
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 180
Prezzo: € 18,00
La primavera del 1980 porta con sé un orribile delitto nel paese di Besana Brianza. A morire è una donna, Caterina Besozzi, medico di base, amata e rispettata dai suoi pazienti, una giovane signora gentile e disponibile. A trovarla morta nel salotto di casa intorno alle ventuno è il fratello maggiore Attilio, invitato – come sovente accadeva – a cena. Caterina è seduta in poltrona. Abbandonata in grembo, la Settimana Enigmistica, la televisione accesa, il cranio sfondato. Attilio, stravolto, dà l’allarme e arrivano i carabinieri guidati dal maresciallo Vicinanza nonché il magistrato Sante Forestieri. Chi e perché ha ucciso l’irreprensibile Caterina? Arrivata da non molto nel paese, la Besozzi era di Laveno Mombello sul lago Maggiore. Orfana di madre in tenera età, aveva seguito le orme del padre nella sua professione di medico, al contrario del fratello che aveva scelto di diventare informatore farmaceutico. Caterina, alla morte del genitore e dopo una deludente vicenda d’amore, aveva preferito svolgere l’attività lontano da Laveno accettando il posto di medico di base a Besana Brianza. Nella villetta, un tempo abitata dal suo predecessore, viveva da sola e del suo privato nulla si sapeva, né lei aveva mai dato adito a pettegolezzi.
Naturalmente, carabinieri e magistrato non sono gli unici ad arrivare sul luogo del delitto. Su questa storia di provincia si scatena la stampa. Infatti, a raccontarla è un giovanissimo cronista:
“Allora lavoravo come corrispondente da Monza e Brianza per il «Corriere d’Informazione», l’edizione pomeridiana del «Corriere della Sera», pubblicata in due edizioni: la prima, chiamata Ultima, che era pronta verso mezzogiorno, e la seconda, detta Ultimissima, che arrivava nelle edicole verso le sedici.” (pag. 8)
Ad affiancarlo, un collega de L’Unità, Beppe Carmagnani, di pochi anni più anziano, ma già molto esperto. Condurranno insieme la loro indagine da giornalisti investigativi indirizzando, infine, le ricerche del maresciallo Vicinanza verso la verità che si cela dietro la morte di Caterina.
Questo, in breve, il succo della storia. Ma quello che affascina in questo pregevole e colto romanzo è il modo in cui la vicenda viene narrata. Ad esempio, scoprire come un giornalista lavorava in un’epoca in cui, per dirne una, telefonini, internet e navigatori satellitari non esistevano e tutto era affidato al personale ‘scarpinare’ fra questure, comandi dei carabinieri e case di testimoni e familiari della vittima; alla presenza di un posto telefonico pubblico per dettare il proprio pezzo alla redazione del giornale; al sapere porre le domande giuste alle persone giuste.
Michele Brambilla, scrittore e giornalista di chiara fama e dalla ricca carriera, ci racconta un mondo che non esiste quasi più e dove i colleghi citati sono realmente esistiti. Ci racconta di anni difficili e violenti, di una provincia pettegola e piena di inconfessabili segreti dove in tanti si sono ‘fatti da sé’ e lo sbandierano ai quattro venti. Ironico, realista, impeccabile nella scrittura, questo è un giallo sociale da leggere con innegabile godimento.