Data di pubbl.: 2025
Pagine: 351
Prezzo: € 20,00
Angela Torri nella breve premessa a Oltre, il romanzo che ha scritto a quattro mani con Andrea Bavecchi, scrive che ci sono storie che arrivano per vie inspiegabili, si ficcano in qualche piega come un tarlo, finché non dai loro ascolto.
Questo romanzo si inserisce a pieno titolo nei libri scritti per raccontare l’orrore della guerra e l’inferno del suo terrore.
Quando ho iniziato a leggerlo mi è venuto in mente Niente di nuovo sul fronte occidentale, il capolavoro di Erich Maria Remarque che descrive con crudezza il trauma della guerra e la sua dura realtà.
Torri e Babbucci ci portano nel fango e nella trincea e con una scrittura sempre affilata come una lama descrivono attraverso il disagio esistenziale dei soldati la crudeltà della guerra e la cattiveria del genere umano che precipita nel baratro disumano di un’apocalisse senza uscita.
In queste pagine troveremo quel viaggio al termine della notte che attraverso la guerra l’umanità ha compiuto e compie ancora oggi.
Ci sono pagine crude che raccontano la vita al fronte. Sullo sfondo la Grande Guerra con il suo carico di morte e distruzione.
«Ed io in tutto questo cosa significo? Ha senso essere qui, adesso? Portare il grande peso di aver mandato esseri umani come me a morire per qualcosa che nemmeno riusciamo a capire». Questo è lo sgomento di uno dei protagonisti nelle notti insonni della trincea davanti all’incubo della guerra difficile da comprendere con il suo carico di odio che porta sollo sangue.
Torri e Bavecchi in queste pagine ci fanno sentire addosso tutto l’inferno della guerra e il suo assurdo orrore con il suo crudele gioco al massacro che lascia sul campo di battaglia vite umane sacrificate come carne da macello.
Descrizioni potenti che non lasciano scampo ai lettori come deve essere la letteratura che denuncia.
Ed è proprio nel dramma della guerra che con la sua propaganda falciò migliaia di giovani gli autori si occupano di un tema delicato come quello dell’omosessualità nelle forze armate che durante la grande guerra era illegale e punita severamente con punizioni corporali.
«Le trincee che erano un ambiente tutto maschile, per molti rappresentarono il primo incontro ravvicinato con l’omosessualità. Il sesso tra gli uomini non era solo illegale, ma c’erano anche forti correnti sociali che vi si opponevano da cui si generò un sentimento di avversione ossessiva e discriminatoria per l’omosessualità, che rimase per tutta la durata della guerra».
Gli autori per scrivere questo romanzo si sono documentati svolgendo ricerche approfondite d’archivio sul tema dell’omosessualità durante il primo conflitto mondiale.
Nel romanzo troviamo la relazione tra Filiberto, ufficiale che proviene dalla borghesia di origini elevate, Migali, il soldato e pastore sardo che vive nel tormento la sua condizione di omosessuale a cui non è stato capace di dare senso, mortificandosi e reprimendo la propria natura nella convinzione di essere malato e dunque reietto.
Ma i due esseri umani riescono ad andare oltre l’abisso di dolore e di odio della guerra scoprono la misteriosa legge dell’amore che mescolano i sentimenti, i codici, che mette il nobile accanto al plebeo, e la forza accanto alla debolezza, che lega invincibilmente due persone, appunto, per la loro diversità.
Il romanzo racconta la storia di due uomini che amandosi nell’inferno della trincea riescono ad andare oltre il baratro e nella follia dell’appartenersi sapranno trovare la forza di sfidare l’atrocità della guerra.
Perché solo l’amore in tutte le sue forme è l’oltre al quale bisogna guardare per affrontare e opporsi alla bestiale ferocia della guerra e al disprezzo che gli uomini provano nei confronti dei loro simili.

