
Pagine: 165
Prezzo: 17 euro
L’autore del libro è Michele Marziani, nato a Rimini nel 1962, noto per romanzi ambientati nelle Alpi piemontesi e per i suoi saggi di cultura ambientale e gastronomica.
Agli inizi del Novecento, poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, sulle Alpi Occidentali tra Piemonte e Valle d’Aosta, territorio che l’autore conosce profondamente, si sviluppa una vicenda che ha come protagonista un personaggio a metà strada tra leggenda e realtà. Si tratta di Pietro il bandito, anche se le informative dei carabinieri negano si tratti di lui e parlano di Pietro Lo Sparviero, creando da subito nel lettore un senso di mistero attorno alla sua figura. La situazione storica e sociale è di tensione tra tradizione e cambiamento: la seconda rivoluzione industriale cambia il volto del paesaggio e le abitudini della gente e si sviluppa il socialismo, che attecchisce sulle masse popolari creando anche distacco dal ruolo moralizzatore della Chiesa.
Il protagonista, ispirato alla figura di Pietro Bangher, è un eroe utopico, desideroso di libertà che pensa di realizzare raggiungendo il mare, visto come un approdo e un luogo di fuga, in continua tensione con la “sua” montagna. Per raggiungerlo mette in atto una serie di azioni che non sempre gli fanno onore e che denotano quanto quell’epoca fosse ancora primitiva e feroce. Accano a lui si muovono altre figure, che sono più di semplici personaggi secondari e svolgono nella narrazione un ruolo oltre che narrativo anche simbolico e costruiscono con l’ambiente una relazione profonda. Viola, la fotografa ambulante, lo fissa nei suoi scatti, trasformando la montagna in narrazione silenziosa. Il giornalista socialista lo interpreta come simbolo di arretratezza da superare con l’impegno politico, il circense pellerossa, infine, sembra dialogare con la natura come con un’ultima forma di libertà perduta.
L’autore sceglie di non spingere mai davvero il lettore all’identificazione completa con un singolo personaggio: è come se la storia, anziché appartenere a uno solo, volesse appartenere a tutti. Questo rafforza l’idea che Il bandito sia un racconto collettivo, quasi mitico, in cui ogni voce ha un ruolo e il paesaggio stesso diventa parte del coro.
Il bandito è un romanzo breve ma ricco, sospeso tra terra e mare, tra realtà e fantasia, tra sogni e trasformazioni. Michele Marziani riesce a far parlare i paesaggi e a farli risuonare nell’animo dei suoi personaggi, cercando non un’identificazione compiaciuta, ma una riflessione profonda.
Da leggere per chi cerca una storia che non sia solo trama, ma piuttosto cammino con i personaggi per riflettere sui desideri di realizzazione che caratterizzano la nostra esistenza.