A tu per tu con…Carlos Ruiz Zafon

Lo scorso quattro dicembre si è tenuto presso l’hotel Principe di Savoia l’incontro tra alcuni blogger e l’autore Carlos Ruiz Zafon, scrittore di fama mondiale e autore del best seller Il labirinto degli spiriti, romanzo conclusivo della saga del Cimitero dei libri dimenticati, iniziata quasi tredici anni fa.

Anche Gabriele Scandolaro, per Gli Amanti dei Libri, era presente all’incontro per voi.

La città di Barcellona è la sua città di origine. Con il passare del tempo è diventata a tutti gli effetti uno dei personaggi che popolano la serie. Detto ciò che rapporto sente di avere con Barcellona? Come la descriverebbe ai suoi lettori?

Amo la città di Barcellona, è la mia città di origine. È sempre un piacere tornare a vederla, perchè è sempre un piacere tornare a casa. Ci sono tanti luoghi di Barcellona di cui potrei parlarvi, ma quello che ritengo essere il più importante, quello a cui sono più affezionato è il quartiere di Barcellona dove sono nato che dista pochi passi dalla Sagrada Familia. Quando ho provato a scrivere di Barcellona nel mio romanzo non avevo forse intenzione di trasformarla in un personaggio vero e proprio ma di raccontare l’essenza di Barcellona, quella che sento io che è molto diversa da come può vederla chi viene a visitarla come un turista. Ogni anno a Barcellona arrivano molte persone che la vedono come grande città, città d’arte ma non ne conoscono i vicoli segreti, le stradine oscure e i luoghi caratteristici che magari sono privi di interesse per chi viene da fuori ma non per me che ci sono nato e cresciuto.

Come la sua famiglia ha vissuto il periodo della guerra civile? Come se ne parlava e come se ne viveva in casa?

Quando sono nato io, ed era il 1964, il regime di Franco era ormai nel suo ultimo periodo, non era il regime degli inizi, c’erano delle piccole aperture. Gli spagnoli tuttavia non avevano dimenticato il periodo della guerra civile, in casa si cercava di non parlarne, era stato un periodo davvero terribile e su tutta quella vicenda le persone stavano zitte, c’era un grande silenzio anche per colpa della paura. Anche se era passato molto tempo, se si camminava per strada si poteva ancora vedere dove erano cadute le bombe, i danni che avevano fatto alla città. Barcellona aveva perso molto della sua europeizzazione, era diventata una città strana, diversa. Assomigliava molto a Berlino piuttosto che ad altre città europee.

Quanta letteratura spagnola c’è all’interno del suo libro?

Credo che ce ne sia a sufficienza. Ho sempre pensato che sia praticamente impossibile per un autore, scrivere senza una tradizione alle spalle.

Ora che ha finito il suo ultimo libro, non sente la mancanza dei suoi personaggi? E ora che ha finito di scrivere la sua saga pensa che tornerà a scrivere libri per bambini?

Credo che risponderò solo alla seconda domanda. Al momento non ho fatto particolari progetti o programmi su cosa fare o no. Non credo che mi metterò a scrivere di nuovo qualcosa per bambini, non nell’immediato. Ammetto che quando mi capitava di scrivere libri per bambini mi trovavo un po’ in difficoltà. Non mi sentivo appieno sincero, mi sentivo un po’ forzato. Come molti altri scrittori sentivo come se fossi appeso a una fune che si sta spezzando lentamente e avevo paura che ciò accadesse e quindi di scomparire e quindi di non poter fare più l’unica cosa che sapevo fare, ovvero lo scrittore.

Pensavo alla sua passione per il pianoforte. Che relazione c’è tra il suonare, il comporre e lo scrivere? E che relazione ci ha visto lei?

Wow, bella domanda. Credo che sia qualcosa di estremamente personale e reputo la musica estremamente importante per me. Amo la musica. Ho sempre amato la musica. E da piccolo non ho mai potuto avere una educazione musicale. Quando sono cresciuto e ne ho avuto la possibilità mi sono dedicato alla mia educazione musicale, ma l’ho fatto solo per hobby. La musica è un linguaggio molto importante, molto intenso come, e forse più, che quello della scrittura stessa.

Ne “l’Ombra del vento” il protagonista è un giovane mentre nel “Labirinto degli Spiriti” è un uomo adulto. Di quale periodo della vita ha preferito scrivere?

Non c’è un periodo vero e proprio di cui ho voluto parlare e scrivere, mi è piaciuto lavorare su ciascuno di questi. La mia intenzione era quella di scrivere di come cambia un personaggio nel corso della propria vita. Per quanto riguarda Daniel ho trovato potesse essere estremamente interessante vedere come fosse cambiato durante il corso del tempo, da quando era bambino ed ha perso la madre senza sapere il perché. Ho pensato fosse interessante vedere la storia attraverso i suoi occhi. Si vede tutta la storia attraverso i suoi occhi, i vari personaggi, i vari luoghi. Anche Bea, la figlia di Daniel, la vediamo non per quello che è ma attraverso gli occhi di suo padre Daniel.

Volevo chiedere a proposito di Fermin, genesi del personaggio e quanto è stato difficile scrivere di lui.

In realtà, non credo sia stato così difficile. Fermin è una parte di me, è sempre rimasto con me fin da quando mi è venuta l’idea ed ero appena adolescente. È chiaro che con il tempo lui si sia trasformato ma non penso sia stato per colpa della storia in cui l’ho inserito, quanto perché io sono cambiato e sono cresciuto. Posso dirti che Fermin nasce come un tipo di personaggio assai popolare all’interno della narrativa spagnola, è il classico uomo senza casa, uno spirito libero, un po’ buffo e un po’ saggio. È una guida per Daniel, una specie di angelo senza però avere o pretendere che abbia una veste angelica. Ecco forse la cosa più complicata di Fermin è stata quella di rendere questo personaggio divertente. Infatti se credi di essere divertente e non lo sei, sei finito. È un disastro.

Che relazione vede tra letteratura e vita reale?

Credo che siano strettamente collegate tra di loro. Penso che la letteratura e la vita vera siano inscindibili. La vita è fatta di sequenze, c’è la nascita, c’è la crescita e c’è la morte e così le storie che si raccontano sono divise in sequenze narrative dove un personaggio viene ideato e lo vedi svilupparsi e poi cambiare. Trovo affascinante quando la narrazione e la finzione si mescolano alla vita vera. Ad esempio vorrei condividere con voi un episodio molto buffo. Mi è capitato che alcuni librai miei amici mi raccontassero che alcuni clienti, dopo aver letto i miei romanzi, sono andati per davvero a cercare i libri di Julian Carax convinti che esistessero per davvero oppure persone che percorrevano le ramblas alla ricerca del cimitero dei libri perduti credendo che come luogo esistesse per davvero.

Gabriele Scandolaro

Mi chiamo Gabriele e sono un lettore. Ho iniziato a leggere quando ero molto piccolo, complice una nonna molto speciale che invece delle classiche favole riempiva le mie giornate raccontandomi i capolavori teatrali di Shakespeare e di Manzoni. Erano talmente avvincenti le sue narrazioni che, appena mi è stato possibile, ho iniziato a leggere per conto mio. Ma terminato il mio primo libro ne ho iniziato subito un altro. Poi un altro. Da allora non riesco più a smettere di leggere. Quando non leggo o studio, lavoro come Educatore e suono il violino.

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