Autore: Catozzella Giuseppe
Casa Editrice: Feltrinelli editore
Genere: Romanzo
Pagine: 226
Prezzo: 15.00 €
Samia è una abaayo (sorella di vita), una wiilo (un maschiaccio), una polpetta di mais; Samia è una piccola guerriera, un’atleta, una campionessa; Samia è un simbolo, una clandestina, una viaggiatrice; Samia è un animale bisognoso; Samia è un’ombra. Ma Samia è anche un cerbiatto, un elefante, un grillo e una puledra.
Samia ha ricevuto un grande talento: nessuno nel suo paese corre più veloce di lei. Allora Samia decide di correre per oltrepassare ogni limite, fisico e geografico; per poter vincere e realizzare un sogno; per portare a compimento una promessa; per dare un briciolo di speranza alla sua Patria, quella Somalia afflitta dalla guerra civile e dalle lotte intestine tra clan rivali.
Samia possiede due lacrime, sempre le stesse, che s’impregnano di sofferenza e consapevolezza ad ogni forzata separazione. Samia, crescendo in una nazione devastata dalla discriminazione razziale e dal fanatismo religioso, può odiare il suo Aboowe (fratello di vita) perché quel verbo è inflazionato da ogni tipo di crudeltà; può identificare la guerra come una sorella maggiore, vista la sua presenza, ormai costante e familiare, nella quotidianità. Samia, soprattutto, sa che “non deve mai dire che ha paura, altrimenti le cose di cui ha paura si credono grandi e pensano di poterti vincere”.
La vita di Samia è scandita da numeri e colori: i primi, con assoluta efficacia, descrivono nuclei familiari e ritmi temporali, limiti sportivi e confini territoriali; i secondi, muovendosi dentro pupille impreparate alla novità, tinteggiano una realtà che alterna nitidi arcobaleni a spenti oblii; bocche spalancate dallo stupore a muscoli raggrinziti dalla progressiva sottrazione di sé.
Samia, durante i tre grandi momenti della sua breve esistenza (Mogadiscio, Pechino, “il Viaggio” verso l’Europa), affida il suo destino ad alcuni compagni che non l’abbandoneranno mai, neanche nei momenti di maggiore disperazione e di assoluta solitudine: il mare che la culla, quasi sempre da lontano; il vento che riesce a farla volare sollevandola da terra; l’aria che le rinfresca il viso nei momenti di torpore e oscurità. Essi rimarranno i destinatari di una fiducia incondizionata, assai emozionante nella sua assoluta tenerezza. Samia è destinata ad essere, in fondo, un’adolescente per sempre, in un luogo che le impone di essere donna a otto anni; acerba come un sogno che non è destinato a maturare.
Non dirmi che hai paura è una storia che, terminata l’ultima pagina, lascia nel lettore un’amarezza controversa: da una parte si è malinconicamente contenti di aver avuto la possibilità di leggerla e conoscerla; dall’altra si rimane completamente svuotati per l’ingiustizia che l’umanità infligge ai propri simili; per un’ineluttabilità che non si riesce, in toto, ad accettare; per una fine che si vorrebbe, inutilmente, cancellare.
Giuseppe Catozzella ha il merito di averla raccontata con uno stile in cui la necessaria emozionalità non scade mai nella banalità; in cui i personaggi mutano e si trasformano senza nessuna forzatura, seguendo il destino che la vita ha disegnato per loro; in cui l’alternanza del periodare scandisce il ritmo di una lettura che mira ad arrivare, proprio nel finale, ad un apice di grande forza narrativa. Un libro che muove e commuove; che tocca le coscienze e cancella ogni forma di possibile indifferenza; un libro che, insomma, si fa amare e odiare come un vero Aboowe.