
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 304
Prezzo: € 20,00
Ugo Giramondi è solo un bambino nel 1977. Un bambino che adora il nonno e il suo negozio di ferramenta, un luogo dove si può trovare qualunque cosa che serve in una casa. Nel retrobottega Ugo si ritira a fare i compiti. Il nonno, che tutti chiamano Chiodo, lo ha attrezzato con una stufetta perché d’inverno Ugo non abbia freddo. E proprio lì, un giorno, mentre Ugo sta studiando, nonno Chiodo, le mani sul tavolo fra i libri di scuola del nipote, gli dice di non offendersi se in futuro chiameranno Chiodo anche lui, perché un chiodo è alla base di tutto, è un soprannome di cui andare fieri. Detto questo, in una terribile e traballante sequenza, il nonno rovina al suolo e muore. Ugo ne rimarrà talmente scioccato da sviluppare seri problemi con la parola, un handicap non da poco perché sebbene sappia benissimo cosa rispondere se interrogato o chiamato in causa, non riesce a farlo se non con una esasperante lentezza. La sua vita in casa, a scuola e con gli amici non ne trae certo beneficio, ma Ugo impara a non preoccuparsi più di tanto, amatissimo com’è da sua madre e, in fondo, anche dal padre. La sua salvezza sono i libri dai quali trae conforto e insegnamento, che in tanti momenti della vita gli indicheranno persino la strada da seguire per non precipitare nella disperazione.
Ugo non diventerà Chiodo – quell’attività non gli interessa – e spingerà suo padre a vendere la ferramenta, ora ingrandita al punto dall’aver acquisito sedi in tutta Italia, poco prima che l’uomo muoia di infarto. Un dolore che Ugo porterà come un peso e una vergogna per anni.
Nonostante il suo ‘problema’, Ugo si fa degli amici. L’affascinante Augusta – l’unica che già alle medie ha capito quanto lui sia intelligente e speciale – il grande amore della sua vita; Giorgio – che gli ricorda il Giorgio Clerici di Fenoglio, Una questione privata – con il quale completerà gli studi in legge e che aiuterà con ricerche nel suo studio di avvocato; Luca, così simile al giovane Holden, che diventerà un prete; Arianna, che lui definisce ‘la donna birra’ perché, se ne apprezzi il primo sorso, i seguenti non sono mai altrettanto buoni. Per anni sarà innamorato di Augusta, un po’ folle, leggera, incapace di far sì che l’amore di Ugo le basti tanto da tradirlo a più riprese con Giorgio, di nascosto, certo, ma Ugo non è stupido! E di nuovo saranno i libri a salvarlo:
“…ogni volta li perdonavo, ogni volta trovavo il motivo giusto per tornare ad amarli. I libri mi aiutavano molto. Perché la cosa bella che trovi nei libri dei grandi scrittori è la meraviglia dell’imperfezione della vita, l’oscuro che diventa cifra percepibile. E si tratta di una cifra bellissima, proprio perché è inafferrabile.” (p. 119)
Finché, una sera, stanco di bugie e sicuro che Augusta e Giorgio si vedranno a casa di lui, decide di raggiungerli e chiarire una volta per tutte le cose. Ma qualcosa di terribile succederà quella sera, qualcosa che Ugo non ricorda e che lo farà finire in galera. Inizia qui la parte terza e finale del racconto narrato in prima persona dal protagonista. Perché forse non è così vero, come sostiene lo scrittore Milan Kundera, che la vita non si può né correggere, né migliorare.
Racconto di formazione, thriller, inno all’amicizia e all’amore, elogio del silenzio che permette la meditazione e l’ascolto in un mondo fatto di troppe parole buttate al vento, l’esordio letterario del fondatore di Eataly è una bella sorpresa, pagina dopo pagina, perché è anche un libro sui libri, sul loro potere salvifico, sui messaggi reali e inconsci che ci trasmettono indicandoci la via verso la comprensione degli altri e di noi stessi, dandoci la forza di non cedere alla disperazione.