
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 259
Prezzo: € 18,00
“Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi, sono stato regista teatrale, televisivo, radiofonico, ho scritto più di cento libri, tradotti in tante lingue e di discreto successo. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario…” (p. 18).
Così parlava Andrea Camilleri dal palco del Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno del 2018 nel suo Conversazioni su Tiresia – fortunato chi ha avuto modo di assistere alla sua straordinaria performance. E con infinito rispetto, considerazione e ammirazione così ce lo racconta Luca Crovi nella ricca biografia di colui che possiamo considerare a buon diritto il massimo giallista italiano, tradotto in decine di Paesi del mondo, noto soprattutto per aver creato il commissario Salvo Montalbano e il paese reale/inventato di Vigata. Ma quello che Crovi ci presenta nel suo libro è un Camilleri ante Montalbano, un Camilleri che forse pochi dei suoi ammiratori conoscono.
Nato a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925, Andrea nasce da un ‘matrimonio di zolfo’ – così detto perché i proprietari delle zolfare tendevano a far sposare i propri figli con quelli dei colleghi onde mantenere la ricchezza in famiglia – fra Carmelina Fragapane e Giuseppe Camilleri. Un matrimonio combinato, certo, ma assolutamente riuscito e felice. Figlio unico, bambino curioso, amante degli animali, intelligente e ribelle, ha la fortuna di avere come nonna materna Elvira Capizzi Fragapane, formidabile lettrice, che per prima lo inizia a mondi fantastici e non rifiuta mai le strambe richieste del nipote sempre in nome di un fruttuoso sviluppo della sua fantasia. Studente poco disciplinato, all’inizio affascinato dal Regime mussoliniano, lo abbandonerà in seguito alla promulgazione delle leggi razziali abbracciando la fede comunista. Molto ci racconta Crovi della famiglia dello scrittore, della sua parentela con Pirandello, degli anni difficili della guerra e del dopoguerra, degli straordinari incontri fatti da Camilleri in Sicilia – quello con il generale Patton e con il fotografo Robert Capa, solo per citarne due. E poi gli anni romani, l’ingresso all’Accademia di Arte Drammatica, l’incontro/scontro con Orazio Costa con il quale svilupperà una profonda e duratura amicizia; l’amore per la poesia che accompagnerà Camilleri per lunghi anni con premi e pubblicazioni; la proficua attività radiofonica condotta in parallelo alle moltissime messe in scena di lavori teatrali quasi sempre di autori d’avanguardia per l’epoca; la collaborazione con Diego Fabbri e Mario Landi – Camilleri era l’addetto alla produzione – per creare la fortunata serie televisiva del Commissario Maigret con Gino Cervi e Andreina Pagnani; l’incontro con Rosetta Dello Siesto che diventerà sua moglie e la nascita delle tre amatissime figlie. Dal 1958, per sette anni, Camilleri tiene anche la cattedra di Direzione dell’Attore per il Centro Sperimentale di Cinematografia diplomando registi e attori che diventeranno poi famosi.
Luca Crovi coglie assai bene la poliedricità di Andrea Camilleri, il suo pregnante ruolo di inventore e innovatore per la radio, il teatro e la televisione, l’incredibile quantità di attori, registi, produttori, sceneggiatori e scrittori che il Nostro ha incontrato nel corso della sua carriera e con i quali ha collaborato. Il ritratto che ne scaturisce è quello di un uomo che ha dedicato tutto se stesso all’arte della parola scritta e recitata e della scena, senza mai risparmiarsi o ripetersi, con profonda umiltà e amore. E nel finale, molti apprezzeranno la trascrizione della registrazione di una puntata di Tutti i colori del giallo in cui l’autore e Camilleri dialogano, nonché le foto finali: un Andrea bambino e i suoi genitori ci guardano da un passato remoto. Tenerissimi.