
A cura di Antonio Bocchinfuso, Mario Soldaini e Leonardo Tosti — Fazi Editore (aprile 2025)
€ 12, con destinazione solidale: per ogni copia venduta, 5 € vengono devoluti a Emergency per sostenere le attività sanitarie nella Striscia di Gaza .
La raccolta raccoglie versi scritti da dieci poeti e poetesse palestinesi — tra cui Hend Jouda, Ni’ma Hassan, Haidar al‑Ghazali, Heba Abu Nada e Refaat Alareer — alcuni ancora impegnati a sopravvivere sotto i bombardamenti, altri uccisi sul fronte .
Il titolo stesso deriva da una poesia di Haidar al‑Ghazali — ventenne — che intona:
“Il loro grido è la mia voce, e il loro sangue è il mio…” .
Le poesie, tradotte dall’arabo (da Nabil Bey Salameh) e dall’inglese (da Ginevra Bompiani ed Enrico Terrinoni), sono presentate in traduzione a fronte, dove l’armonia sonora resta ben conservata.
Si tratta di versi intensi e crudeli, ma intrisi di profonda umanità. Parlano di:
• dolore, morte e distruzione: madri che nutrono la patria con i loro figli, bambini che raccolgono corpi smembrati, versi quotidiani di sopravvivenza sotto le bombe ;
• resistenza esistenziale: la poesia come atto di denuncia, memoria e denudazione dell’indifferenza occidentale ;
• appello universale all’umanità: “Perché non diventiamo un solo mondo? Perché non cresciamo insieme?”
La prefazione è firmata dallo storico ebreo israeliano Ilan Pappé, che sottolinea il ruolo essenziale della poesia nella resistenza palestinese e critica l’indifferenza dell’Europa verso Gaza .
Il volume include inoltre un intervento del giornalista Chris Hedges e il discorso della scrittrice palestinese Susan Abulhawa alla Oxford Union .
Questa raccolta è stata accolta come un “fulmine che squarcia il silenzio disumano” e una spinta a guardare la poesia come testimonianza urgente e ineludibile . Iniziative legate al libro, come un reading a Salerno, hanno contribuito a portare queste voci nel cuore della società civile, muovendo emozioni e solidarietà concrete .
Il loro grido è la mia voce è una raccolta poderosa: tra le sue pagine trasuda resistenza, testimonianza, dolore e speranza. Ogni verso è un grido che scuote, chiedendo di essere ascoltato. È un libro da leggere con rispetto e dolcezza — perché conserva la voce di un popolo che, anche nelle sue ore più buie, riesce a farsi sentire.