
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 224
Prezzo: € 16,00
Napoli, 1840. La giovanissima Carolina de Marinis lascia il Real Educandato dei Miracoli accompagnata dall’amore dell’amica Gelsomina e dalle burbere parole della direttrice. Forse, il ‘mostro’ che le deturpa il bel viso non si manifesterà più, ma lei non ci crede davvero. Lo sente agitarsi dentro, implacabile, come una malattia dalla quale sembra impossibile guarire. Perché? Cosa lo ha generato? Carolina non ricorda e nessuno in famiglia ha mai voluto parlare di quella cosa tremenda che lei ha visto da bambina e subito dimenticato.
A casa l’aspetta la madre, la baronessa Serafina e il padre medico che tanta compagnia le ha tenuto in tenera età sebbene ora si mostri, in presenza di altri, severo. Per lei hanno già pronto il marito perfetto: il nobile Filippo Camillo di Sirignano. Ma la ragazza ha ben altro per la testa. Non intende sposarsi senza prima aver visto un po’ di mondo, un po’ della sua città nella quale come donna, e per giunta di buona famiglia, mai potrebbe girare da sola. Furba e piena di risorse si taglia i magnifici capelli fingendo con la madre, sconvolta, di essere infestata dai pidocchi. Recupera, grazie alla cugina Maria Cristina, degli abiti da poveraccio, s’imbratta il volto di fuliggine e si cala dalla finestra della sua stanza complice un grande albero di mandarini. Ora è il giovane Nando, ma la prima scoperta nella sua nuova vita è orripilante: oltre un giardino, inseguendo un gatto nero, vede una porta finestra accostata. Dentro un odore spaventoso, ma ancor più spaventoso è il cadavere riverso al suolo, quello di una donna alla quale hanno strappato gli occhi. Ecco, però, che arriva la polizia allertata da donna Assunta, la spidocchiatrice. Era venuta per farsi pagare dalla signora baronessa d’Aquino senza successo e intanto Carolina/Nando si nasconde. I gendarmi fanno un veloce sopralluogo, chiamano la mortuaria e se ne vanno insieme a donna Assunta che della morta racconta tutto il peggio possibile. Rimasta sola Carolina scopre un secondo cadavere infilato nella cappa del camino. È quello di Lucrezia, come si scoprirà in seguito figlia della baronessa, bellissima, incapace di parlare ma dotata di una voce d’angelo quando canta. Ritornata a casa ritrova proprio donna Assunta convocata dalla madre e da lei apprende molti retroscena sulla famiglia d’Aquino e sul giovane gendarme che ha visto accanto al cadavere: Alfredo Vitagliano. Così ha inizio la doppia vita di Carolina e l’indagine che svolgerà insieme ad Alfredo vestendo i panni di Nando. Altri personaggi appariranno sulla scena con le loro storie, dolori, crudeltà. La domestica Lucia e il figlio Carlo, una famosa cantante lirica e le donne del bordello della Vicaria.
Il centro di questo giallo storico, però, risiede nella ribellione di Carolina ai dettami dell’epoca:
“La natura di femmina è infausta al mondo. Lo so, tutte le donne lo sanno, tutte le donne accettano mute i loro doveri e le sofferenze perché lo spazio che occupano sulla Terra è una concessione…Siamo orologi, portiamo il tempo di chi vuole possedere la nostra carne, divorarci, sputarci senza pietà.” (p. 145)
Come risiede nella capacità della protagonista di porsi una serie di domande sulle terribili disparità sociali presenti nella sua città, come nel bel paragrafo in cui si narra il passaggio della carrozza reale fra i poveri e si descrive il loro giubilo, mentre Carolina si chiede: felici per cosa se muoiono di fame senza che re e regina se ne curino? In realtà, non bisognerebbe mai usare “Il senso comune, una generalizzazione sulla percezione della realtà: conformarsi a una e una sola visione del mondo.” (p. 215)
Un giallo dalla scrittura accattivante e fluida con una trama che intriga e cattura.