
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 285
Prezzo: € 18,00
Roberto Randazzo vive a Milano da dodici anni, dall’epoca in cui, trentenne, è fuggito dalla Sardegna dopo ‘la tragedia’. Cosa sia successo a pochi chilometri da Cagliari i lettori lo scopriranno molto avanti nella lettura di questa storia nerissima ambientata in una Milano sotterranea, uno specchio capovolto – ma non poi così tanto – della città di superficie. I primi due anni milanesi di Roberto sono stati terribili. Perseguitato dai sensi di colpa, randagio, agli ordini del giovane e spietato boss calabrese Leoluca Capogreco, alcolista fino al limite del coma etilico, Roberto tenta di espiare una colpa devastante e si salva a stento dopo l’ultima, colossale bevuta in una notte di neve. Non ha imparato granché, però, nonostante il medico di turno all’ospedale lo abbia informato sul rischio che corre se non cambia abitudini di vita.
Anni dopo qualcosa nella vita di Roberto è cambiata. Da dieci anni lavora nella MMS, la Milano Metro Security, un’agenzia privata di vigilanza che svolge il suo compito sulle varie linee della metropolitana cittadina. Con lui i colleghi Capasso, bello e sbruffone, Santagati, detto il ducetto e Valentina Huang, per tutti Valehuang, lesbica e in continua lite con Capasso e soprattutto con Santagati. Ma il vizio di bere, Roberto non se l’è tolto. I bar e i locali della movida milanese li conosce tutti. In particolare il Red Line lungo Corso Buenos Aires – il sacro fiume di Baires, come un hare krishna lo ha un tempo ribattezzato – il bar ristoro dell’attempato Gianni dove il giovane Kevin serve ai tavoli e al bancone, dove i vigilantes fanno sosta fra un turno e l’altro, dove si incontra la stravagante figura dello Zio, un vecchio ubriacone che lancia anatemi e frasi roboanti che sembrano tratte dai Salmi. Chi sia nessuno lo sa, ma anche questo verrà fuori prima che la vicenda si concluda. Roberto fa il suo lavoro con coscienza dentro e fuori i vagoni della metropolitana, lungo i marciapiedi delle stazioni sotterranee. Borseggiatrici dell’est incinte, piccoli spacciatori, bande criminali italiane o di etnie diverse, barboni e drogati sono il suo pane quotidiano, un’umanità confusa, incattivita, miserabile e dolente che si aggira fra turisti ignari e cittadini sempre di corsa:
“Be’, quello era il suo mondo, la sua città, anzi, la sua città sotto la città, e quelli erano i suoi concittadini. Avevano tutti, o quasi, la stessa espressione: quella di chi sta sull’attenti. … La gente scendeva e iniziava a sentirsi braccata.” (pag.54)
Finché qualcuno dal passato recente riemerge. È l’ex vigilante Perrone che cerca di coinvolgerlo in una rapina ai danni di Leoluca Capogreco senza successo, ma Roberto rischia grosso. Il salvataggio in extremis del giovane ebreo Elijah, vittima di un pestaggio da parte di tre spacciatori magrebini pro Palestina, fa sì che Roberto conosca la zia Talia e con lei creda di potersi liberare dei sui angoscianti ricordi. Infine, un barbone viene trovato morto con un cacciavite infilato in un occhio. Roberto è convinto di sapere chi è stato, ma è proprio così?
Ma c’è anche un passato remoto che finirà per risvegliarsi, perché nessuno sfugge al proprio destino e neppure tutto l’alcol del mondo può cancellare la memoria di ciò che un tempo è accaduto e non doveva accadere.
Lorenzo Scano racconta in modo magistrale una città stratificata, multietnica, violenta e rutilante di colori, dove bene e male s’incontrano all’ennesima potenza, dove tutto si mescola, dove la fretta rende insensibili, dove l’orrore e la violenza si diluiscono e diventano irreali nei video ripresi dai cellulari. Roberto Randazzo è una figura emblematica: emigrato, disilluso, afflitto da incubi e dal suo strisciante alcolismo tenta, nondimeno, di tornare alla vita da cui si è volontariamente esiliato. Ci riuscirà?