Elmet – Fiona Mozley

Titolo: Elmet
Autore: Fiona Mozley
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Fazi editore
Genere: Narrativa
Traduttore: Silvia Castoldi
Pagine: 277
Prezzo: Euro 18,00

“Arrivammo in estate, il paesaggio era in piena fioritura, le giornate lunghe e calde e la luce soffusa. Giravo a torso nudo, sudavo senza problemi e mi godevo l’abbraccio dell’aria densa.”

In un territorio inglese, per gran parte disabitato, sede un tempo dell’ultimo dei regni celtici indipendenti d’Inghilterra, hanno deciso di vivere un padre, i suoi due figli adolescenti e nonna Morley. La loro vita non è per niente consueta, è priva di qualsiasi regola basilare, ma è quella che molti di noi vorrebbe vivere e condivide su feissbuc.
Vivono isolati, con le più vicine abitazioni lontane chilometri, raramente incontrano qualcuno, fanno o ricevono visite. Sono autosufficienti e spesso ciascuno di loro cerca a sua volta di stare solo, lontano dagli altri membri della famiglia.
I compagni di vita sono la natura e colori che la abitano: piante, fiori, frutti e animali.
Il tempo è scandito dal sole e dalla luna, dai lavori da svolgere, dalla fame, dalla volontà o meno di fare questa o quell’altra cosa.
Ma che vita è?! Partiamo?
Lentamente, senza alcuna ansia, dopo aver conosciuto qualche personaggio in più oltre alla nonna, a John, Daniel e Cathy, il romanzo allarga un po’ gli orizzonti. Non se ne sentiva il bisogno, assolutamente no, si respirava solo una mancanza, un’assenza.
E i guai arrivano da fuori: qualcuno è irritato dalla presenza di questa famiglia, forse addirittura invidioso, geloso della pace degli altri. Qualcuno invade spazi altrui, spazi fisici ma soprattutto spazi affettivi, psicologici, territori dell’anima.
E’ un uomo e come John, che non è certo uno stinco di santo, non contempla la possibilità di perdere nella sua vita. Anzi, va ben oltre e provoca, vuole lo scontro. Ad ogni costo. Ma la provocazione è essa stessa violenza, e anche più subdola, viscida, furba, dolorosa.
Anche questo paradiso viene violentato, e l’ira funesta si scatena con forza dirompente.

Era da molto tempo che non leggevo un libro così bello, un libro che mi piace un sacco, che da luce, senza filtri, ad una realtà verosimile. Così è, se vi piace. E vi piacerà, ne sono ceto.
E’ una vera storia, un mucchio di pagine che sembrano un ammasso di farina e acqua e uova che tu impasti ficcandoci dentro le dita, e la pasta ti si appiccica addosso e si infila sotto le unghie.
Il linguaggio è duro, sferzante, tagliente, è bianco o nero, pochissimi sono i grigi in questa storia.
E l’immaginazione, pur considerando la viva concretezza del racconto, viene liberata come un cane da caccia su un campo
immenso a rincorrere le sue prede. Vaga l’immaginazione, vaga in ricerca continua, dalla prima all’ultima pagina. Deve colmare una mancanza. Che libro!

Questo romanzo parla di solitudine, ma come ho detto anche di mancanza, due sentimenti molto diversi. Parla di amore, di desiderio di protezione, di soprusi e violenza, e ancora di molto altro.
Fiona Mozley ha scritto una storia con una trama di estrema semplicità, ma la percorrono persone incredibili, immagini forti, pensieri profondi. Spero dia soddisfazione a molti come la data a me. Buona lettura.

“Sono solo curioso di sapere come vivete. Devi ammettere che è insolito vivere qui. E in questo modo.”

 

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