopianto

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