Autore: Michail Bulgakov
Titolo: Diavoleide
Editore: Voland
Traduzione e commento: Andrea Tarabbia
Pagine: 98
Data di Pubblicazione: agosto 2012
Prezzo: € 10,00
Chi conosce Michail Bulgakov sa che non è facile concentrare in poche righe le trame delle sue opere, e soprattutto riuscire a rendere evidente lo straniamento che si prova nel leggerle… oltre che il divertimento. Comunque, io ci provo!
In Diavoleide il protagonista della vicenda è lo sfortunato Varfolomej Korotkov, impiegato in una fabbrica di fiammiferi di Mosca, la MatFiam. La sua vita di segretario, ordinaria, tranquilla, monotona, subisce un brusco cambiamento quando si trova, suo malgrado, a dover fronteggiare il nuovo capo, Mutandoner, con tutto ciò che di grottesco ne consegue. Sì perché Mutandoner, a tratti calvo, a tratti barbuto, è una figura demoniaca che scompare e riappare trascinando con sé il protagonista in una vicenda sconvolgente e surreale, ricca di continue metamorfosi e di assurde situazioni.
Teiere che parlano, donne dorate, vecchietti in viscosa che volano con alucce da pipistrello, impiegati che sbucano dai cassetti: non manca proprio nulla per mandare fuori di testa il povero Korotkov! Impotenti osserviamo lo stralunato protagonista che corre per tutto il racconto alla ricerca dei suoi documenti perduti (o rubati?) scontrandosi con l’elefantiaca burocrazia sovietica e perdendo, oltre il lume della ragione, anche la propria identità: “impossibile arrestarmi – ribatté Korotkov, scoppiando in un riso diabolico – perché non si capisce più chi io sia. Davvero. Non mi si può arrestare né tantomeno farmi sposare.”(p.55)
Insomma, è proprio il caso di chiedersi…ma cosa diavolo sta succedendo?
Il secondo racconto fantastico, Le avventure di Čičikov, sembra la narrazione di un sogno fatto dall’autore. Il protagonista, Pavel Čičikov, è un personaggio preso in prestito da Le anime morte di Gogol’: lui è gli altri personaggi vengono trasportati nella realtà della NEP sovietica, la Nuova Politica Economica istituita da Lenin nel 1921. L’occasione fa l’uomo ladro, come si dice, ed i protagonisti capiscono subito che aria tira e riescono a portare avanti una serie di raggiri ai danni dei cittadini e dello Stato Sovietico. Čičikov trafuga cappotti di pelle di montone, pizzi del Brabante, addirittura diamanti e istituisce un trust per ricavare ferro da trucioli di legno…fino all’inevitabile crac che rende evidente come tutto sia stato un grande bluff e che la verità consti di “un solo, incontrovertibile fatto: i miliardi c’erano stati e si erano volatilizzati”. (p.81)
Divertente, iperbolico, ironico, inverosimile…in Diavoleide troviamo tutte le caratteristiche dello stile di Bulgakov e i temi a lui cari, il nonsense, l’inseguimento e la fuga, il fantastico. Non manca nulla per in questo piccolo e piacevole divertissement letterario.