La letteratura, in tutti i suoi generi, è un’eccezionale prova del tempo che passa, dei valori che si abbandonano, del nuovo che viene accolto. L’addio ai libri di Philip Roth è sicuramente doloroso per tutti i suoi fan, ma è semplicemente la dimostrazione di un passato divenuto storia senza che ce ne rendessimo conto. A 79 anni, con 25 romanzi all’attivo e dopo aver sfiorato più volte il nobel, l’autore di “Goodbye, Columbus” e “Il lamento di Portnoy” lascia la penna e si gode quel che gli resta del tempo.
La scelta è certamente ponderata, e non a caso il suo ultimo romanzo pubblicato, “Nemesi” (Einaudi Editore), parla della forza degli eventi nella vita e della resistenza che gli individui oppongono a questi mettendo al centro del romanzo la Seconda Guerra Mondiale, il New Jersey e l’epidemia di poliomielite che sì abbatté su due generazioni. Noi possiamo solo ringraziarlo per le parole, le frasi e le emozioni che ha fatto vivere e che susciterà nei futuri lettori.
“Quando si pubblica un libro , esso è il libro del mondo. È il mondo ad ereditarlo.” P.R.