In un grande hotel di Milano abbiamo avuto la fortuna di incontrare un’autrice che sta facendo molto parlare di sé. Si chiama Alma Katsu ed è una profiler della CIA. Il suo libro è appena uscito in libreria edito da Longanesi: “Immortal”. Vediamo un po’ cosa ci rivela.
Parliamo un po’ di lei, chi è Alma Katsu oltre che una scrittrice di successo?
Innanzitutto non so se la definizione di “scrittrice di successo” sia ancora stata decisa, sono una donna che ama molto leggere, ama leggere delle belle storie e ha sempre voluto fare la scrittrice e, come penso la maggior parte degli scrittori, sono innanzitutto una lettrice. Da bambina ero uno di quei bambini che stanno sempre con il naso tra i libri e alla fine quando si legge tanto prima o poi capita di voler scrivere le storie che ci piace leggere. Diciamo che ho fatto una piccola deviazione perché non avevo ben capito come diventare una romanziera, come si facesse non tanto in termini di carriera ma anche perché non sapevo proprio come scrivere un romanzo, non avevo una grande idea da portare a termine. La deviazione è stata il mio lavoro nel mondo dell’intelligence, ho avuto questa occasione e ho pensato : “perché no”. Pensavo che non sarebbe durata molto, la vedevo come un esperienza transitoria anche per avere qualcosa da raccontare, in realtà poi ho fatto carriera in quel mondo, ci sono stata per trent’anni. Però sono felice adesso della possibilità di realizzare il mio sogno finalmente.
Lei ha detto che “Immortal” è una ripresa di un racconto scritto anni fa. Ha pensato subito ad una trilogia per questa storia, oppure si è accorta in seguito che un solo romanzo non bastava?
No, il libro doveva essere un romanzo a sè stante, l’unica cosa è che mi ci sono voluti dieci anni per scriverlo e quindi dopo così tanto tempo ero affezionata ai personaggi e ne sentivo la mancanza. Per questo mi è venuto facile immaginare in che direzione potesse continuare la storia per poter diventare questa grande storia d’amore. Ho avuto la fortuna di riuscire a farlo accettare agli editori sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti con semplicemente pochi paragrafi che ho presentato su come continuerà, anche se questo un po’ mi fa paura perché di solito vogliono che ci sia un qualcosa di più articolato, non soltanto uno scheletro, un accenno. Però si sono accontentati di quello e anche se fa un po’ paura io sono contenta di poter continuare, però naturalmente c’è sempre il timore di non riuscire a portarlo a termine anche se in realtà so dove andrà a finire e quindi penso di essere sulla buona strada.
Lei è una profiler della Cia, cosa si può ritrovare del suo lavoro nel romanzo? È d’ispirazione per l’analisi dei personaggi, per le scene di suspence?
Non avevo pensato alle scene di suspence, in questo senso però diciamo che la materia naturalmente è molto diversa, gli argomenti sono molto diversi, però ho imparato una cosa nell’ambiente dell’intelligence; ho lavorato per così tanto tempo circondata da persone che cercano di manipolare il modo in cui vengono percepite dagli altri che dopo trent’anni penso che questa cosa ti entri dentro in qualche modo. Ho imparato forse a vedere sotto la superficie, a interpretate in un altro modo le persone e le cose e non me ne ero resa conto di questa influenza sul libro fino a quando il mio editore mi ha detto “ ma sai che i tuoi personaggi sono tutti così sempre pieni di intrighi, manipolazione, ingannevoli” e quindi sì, sicuramente c’è questo aspetto : niente è come sembra. Tutto questo viene dalla mia esperienza dal mondo dell’intelligence. Un altro elemento è che penso che tutti abbiamo un lato oscuro, dei lati oscuri, e questa è un’ altra cosa che io ho sicuramente appreso nel mio lavoro in particolare quando mi sono occupata di genocidi. Si scopre che anche persone da cui non ci si aspetterebbe una violenza del genere sono poi in grado di prendere un machete e fare a pezzi il loro vicino se qualcuno riesce a toccare i tasti giusti, a convincerli, e questo avvenuto in Africa e in altri luoghi quindi quasi tutti sono apparsi capaci di violenza, chi più chi meno .
È stata definita una “Stephanie Meyer per adulti”, quanto si ritrova in quest’etichetta?
E’ molto difficile a dirsi per me perché non ho mai letto i libri di Stephanie Meyer quindi mi devo fidare di chi ha fatto questo paragone. Una cosa posso immaginare: che sia comunque una brava narratrice se è brava a raccontare delle storie che comunque coinvolgono le persone e in cui le persone riescono a rispecchiarsi e quindi in questo senso spero di essere come lei
Il suo lavoro è certamente una novità come thriller, come fantasy e come romanzo d’amore… dove ha trovato l’idea per questa storia?
Non mi è venuta tutta d’un tratto questa idea, non è arrivata tutta insieme già pronta ma mi ci è voluto molto per scrivere tutto il libro. Il concetto fondamentale, diciamo l’essenza della storia, è quella della storia d’amore. L’idea di scrivere la storia di una donna che è cosi innamorata di quest’uomo che non può avere, questo era il punto di partenza! poi ho aggiunto l’immortalità proprio per accrescere ulteriormente l’effetto drammatico perché se lei è così ossessionata da quest’amore che non può avere ed è condannata a vivere per sempre l’effetto è molto più pesante. Per il resto ci sono elementi storici importanti, l’elemento drammatico importante, quello romantico, e ci sono sicuramente pochi libri che forse uniscono tutti questi aspetti. Forse il più simile può essere Intervista col vampiro per l’aspetto un po’ epico e il fatto che spazia nel tempo però rispetto a quello qui c’e molto più la storia d’amore e mancano i personaggi dell’orrore. Gli aspetti dell’orrore, quelli che si attende di trovare sempre, mancano in Immortal quindi in questo senso l’elemento magico in questo libro è un po’ insolito. Quindi nel complesso direi che è una lettura soddisfacente però può essere molto difficile riuscire a descriverlo ad una persona che non l’abbia letto perché è difficile riuscire ad inquadrarlo.
I personaggi si Immortal sembrano attentamente inseriti nel contesto storico da cui nascono, un ambiente tratteggiato con cura, quanto è importante quest’ambientazione storica così precisa nel romanzo
Diciamo che in un romanzo strettamente storico il dettaglio è essenziale, io sono un po’ pigra quindi forse non sono arrivata a quei livelli ma gli elementi storici ci sono in questo libro per quanto non sia un romanzo storico vero e proprio. Inoltre non volevo che i lettori uscissero un po’ da quello che è il sogno, come l’idea di sospendere un po’ l’incredulità e inseguire la storia, quando invece l’elemento storico è molto forte questo può appesantire un pochino, ci si ritrova ancora in un determinato luogo, il un determinato tempo e io questo non volevo che accadesse
Interessante l’utilizzo di tutta una serie di elementi storici, di ricerca, per esempio un elemento come l’alchimia per rendere immortali personaggi, poco sfruttato dalla letteratura. Oppure lei afferma che St. Andrews è una cittadina che non esiste, che i lettori non si devono accostare a quest’opera attendendosi accuratezza storica eppure ha fatto molte ricerche sul luogo di ambientazione dell’opera, sulla storia delle città di Allagash e Madawaska che molto assomigliano a St. Andrews
Spero di non aver dato l’impressione sbagliata con la risposta precedente, in effetti poi ci stavo ripensando e mi chiedevo se non avessi un pochino fuorviato. A proposito delle ricerche, io sono cresciuta in Massachusetts quindi tutta quella parte del libro che riguarda la storia coloniale degli Stati Uniti nell’area di boston la conosco, diciamo che sono realtà che conosco perché sono cresciuta in quelle zone e quindi sono stata a confronto con queste cose sempre. Per quanto riguarda il Maine ho dovuto documentarmi perché sono aspetti più oscuri : come vivevano gli americani a quell’epoca , in quei luoghi..questa documentazione è avvenuta riferendomi a libri di testo presenti nei college del Maine in cui si insegna storia locale. Ho fatto anche ricerche specifiche sui costumi e l’abbigliamento dell’epoca grazie a musei, sono andata anche in virginia dove c’era una mostra sull’abbigliamenti del periodo e per fortuna avevano un libro, così ho potuto portarmi a casa questa lettura molto utile. Per quanto la parte sull’alchimia è molto interessante perché questo coinvolge l’idea un po’ filosofica che si differenzia molto dal fantasy classico. Per quanto riguarda l’elemento sovrannaturale nel fantasy classico ci sono di solito elementi tradizionali come possono essere vampiri piuttosto che licantropi, diciamo che si conoscono le regole: si sa che i vampiri non escono mai durante il giorno, che non possono entrare in un stanza se non sono stati invitati..tutte queste regole fissano dei limiti e quindi creano anche un mondo che è comodo, in cui ci si può muovere facilmente. Invece in questa situazione, nella situazione di Immortal, non si sa da dove venga la magia e quindi è tutto in discussione : Dove trova Adair questo uso potere misterioso?da dove lo ottiene?questa è un po’ una domanda che pervade tutta la storia. Per quanto riguarda Jonathan e Lanny loro sono cresciuti in un epoca in cui tutto viene filtrato attraverso la prospettiva religiosa quindi diciamo che il loro modo di rispondere a questi interrogativi è in primo luogo chiedersi se si tratti di un influsso divino o di una punizione divina piuttosto che di un’influenza del diavolo. In questo libro non c’è una risposta, la domanda rimane e continuerà ad essere posta nei prossimi volumi : si tratta di magia che potrebbe esistere o no o si tratta della capacità di gestire le forze della natura?questa è la domanda a cui si troverà risposta nel terzo libro, sarà svelata e sarà anche una grossa sorpresa.
Riguardo alla storia che sta alla base del romanzo, è una storia d’amore veramente particolare, descrive un amore indistruttibile eppure egoista e mai ricambiato abbastanza..
Voleva essere più di un esplorazione o di un analisi superficiale dell’amore, voleva andare più a fondo, sbucciare e vedere gli strati. In questo una forte ispirazione è stata quella di un autore ungherese che si chiama Sandor Marai che ha scritto un libro che si chiama Casanova in Bolzano nel quale esplora l’amore, il sentimento dell’amore, in grande profondità , da tutti gli aspetti, guardando tutte le motivazioni possibili. E’ un’ ottima lettura, un libro meravigliosamente scritto. Questo è stato anche il mio punto di partenza: quando diciamo “sono innamorato di una persona” ci dovremmo anche chiedere perché, perché mi fa sentire bene, perché risponde a qualche esigenza mia. Sicuramente nell’amore ci può essere anche un interesse egoistico però non si risolte tutto lì, le motivazioni possono essere tante, il mio intento era quello di descrivere l’amore per quello che è.
La vicenda è vista quasi per intero da un punto di vista femminile, dal personaggio di Lanny, un personaggio che sembra così forte e così fragile insieme, sembra un personaggio già moderno , pieno di ingenuità e perseveranza, capace di avere vicino solo uomini sbagliati come Jonathan, Adair.. è attorno a lei che ruota tutto il romanzo..
Diciamo che le sue scelte sono limitate a St Andrew in un certo senso, questo personaggio, Lanny, ha tante qualità, caratteristiche che molte giovani donne possiedono, soprattutto quando sono ancora molto giovani. Ci si chiede perché Lanny abbia scelto Jonathan, diciamo che io spero che questo personaggio soprattutto faccia vedere ai lettori, faccia ritrovare ai lettori e soprattutto alle lettrici molte caratteristiche che anche loro hanno sperimentato da giovani. Un aspetto importante di Lanny è questo: per quanto sicuramente fosse amata dai suoi genitori a quell’epoca i maschi erano sempre favoriti quindi forse lei inconsciamente non si sentiva poi così tanto amata e forse per questo voleva dimostrare a se stessa e agli altri di essere amabile, di poter essere amata, e per questo ha voluto insistere su questo amore al di la delle sue possibilità, inarrivabile.
Jonathan, il protagonista maschile, eppure è un personaggio che nel romanzo rimane in qualche modo ambiguo, forse perché visto sempre con gli occhi di Lanny diventa quasi difficile da comprendere, in alcuni punti sembra egoista in altri privo di colpe
Jonathan è un tipo di personaggio particolare, che però si rifà anche a persone che io ho visto, incontrato nella vita reale e quindi si rifà soprattutto al mio primo mestiere, quello di giornalista musicale. Mi è capitato appunto di vedere le rock star e si tratta di persone molto carismatiche, che un po’ esercitano un grande potere di attrazione su tutti quelli che incontrano anche se sicuramente non sono degli eroi, anzi spesso sono dei drogati e chissà che altro. Però c’è questo carisma straordinario e poi hanno anche una certa onestà. Nel senso che è ben chiaro come stanno le cose, ci sono molte donne attratte da loro ma sanno benissimo quali sono le regole non scritte, se stanno con loro sarà per un intrattenimento passeggero. Questo tipo di comportamento tipico delle rock star dà una grande carica di aggressività passiva, cioè sono persone che sanno quello che vogliono e che sicuramente non cambiano per gli altri e gli altri sono liberi di accettare o meno le loro condizioni, sapendo che qualsiasi cosa facciano naturalmente non spezzeranno il cuore al personaggio. Siccome Jonathan chiaramente è l’amato di Lanny, l’obiettivo della sua passione, molti lettori vorrebbero che fosse un personaggio più tradizionale e per molti è stato veramente irritante però secondo me è un personaggio valido.
Ci sono forti dualità nei personaggi, sia femminili che maschili, in Lanny, in Jonathan ma anche in Luke, medico di campagna bloccato in una cittadina che odia eppure pronto a fuggire con una donna sconosciuta..
Diciamo innanzitutto che lui è l’unico personaggio “normale” : non è immortale quindi un pochino ci da questa possibilità di metterci nei suoi panni, di chiederci: che cosa faremmo noi al suo posto? In particolare per chi ha la mia età è più facile identificarsi con lui perché è arrivato ad un punto in cui si accorge che la sua vita non è andata come voleva : la moglie l’ha lasciato, come molte persone di quest’età ha dovuto occuparsi dei genitori malati e morenti e per questo è ritornato in questa città natale che odia ed è rimasto bloccato senza sapere cosa fare. Sicuramente è in un momento in cui i tempi sono maturi per il cambiamento, ma poi cambiare le cose è difficile: molte persone non ci riescono, rimangono bloccate come se stessero sempre nella stessa routine. Lui ha questa opportunità, l’opportunità che si presenta sotto forma di questa donna diversa da tutte le altre che apre una porta su un regno completamente sconosciuto e lui si trova davanti alla domanda se fare questo salto nell’ignoto oppure no.
Lei afferma che il suo scrittore preferito è Nataniel Hawtorne, gli deve molto per questo suo esordio? quanto è stato d’ispirazione? A chi altro ha guardato scrivendo?
Forse perché è il mio primo romanzo le influenze sono state tante, un amalgama di varie cose che confluiscono nel creare quello che si scrive. Sicuramente Hawtorne ha una grande influenza ma anche “L’ intervista con il vampiro” che ho apprezzato molto quando è uscito. Non solo libri però, anche film possono essere d’ispirazione, per esempio il film Orlando uscito una decina di anni fa, diretto da Sally Porter, che è una storia in cui l’elemento fantastico assume una dimensione molto particolare. Rimane questo mistero di chi è veramente Orlando che ha vissuto quattrocento anni e che non solo vive così a lungo, ma cambia addirittura genere. Naturalmente è un film basato sul romanzo di Virginia Woolf , con uno sfondo storico ricostruito benissimo, visivamente ed esteticamente molto bello, mi ha lasciato una forte impressione. In ogni caso le influenze su di me sono davvero tante.