L’ElzeMiro – Dopomezzanotte-Le possibilità del baratro, una conversazione da caffè

Sa che cosa scrisse un tale… lo conoscerà émile cioran il rumeno francese… bè scrisse… l’amitié étant encompatible avec la vérité… seul est fécond le dialogue muet avec nos ennemis… ah non conosce il francese… poco male anche se insisto a credere che soprattutto ai giorni nostri… giorni di connessione globale per cui un mostro che sorge in argentina provoca incubi in via sarpi… sì ai giorni nostri non sapere anche male almeno tre lingue è un danno che si provoca… non saprei come né a chi… è un danno… ma sono nato in un’epoca in cui il francese era un latino dopo l’età del latino… e dell’italiano… divagazioni… lei non è mio nemico e chissà se chiacchiera che ti chiacchiera diverrò muto… insomma ho citato tanto per fare sì me ne rendo… credo… conto… mi fermi quando vuole…

Ore 8:30 antimeridiane in un bel caffè di una zona multietnica della città. L’anziano ben vestito che parve volesse attaccare discorso così out of the blue con l’avventore giovane del tavolino accanto tacque e staccò con due dita un boccone di croissant senza muoverlo dal piattino che aveva dinnanzi a sé sul tavolo ; un cappuccino ben pasciuto sembrava indicare col proprio aspetto che la fretta è nemica del godimento. L’avventore giovane con un’aria da impiegato di agenzia immobiliare, con qualche approssimazione emigrato dal sud di recente tanto i suoi occhi sembrava riflettessero gli specchi per allodole della grande città, possibile si fosse chiuso in quel caffè a cincischiare con molto anticipo sull’ora del primo appuntamento del giorno. Dal basso chissà del suo stipendiuccio avrebbe illustrato a gente facoltosa magari un appartamento da un milione di euro. Per questo nella sua mente doveva essersi formata di sé un’immagine di inappuntabilità consona, pertanto : scarpe nere poco lucidate che mettevano freddo solo a guardarle tanto era sottile la suola – francesine adatte a un matrimonio in estate piuttosto che a camminare d’inverno – un soprabito blu leggero con sotto un completo grigio con sotto ancora l’azzurro ma troppo intenso della camicia e poi la fantasia di una cravatta scompagnata e annodata male. L’anziano all’opposto sembrava uscito da una vetrina di un antico negozio londinese. Tracagnotto il corpo capace tuttavia di ispirare fiducia, una complessione da professore con largo seguito tra gli studenti di ogni genere ; un anziano volto a suscitare fantasie nelle venticinquenni in attesa del padre, cioè di un messia, a prescindere dalla religione di appartenenza.

Sa mi sono permesso di interloquire un po’ perché ho afferrato al volo che non è tanto che abita qui… che è solo se indovino giusto… che la sua mente guarda l’ora di qualche appuntamento che non so… che così potrà liberarsi dalla mia impertinenza senza sforzo e vedrà senza nemmeno accennare all’ipotesi di una replica… veda… sono le otto e mezza e stamane mi sono svegliato alle cinque per attendere al funerale di un amico alle sette nella morgue… hmm all’obitorio dell’ospedale di… conosce forse… all’altro capo della città… un’interminabile corsa in taxi o con il tram…. ci arriva un tram lo so e so che parte da non saprei dove… forse da nessuna parte… quaranta euro di corsa nel tumulto dei pendolari che si avvicinano di sicuro ogni mattina alla grande… detto tra molte virgolette… città… bah eccomi qua… sa il funerale è stato rapido e a cassa chiusa… pare che il mio amico… il nostro per meglio dire dato che eravamo forse un centinaio ad assistere all’evento… pare insomma che l’amico fosse impresentabile per l’ultimo appuntamento della sua… vita…

L’avventore giovane oh lo si vede bene dal linguaggio del suo corpo acerbo è incerto tra l’abitudine del suo paese d’origine, a prescindere, di attaccare, come si dice, di attaccare bottone con estranei, senza ve ne sia un motivo valido, per caso e diciamo per affinità come fanno cani e gatti e bambini fiduciosi che per strada si avvicinino naso a naso ; e la leggenda che alcuni gli devono avere raccontato, che quello è magari un quartiere, di froci attento tè biondino – l’avventore giovane potrebbe ricordare il verso biondo era e bello e di gentile aspetto – frasi dette per indurre chissà quale spavento o reticenza o disagio. Questa è tuttavia una nozione interpretativa belle e buona. Infine non si escluda che nell’avventore giovane cristallizzi al bisogno una forma di buona educazione che gli impedisce di circoscrivere l’estraneo in una cortina da regina delle nevi. Una levataccia eh, propone intingendo il suo di cornetto, il secondo per essere precisi, nel suo bicchierone di caffè nero americano – è incredibile come si diffondano certe abitudini forestiere – subito dopo lo addenta e si preclude da sé a un seguito del discorso.

Mah sa a una certa età e la mia è proprio certa ci si desta presto per principio o senza fatica… credo che si vogliano sfruttare al meglio le ore di luce prima del buio perpetuo che ci attende con maggiore facilità che a voi giovani… (un sorso di cappuccino) … le dicevo dell’amico… non è tenuto ad ascoltarmi ma mi fa piacere e sono una cantastorie sa di natura… (assenso acquiescente del giovane avventore)… grazie è gentile… i funerali alle sette di mattina hanno un che di non so come dire né se dirlo… magico… il termine è abusato… sa di letteratura consolatoria che forse lei ignora ma io purtroppo no… magico… non trovo adesso un migliore sinonimo… l’inverno con le sue luci ancora boreali ehh nonostante il riscaldamento del pianeta… e sono un invito ore così preste a prendersi una buona colazione dopo (ride senza affettazione)… insomma questo dopo in questo bel caffè… la cameriera gentile… è un premio alla buona educazione e alla fraternità con l’amico che mi ha condotto al suo funerale… non credo sa al dovere… guardi questo amico è stato anche noto non credo che lei sappia… era una attore di teatro e chi mai va e fa teatro oggi che non sia una baracca commerciale dove sciocchi col microfono si agitano sulla scena per un’ora e poi via via corta candela alla prossima recita… prossima piazza… senza che di loro resti nulla perché sono dei nulla mescolati col niente… nu…
Nuddu ammiscatu cu nnenti… l’avventore giovane ha un sussulto di campanile quando nel detto dell’anziano riconosce la traduzione di un modìsmo del suo paese e lo cita alla lettera, e proprio mentre trangugia un sorsone del suo caffè americano: qualche goccia gli scivola fuori dal bicchierone sul mento, si affretta ad asciugarsi.

Il mio amico no… guardi non le dico il nome… come fossimo in un racconto di poe chiamiamolo aemme… lui era un attore all’antica di quelli abituati a saper dire alla propria voce… vola vola e va rondinella pellegrina… fino laggiù all’infima fila e lassù all’ultima balconata… questo badi anche sussurrando… non che sapesse che cosa diceva anzi per lo più lo ignorava… ma lo diceva così bene di solito che qualunque frase fino all’ultima sillaba suonava densa all’orecchio di chi volesse ascoltare… di una densità nota in un istante… solo anzi allo spettatore… va bene… avrebbe dovuto vederlo… perché aveva una capacità interpretativa… bisogna intendersi lui non interpretava niente… si confondeva del tutto con l’invenzione del personaggio… i personaggi esistono solo lo spazio di una sera nella costruzione che l’attore ne fa… aemme non solo inventava ma diventava… non è questione di psicologia cerchi di capirmi… aemme… non si identificava con niente e nessuno… si trasformava scappava via da questa realtà come houdini… emetteva il personaggio non imitava… inventava una voce soprattutto… dava doppiava creava la voce di un otello piuttosto che di un macbeth o… era un’operazione da alchimista la sua… dimagriva si gonfiava ridimagriva si rigonfiava… imparò a mangiare pochissimo per fare shylock… con la voce divenuta un sussurro eppure tremendo… possente… appunto che arrivava dovunque nella sala e niente microfono… niente da compartire con il teatro marketing televisivo… nemmeno con carmelobene non credo che lei conosca è troppo giovane e non è il teatro il mestiere in cui sguazza nemmeno da spettatore o sbaglio…

Qui l’interrogativo di cui approfitta per radunare le sue parole e far respirare il fiato è, che strano, prudente. Il giovane avventore non sa che dire e lo dice lo stesso, Ma sa il teatro… ho visto i pupi non so se… da piccolo ah mi piacevano… e poi una volta sono andato a vedere qualcosa ma brutta proprio… ohhh emmadante… però un amico che lavora… giù… al politeama mi ha detto che è un genio… non so io non me intendo in definitiva non so nemmeno che cosa sia teatro e cosa no… sa cosa scusi se sono ignorante ma a me piacciono il cinema… le serie di spionaggio… mi sembra che gli attori siano tutti bravi e poi c’è azione e basta… sì insomma così… guardo le figure… e sono contento…
Il mondo come libro di sole illustrazioni… (accenna l’anziano e sorseggia un niente di cappuccino)
Sì… assènte il giovane avventore, e guarda l’ora sul portatile posato accanto al piattino per i cornetti vuoto ; ma abbandona il gesto in fretta ; non si può dire se per buona educazione abbia pensato che non stia bene usare quell’atto per chiudere un colloquio che per lui è privo di qualsiasi interesse. Né si sa a questo punto se o no l’anziano annoderà a un seguito il discorso sul suo amico ma, dopo una certa parentesi di silenzio sulla scacchiera di questa conversazione, l’anziano riprende… Insomma il mio amico le dicevo… lei mi deve assolutamente dire se l’annoio ché smetto subito e la lascio… capisco che lei ha un appuntamento (che ha ancora tempo, precisa benevolente il giovane avventore) ah ecco io il tempo vede lo tengo al guinzaglio… (estrae da un taschino del gilet un favoloso orologio Roskopf da taschino appunto e lo fa penzolare dalla sua catenina ; il giovane avventore non ha mai visto un orologio così, è molto probabile ; l’orologio viene riposto nel suo nascondiglio) … il mio amico usciva dalla porta di casa al mattino e nel tragitto da casa al teatro in lui avveniva una trasmutazione… alchemica le ho detto… nel camerino lo vidi indossare il costume come se quel costume uscisse… svolasse da lui non il contrario… il trucco e una parrucca e avrebbe potuto aggirarsi per la città come un… jack killed by someone hidden… (l’anziano ha forse premedidato la battuta ; nessuna reazione da parte del giovane avventore che se ha capito o no non si può dire) … mimesi assoluta la sua… mitigata dal fatto che aemme era perfettamente a suo agio nel proprio ruolo di amico generoso con tutti… quando rientrava per così dire in sé… inutile dire persona colta e brillante… nella conversazione… che non è la chiacchiera né l’esercizio del potere verbale sull’altro… anzi… proprio maestro nell’arte perduta della conversazione… alla francese per intenderci… hmmgià… di tanto ma tanto tempo fa… un uomo tra l’altro capace di esorcizzare il dolore degli altri quando vi fosse e di scatenare l’allegrezza con il proprio estro… un battutàro sa… discreto pianista… a orecchio…

L’anziano vuota la tazza col cappuccino ormai gelato e col cucchiaino ne raccoglie il resto di spuma e zucchero, lo passa tra le labbra con golosità. Si asciuga la bocca. Poi riprende.

A un certo punto nella vita del mio amico si aprì una frattura… la madre e il padre complice intervennero in modo brutale nel progetto matrimoniale di aemme… lei la promessa una fanciulla deliziosa e brillante… frida faceva di nome ricordo… adattissima a convivere con un uomo come il mio amico che forse forse… aveva qualche problema di identità in qualche modo compensato da… insomma la madre e il padre agirono di sponda riferendo alla giovane promessa che aemme non era normale… che aveva inconfessabili desideri… che… che loro insomma… ah lo dipinsero per benino come un hyde… furono chiari… aemme era un cultore di bambine e bambini e solo loro sapevano ed erano capaci di contenere le voglie del loro di bambino… furono devastanti… la fanciulla frida forse un po’ debole di spirito troncò con aemme e poco tempo dopo si suicidò in modo teatrale… a pensarci non fu male… fu trovata in una roggia… un ofelia di meno ha presente amleto suppongo… il mio amico troncò con i genitori per sempre… né l’uno né l’altra erano stamane al funerale..
Che tragedia, viene in mente di dire al giovane avventore. Poi si tace.

Mah… da quell’evento in avanti… evento di cui tutti gli amici più stretti… pochi… vennero a sapere o per voci o per voce di aemme stesso… da quel momento egli prese a ingrassare ma non più per secondare le pretese immaginarie di questo o quel personaggio da recitare…. prese a ingrassare e a mangiare smodatamente cibo spazzatura… ricordo che si nutriva di merendine e coca cola… il suo corpo non si modellava più che a un unico difforme personaggio di cui lui stesso era la madre gestante di un parto orrendo… c’è da credere che stesse diventando nient’altro che se stesso… arrivò a pesare non ho idea ma molto… io dico centocinquanta chili… a non camminare che con difficoltà e a respirare male… un amico medico lo convinse a sottoporsi a ipnosi con qualche risultato ma nel breve periodo il feto implacabile che si nutriva di aemmme prese il sopravvento… ich glaube di wellen versclinghen am ende sciffer unt chahn… io credo che infine inghiottan le onde… il barcaiolo con la sua barca… sono sa i penultimi versi di una poesia famosa in germania… lorelai… lei non è tenuto a saperlo è roba per vecchi…

A cassa chiusa… ho il sospetto riflettevo poco fa al funerale che ciascuno di noi chi poco chi tanto si possa trovare… possa rotolare secondo le circostanze che lo tengono al mondo… sull’orlo di un melstroom… sull’orlo di una più o meno mortale frattura tra sé e sé… capita e chiunque abbia un po’ di buon senso riconosce che il ribollire dell’acqua che intorno è calmissima segnala un gorgo un abisso… un baratro… sa i buchi neri che sono così golosi di materia da inghiottire persino la luce e tanti saluti… farla semplice la depressione fino alla follia non sono altro che buchi neri… che sia così non attenua la loro importanza sul piano patologico questo è ovvio… il mio amico andò a gambe all’aria… succede… non riuscì più a lavorare … un rotolone anche lì… fu impiegato per un po’ di tempo in più di una televisione privata… ruoli infami persino di… giullare in pomeriggi canori per bambini… a questo proposito le accuse… le invettive della madre si trovarono ad essere confermate dai fatti… fu cacciato… smise di lavarsi… e da lì a conservare la propria spazzatura in casa… cose orribili… non sto a dirle che cosa toccò affrontare agli ufficiali di igiene e profilassi nel suo appartamento quando i vicini li chiamarono… da tenuta anticontaminazione…. aemme fu forzato al trattamento sanitario obbligatorio e in quel periodo di ospedale trovò il modo non si sa se per caso o per sua volontà di ferirsi con un chiodo a una gamba… nascose la ferita che si infettò… risultò che lui la peggiorava di nascosto impiastrandola con ogni tipo di sudiciume potesse grattare qui e la nel pur pulito ospedale… non mi chieda con quale criterio è ovvio che c’è… i medici lo scoprirono quando la gamba si gonfiò come un cotechino… cancrena… puzzava… ovvio antibiotici e camera iperbarica ma diedero scarsi e infine nulli risultati…

L’anziano si interruppe come colui che di fronte a un piatto troppo ricco, memore dell’antico adagio che sussurra di alzarsi da tavola con l’appetito non saziato, decida che ne gusterà la metà se non meno. L’anziano accomoda la sua tazza e il suo piattino vuoto per facilitare il lavoro della cameriera. Si alza ; per averlo intrappolato in quella sua chiacchiera chiede scusa al giovane avventore che del resto a quel segnale risponde levandosi a propria volta. L’anziano si infila nel suo bel cappotto Burberry. Lascia sul tavolino l’importo dovuto e una generosa mancia tutto in contanti… Se dai la mancia non lesinare… ci contano altro che… (Il giovane avventore fa un visino che vuol dire tanto con poco ; si avviano insieme  i due, escono e vengono investiti da una ventata gelida e umida, l’anziano si ferma) Ah non so perché mi viene in mente adesso… sa che cosa scrisse ancora quel rumeno francese quel cioran… qu’est-ce que la douleur (intenzione interrogativa) une sensation qui ne veut pas s’effacer, una sensation ambitieuse… buona giornata.

L’immagine di apertura è di Nigel van Wieck – Coat-check girl

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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