Autore: Fogli Patrick
Casa Editrice: Piemme edizioni
Genere: Romanzo
Pagine: 294
Prezzo: 15.50 €
Libri sull’Olocausto ne sono stati scritti a migliaia. Come dare dunque il proprio contributo, distinguendosi però da chi è arrivato prima? Incrociando la storia del proprio personaggio con la Storia, dando vita a un intreccio noir che tiene col fiato sospeso fino all’ultimo punto. È quello che ha fatto lo scrittore bolognese Patrick Fogli con il suo nuovo romanzo Dovrei essere fumo, ultimo di una serie di opere ispirate a grandi eventi storici che comprende anche due romanzi, uno sulla strage della stazione di Bologna e uno sull’omicidio Borsellino.
Finalista al Premio Scerbanenco e al Noir in Festival di Courmayeur, l’ingegnere elettronico conferma la sua naturale predisposizione al thriller confezionando un romanzo che potremmo definire a due voci, quella di Alberto Corini e quella di Emile Riemann, i cui punti di vista si alternano nel corso delle pagine incrociandosi in un legame la cui natura viene rivelata al lettore in un finale toccante e drammatico al tempo stesso.
Alberto, ex agente dei servizi segreti, sta cercando di lasciarsi il passato alle spalle, cosa non facile, quando ogni giorno bisogna fare i conti con le conseguenze, soprattutto psicologiche, di un vissuto fatto di guerre, decisioni difficili e giornate iniziate nella speranza di riuscire a vederne la fine. Infatti ci sono ferite che non si rimarginano mai e non è detto che siano visibili. Emile è nato il 25 luglio 1921 a Parigi da famiglia ebrea e, come milioni di persone, un giorno come un altro si vede spogliato di tutto: delle sue proprietà, dei suoi affetti, della sua vita, della sua dignità. Non gli viene concesso nemmeno di conservare la sua identità. In una paradossale mattina di sole di fine estate, nel settembre del 1942, scende da un convoglio alla stazione di Auschwitz e diventa un numero, impressogli a fuoco sulla carne viva come bestiame, mentre incrocia gli occhi di suo fratello per l’ultima volta prima di vederlo sparire nella folla.
Alberto ed Emile sono legati da un oggetto, comune e al medesimo tempo specialissimo: un quaderno azzurro, prezioso depositario di una storia scritta per mantenere una promessa e insieme lasciare una dolorosa ma necessaria eredità. Una mattina come tante, alla fine di una spiaggia dove il cielo prosegue nel mare, davanti a un bicchiere di succo di arancia, la strada di Alberto incrocia, forse per caso o forse no, un uomo misterioso che cambierà per sempre, e in diversi modi, la sua vita e, in un certo senso, anche quella di Emile.
Romanzo-testimonianza prepotentemente intenso e toccante, Dovrei essere fumo è una lettura che colpisce come un pugno alla bocca dello stomaco nelle pagine dedicate ad Emile, catturando al contempo il lettore nella rete sempre più fitta di intrighi che si sviluppano nella vita di Alberto: la fusione di questi due elementi dà vita ad un ottimo romanzo che obbliga a una lettura frenetica, ma al tempo stesso quasi timorosa, perché la crudeltà dell’uomo sa superare di gran lunga l’immaginazione, ma prima o poi ognuno deve fare i conti col Destino.