
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 272
Prezzo: € 18,00
Ci sono eventi macabri accaduti nella primissima adolescenza che mutano radicalmente la vita di un essere umano. Un orrore mai metabolizzato che condiziona per sempre il rapporto con gli altri e quello con se stessi, lo sguardo verso i figli, la paura strisciante e l’angoscia che ci portiamo dentro. E ci sono menzogne che gli adulti raccontano a fin di bene, nella speranza di proteggere, alle quali sarebbe assai preferibile la verità. E poi c’è il perdono: quello che dobbiamo concedere a noi stessi e chiedere a coloro che per indifferenza hanno subito un ingiusto oblio.
Questo è alla base del bel libro di Christian Verardi, un libro scritto col cuore e un’attenzione spasmodica per la parola scritta, per la descrizione di luoghi, rapporti, sentimenti, situazioni. Un libro giallo che è molto più di un giallo. Una storia di fantasia, basata però su un fatto realmente accaduto: l’orribile morte della giovane Irin Cheung il 19 marzo 1992 nei boschi intorno a Porretta Terme (Bologna), una morte che non ha mai visto un colpevole.
La racconta in prima persona nel 2021 Romeo Maggi, proprietario di un bar a Porretta, separato dalla moglie Paola, papà dell’amata adolescente Sveva, patito della corsa:
“La mia, invece, è una pulsione patologica, per volermi bene devo fuggire da me stesso, dai miei gorghi. E correre è fuga, correre è sempre scappare da qualcosa.” (p. 122)
Suo padre era restauratore di auto d’epoca per i facoltosi ospiti del Grande Albergo delle Terme, ma non solo, e Romeo ha conosciuto da bambino quei luoghi nel loro massimo splendore: uomini e donne eleganti e austeri, camerieri in livrea, portieri pieni di sussiego e alterigia. Tutti impeccabili, in apparenza. E allora che senso aveva quello stanzino che proprio Romeo e la sua amichetta d’infanzia Anna scoprono per curiosità e per caso un giorno in cui hanno accompagnato il babbo di Romeo all’hotel? Maschere, strani abiti, manette, frustini, un ricco repertorio sadomaso al quale i due bambini non sanno dare un nome e trovano pertanto divertente. Passano gli anni e una sera di marzo del 1992, Romeo sedicenne trova, poco discosto dal sentiero nei boschi che sta percorrendo, un involto di coperte. Incuriosito si avvicina e lo apre. A fissarlo sono gli occhi opachi ma ancora bramosi di vita e spaventati della giovane australiana Olga Robinson, un’impiegata dell’Albergo. Sconvolto, il ragazzo chiude quelle palpebre e corre ad avvertire del suo ritrovamento, ma la sua vita non sarà più la stessa. Olga è stata uccisa a bastonate che le hanno sfondato la nuca, da chi non si saprà mai. Nella memoria di quella sera quando, tremante e piangente, siede su un divano dell’hotel in attesa dell’arrivo dei carabinieri e dei suoi genitori confortato da un’elegante signora, resta a Romeo la visione di un uomo ben vestito, dall’aria sprezzante, con un sigaro fra le dita che lo osserva con gelido distacco. Solo trent’anni dopo, e a seguito di una lettera giunta dall’Australia, Romeo deciderà di sciogliere quel nodo di mistero, ingiustizia e dolore che ha condizionato la sua vita. Ad aiutarlo l’amica di sempre Anna, il marito di lei Giuseppe, maggiore dei carabinieri e Antonio D’Enrico, l’unico sospettato del delitto. Intorno a loro, le macerie del Grande Albergo delle Terme e una Porretta in declino che sembra aver iniziato a scontare, da quel 19 marzo 1992, la colpa della sua indifferenza per la tragica morte di Olga.