Data di pubbl.: 2025
Traduttore: Daria Biagi
Pagine: 575
Prezzo: € 28,00
Al Kafka scrittore va riconosciuto il merito profetico di aver lucidamente anticipato il tema attuale della negatività del nostro tempo, di aver raccontato meglio di chiunque altro la progressiva concentrazione del potere che tende a divinizzare sé stesso, la burocratizzazione dell’attività sociale che trasforma le istituzioni in labirinti interminabili.
Kafka come pochi è riuscito a interpretare con tutte le sue condizioni assurde la miseria umana.
Nei racconti lo scrittore praghese ha espresso la sua critica radicale della realtà avvalendosi dei registri esistenziali dell’assurdo, del tragico, del grottesco e del comico.
Da Einaudi esce una nuova traduzione dei racconti kafkiani a cura di Daria Biagi.
I racconti, un volume in cui troviamo tutta la kafkianità, concetto oggi ancora attuale che parte dall’assurdo per descrivere situazioni di alienazione e di incomunicabilità.
Daria Biagi nella prefazione definisce Franz Kafka un narratore diabolico e leggendo i racconti lungo una linea di continuità, è possibile osservare come evolve la voce del narratore.
«La struttura di questo volume segue cronologicamente le fasi principali della produzione kafkiana, secondo l’impostazione ormai adottata dalla maggior parte degli studi critici».
I racconti giovanili, i racconti della maturità e gli ultimi racconti. Il nuovo volume einaudiano è un ‘opera necessaria per torna a indagare il misterioso universo letterario kafkiano nel riproporre tutti i racconti del grande scrittore riapre le porte per una nuova ricerca letteraria.
Chiude il libro un meraviglioso saggio di Massimo Cacciari in cui il filosofo analizza i nuclei tematici presenti nell’opera di Kafka.
«L’intera opera di Kafka è una meditazione intorno al complesso di aporie che stiamo cercando di svolgere – intorno al limen, al suo rapporto con limes, alla indefinibilità del limite e al suo inesauribile riaffermarsi, alla tradizione della Legge la cui origine sta nel silenzio».
Leggendo Kafka non si evade dalla soglia, la sua scrittura senza scampo ci conduce in un’esperienza temporale in cui la letteratura è lo stigma del deragliamento, della solitudine.
Tornando a leggere i racconti comprendiamo che Kafka non crea un mondo comprensibile, al contrario è l’incomprensibilità del mondo a rivelarsi nelle sue parole.
Hannah Arendt a proposito della lucidità implacabile del pensiero kafkiano scrive: «Le cosiddette profezie di Kafka sono soltanto una sobria analisi delle strutture nascoste che oggi sono venute alla luce».
Non è facile liberarsi del mondo kafkiano perché nel suo labirinto ci siamo nati e dalle sue stanze è difficile uscire, perché nella lotta contro la sua assurda incomprensibilità la nostra sconfitta è certa.

